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Economia tiranese tra passato e presente

ECONOMIA E POLITICA - 22 01 2017 - Ivan Bormolini

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/Ivan Bormolini

Prima di aprire ufficialmente la rubrica “L’economia tiranese” che vedrà interviste ed approfondimenti ad imprenditori, commercianti ed artigiani locali, voglio fare un piccolo salto nel passato per giungere al presente.

 

In lontane epoche la fiera di San Michele era al centro di floridi commerci, Tirano era crocevia ideale di un evento fieristico al centro delle Alpi; tuttavia, nonostante l’importanza storica di questa rassegna commerciale, per moltissimo tempo l’economia tiranese è rimasta saldamente ancorata all’agricoltura. I nostri antenati hanno strappato alla montagna nuovi terreni da coltivare dando il via a quella viticultura eroica che per la nostra valle costituisce ancor oggi un vanto; il vino, infatti, durante le giornate in cui si teneva la fiera di San Michele, era venduto in larghissima misura.

 

Per secoli l’agricoltura locale si è basata sulla coltivazione della vite e sull’allevamento, in particolare di bovini, ovini e suini. Si può dire che la vita di moltissime famiglie tiranesi per lungo tempo è stata scandita dall’alternarsi delle stagioni che regolavano la vita nei campi e sugli alpeggi. Sarebbe bello oggi ricostruire la storia delle nostre vecchie latterie, “le Casere”, come quella in via Sant’Agostino oppure quella di Madonna di Tirano e di Baruffini; ne nascerebbe un esempio ben descrittivo di quell’economia rurale ormai scomparsa che si basava in larga parte proprio sull’allevamento di bovine da latte e sulla trasformazione in derivati (particolarmente formaggi e burro) del prezioso latte.


 
Col passare del tempo, prati, campi e vigneti pianeggianti hanno lasciato il posto ai meleti; l’allevamento, ormai da decenni, è dunque scomparso cedendo il passo a questa forma di coltivazione.
Parlando di industria si può affermare che una delle prime, se non proprio la prima, che aveva aperto i battenti a Tirano era stata la filanda di proprietà della famiglia Mottana, un setificio che era arrivato a dare lavoro a ben duecento operaie tiranesi.

 

Nonostante questo, l’economia locale si basava ancora prettamente sull’agricoltura e su qualche forma di artigianato. In questo contesto temporale, il fenomeno dell’immigrazione da parte di moltissimi concittadini dell’epoca verso l’America o l’Australia in particolare, dimostrava quanto la vita e l’economia locale non fossero sufficienti a garantire uno stile di vita dignitoso. Si era preferito, sicuramente a malincuore, percorrere nuove e sconosciute vie nel mondo in cerca del pane quotidiano. E’ stato il lavoro duro di questi emigranti in terre lontane, un lavoro spesso umiliante ma svolto sempre con grande dignità, a far giungere alle loro famiglie rimaste a Tirano somme di denaro che certamente hanno contribuito a mutare in meglio lo stile di vita. L’attività del Banco Lucini Mottana, presente a Tirano in quell’epoca, aveva varie corrispondenze all’estero proprio in quei luoghi dove maggiormente aveva sbocco la nostra emigrazione.

 

Già dalla fine dell’ottocento, a Tirano, incominciarono ad operare i primi istituti bancari: la Cassa di Risparmio, la banca Popolare di Sondrio e in seguito la banca Piccolo Credito Valtellinese.
Certamente l’arrivo della ferrovia a Tirano nel lontano 1902 e cinque anni dopo di quella del Bernina, hanno favorito lo sviluppo di una nuova economia. Erano stati costruiti i primi alberghi e nasceva in quegli anni forse una tra le più solide aziende tiranesi; nel 1914, infatti, l’intuizione di Carlo “Carlin” Perego dava vita all’Automobilistica Perego che, ancor oggi, dopo più di cento anni di attività, può definirsi un’azienda solida e ben radicata.

 

Dunque, pur non lasciando mai l’agricoltura, l’allora paese si incamminava verso nuove forme di economia. Basti pensare alla nascita di storiche aziende quali l’allora azienda di autotrasporti fondata da Giulio Oberti e Arturo Ghislanzoni (1920), alla Robustelli Trasporti e spedizioni (1930), oppure all’attuale Industria Legnami Tirano nata nel 1922, e al trasferimento da Grosio a Madonna Tirano della Segheria Ghilotti avvenuto nel 1953. A questi grandi esempi di aziende locali si aggiunge la Selva Marine Spa, che nel 1959 aveva dato vita alla realizzazione del primo lotto dell’attuale sede; da circa 30 anni è poi attiva la Ti.Ca Special Cables, azienda conosciuta in Italia e all’estero per la sua produzione di cavi speciali. Come scordare poi il grande lavoro del ragionier Renzo Maganetti, storico fondatore del Gruppo Maganetti. In un contesto industriale non va tralasciata la Cartiera oppure altre attività che hanno visto imprenditori o gruppi investire a Tirano.

 

Assieme a queste realtà, in quel lungo periodo sono state fondate innumerevoli attività artigianali e commerciali che ancor oggi raccontano tante storie di passione e lavoro. In questo contesto non vanno scordate le imprese edili tiranesi: soprattutto tra gli anni ’50 e ’60, “coraggiosi maestri muratori gettavano le basi” per far nascere e progredire l’edilizia locale. In quest’ambito, corrisposto con un grande fervore costruttivo che ha visto Tirano espandersi e crescere, non possiamo non ricordare uomini come il signor Mazza, recentemente scomparso, Pietro “Pierino” Berandi, la lunga storia generazionale dell’impresa Della Bona, il lavoro del signor De Campo Egidio, di Marino Rinaldi, Giuseppe Gianatti, e dell’impresa Ferrari. Certamente avrò scordato qualcuno, ma in quegli anni di vero boom edilizio vanno citate anche altre figure come per esempio Eligio Moretta, che aveva realizzato nel 1954 un impianto di produzione inerti e manufatti in cemento, oppure le ditte Pensini Giovanni & figli e Della Vedova (oggi ditta Culanti ) per la fornitura di materiali edili.

 

Sarebbe positivo a questo punto fare un censimento che includa veramente tutte le aziende locali, operanti in città, anche perché nel trentennio che va dagli anni ’70 agli anni ’90 ne sono nate altre.
A questo punto, per parlare del presente, faccio riferimento alla mia esperienza di redattore per fare un bilancio, seppur approssimativo dell’andamento dell’economia di questi anni. In 17 anni di attività redazionale ho avuto modo di incontrare davvero tanti imprenditori e artigiani tiranesi, ho descritto le loro attività, le loro storia d’impresa. Ho parlato con loro prima della crisi ed anche durante questi ultimi anni in cui le difficoltà non sono certo mancate.

 

Le redini delle tante aziende che ho fin qui ricordato, nel corso dei decenni appena trascorsi, sono passate nelle mani dei figli e dei nipoti. Possiamo dire che i grandi investimenti fatti nella realizzazione di nuove e più consone sedi nell’attuale zona industriale si devono a questa generazione.
Se diamo uno sguardo ai dati nazionali di questi lunghi anni di durissima congiuntura economica, noteremo un grandissimo numero di aziende che hanno definitivamente chiuso i battenti: piccole grandi imprese, realtà commerciali e artigianali che non hanno retto ad un cambiamento economico epocale di cui ancora stiamo pagando enormi conseguenze.

 

Cosa è successo a Tirano? Lasciando stare la chiusura della Cartiera (maggio 2008 ) e qualche altra limitata situazione di grave criticità, si può affermare che il sistema economico tiranese ha retto e sta reggendo il colpo. I nostri imprenditori, anche in un periodo certamente non idoneo, hanno fatto dei mirati investimenti inserendo nuove tecnologie e, in alcuni casi, aumentato le potenzialità qualitative dei prodotti delle loro aziende. Si è guardato a confini ben più ampi rispetto a quelli locali per poter lavorare, sviluppando mirate strategie d’impresa. A mio avviso, alla tradizione e la storia che lega queste realtà a Tirano, si è coniugato un ottimo processo di innovazione che consente oggi di guardare al presente ed al futuro con un certo ottimismo.

 

Certamente, la tenacia, la voglia di progredire, la grande buona volontà e la lungimiranza dei nostri imprenditori, piccoli o grandi, hanno costituto e stanno costituendo dei buoni valori aggiunti. Sicuramente la situazione, così come per il resto della valle, non è idilliaca, ci sono ancora tanti scenari a tinte fosche e forse la famosa luce in fondo al tunnel è ancora lontana dall’essere vista con chiarezza.  Certo spiace sapere che anche da noi qualche posto di lavoro è andato perso; sarebbe a questo punto auspicabile iniziare a parlare di ripresa.

 

Da queste ed altre premesse inizierà a febbraio, con il nuovo sito internet, questo nostro viaggio nell’economia tiranese, sperando, strada facendo, di poter parlare di buoni segnali che possano far percepire che dopo ormai troppi anni di disastrosa congiuntura economica i dati reali diano il vero senso al termine ripresa.

 

Ivan Bormolini

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