Il coronavirus: problemi dell’economia
ECONOMIA E POLITICA - 19 04 2020 - Ercole Ricci
Premetto che i toni allarmistici non servono a nulla ed alimentano soltanto l'incertezza che già c'è riguardo un virus di cui conosciamo ancora molto poco. In questo momento occorre mantenere i nervi saldi insieme ad un atteggiamento cauto. Certo il coronavirus sta avendo un impatto senza precedenti sulla vita degli italiani, con segnali sempre più preoccupanti che arrivano anche dal resto del mondo. Ha messo e sta mettendo ancora una volta in rilievo le nette differenze tra ricchi e poveri: mentre i benestanti, scappano per rifugiarsi nelle dimore di campagna i meno abbienti sono invece obbligati a restare in città in pochi metri quadrati di spazio. A causa del costoso sistema sanitario negli Stati Uniti, molte persone non possono nemmeno permettersi di pagare per un test per Covid-19, per non parlare del costo del trattamento dopo la diagnosi. Sono problemi che esistono da tempo. La novità, oggi è che nell'indifferenza diffusa rischiamo di rendere ancora più esplosiva questa situazione: sociale, economica, sanitaria che chiamiamo Coronavirus. Offrire un progetto per restituire un futuro al Paese non è ancora troppo tardi. Fondamentale per capire cosa sta succedendo e può succedere soprattutto all’economia italiana riguarda i tempi dell’epidemia. L’incertezza genera paura e blocca gli investimenti. Molti esperti si chiedono che tipo di emergenza saremo chiamati ad affrontare. Negli ultimi anni, a cominciare dal 2008 abbiamo conosciuto una crisi dovuta al calo della domanda, che vuol dire meno consumi privati e meno investimenti da parte delle aziende. Questa volta però sono sempre più numerosi gli economisti che ritengono possibile una riduzione dell’offerta. In altre parole dicono gli esperti potrebbe succedere che diminuiscano le merci disponibili sui mercati. Le forniture potrebbero diventare sempre più difficili anche per effetto delle crescenti difficoltà dei trasporti, ostacolati da blocchi e divieti imposti per arrestare la diffusione del virus. I consumatori, come pure le aziende, sarebbero costretti a spendere meno perché non trovano i prodotti che cercano. Il nostro Paese, si sa, vive di turismo e il turismo è forse quello maggiormente colpito dall’impatto negativo di fiducia causato dall’emergenza sanitaria del coronavirus. Non è difficile prevedere che l’Italia sarà tra i Paesi che risentirà in modo più rilevante del crollo della domanda. Oltre alla cancellazione di voli internazionali verso il nostro “Bel Paese”, assisteremo, probabilmente ad una drastica diminuzione del numero di visitatori di musei, di frequentatori di ristoranti, di teatri, di cinema, di eventi fieristici, culturali e sportivi. Insomma, un vero danno economico per i molteplici settori produttivi che hanno a che fare con il turismo. Sarà opportuno a mio parere stanziare risorse per sostenere la domanda sia internazionale che nazionale. Serviranno misure strutturali dirette a prevenire ed arginare l'espansione del virus. È opportuno che prima di tutto si pensi a contenere l’emergenza sanitaria che, se beneficerà di misure efficaci, favorirà immediatamente anche lo stato economico del Paese. Ma saranno importantissime anche misure di sostegno economico alle imprese connesse all’emergenza fornendo loro la liquidità necessaria per pagare i debiti e fornitori per evitare che falliscano o che siano costrette a licenziare i dipendenti. Per famiglie, lavoratori ma anche le relazioni internazionali del nostro paese con i partner europei, e con tutti gli altri maggiori stati, per rassicurare sullo stato del contenimento dell’epidemia. Sarà determinante non dare un’immagine sbagliata specialmente da parte di chi ricopre incarichi istituzionali del nostro paese all’estero perché questo può comportare un danno grave alle nostre imprese, al turismo, al nostro sistema Paese. “L’Italia è forte e ce la farà!” ne sono convinto. Ercole Ricci
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