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Il falso europeismo di Giorgia Meloni

ECONOMIA E POLITICA - 26 03 2025 - Cs

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/Giorgia Meloni
Di Vox España - CPAC 2022 con Hermann Tertsch y Victor Gonzalez., CC0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=125058423

La premier Meloni forse non si è resa conto di essersi fatta un clamoroso autogol commentando in modo denigratorio alcuni passaggi del Manifesto di Ventotene nell'aula del Parlamento. Infatti questo documento, sconosciuto ai più, è diventato improvvisamente popolare e dibattuto sia tra i politici che nell'opinione pubblica, senza parlare della mirabile lectio magistralis tenuta al riguardo da Roberto Benigni su Rai uno. Concepito negli anni più bui della guerra, tra il 1940 e il 1941, nell’isola tirrenica di Ventotene dove il regime di Mussolini aveva confinato alcune delle menti più brillanti tra i suoi oppositori, il Manifesto per un'Europa libera e unita oppone alla visione antistorica del nazifascistmo forti valori sovranazionali capaci di salvare i princìpi fondanti della civiltà moderna, immune da totalitarismi d'ogni genere e priva di guerre intestine. La leader di Fratelli d'Italia - perché questo è prima di ogni altro incarico ufficiale - ne ha dato al contrario un'interpretazione distorta e fuorviante col ricorso ad un uso uso politico della storia, e la sua è stata una lettura strumentale del documento, operata a esclusivi fini strategici, di cui ha estrapolato e decontestualizzato alcuni passi del testo per stravolgerne il significato in senso diffamatorio. Così facendo ha offeso e oltraggiato la memoria di uomini che furono condannati dal fascosmo a lunghi anni di carcere per la loro strenua difesa dei valori di libertà e giustizia. Il fatto è tanto più grave per la carica istituzionale rivestita da Giorgia Meloni e per la sede ufficiale in cui ha espresso le sue valutazioni. Nella sua palese superficialità identitaria probabilmente ignora che Altiero Spinelli è stato uno stretto collaboratore di Alcide De Gasperi. Allo statista trentino lei riconosce di essere tra i padri fondatori dell'Europa non potendo annoverare tra questi Mussolini, suo chiaro riferimento ideologico tant'è che come simbolo del partito non ha ancora rinunciato alla fiamma che arde sulla tomba del duce. E qui veniamo al punto perché in realtà la Meloni, da falsa europeista ed effettiva nazionalsovranista qual è, teme le piazze come quella del Popolo (figuriamoci, del popolo!) che il giornalista di Repubblica Michele Serra è stato in grado di riempire in nome dell'Europa, un'entità assai fastidiosa per i fratellini e le sorelline d'Italia, superati sotto questo profilo soltanto dalla totale idiosincrasia mostrata verso ogni tematica europeista dai leghisti patriottici, loro alleati governativi. E allora in vista dell'80° anniversario della liberazione dal nazifascismo occorre rispolverare il motto 'ora e sempre Resistenza' (europea, non solo italiana, perché tale fu) e insistere coi raduni di piazza, i soli che che possono destare dal suo profondo torpore la bella addormentata Cenerentola-Europa. in un momento di grave situazione internazionale che richiederebbe invece investimenti morali e politici in una prospettiva di integrazione dei popoli e di pace. C’è dunque la necessità di fare chiarezza una volta per tutte e di distinguere tra i veri e convinti sostenitori dell'Unione europea e i suoi anacronistici detrattori, loro sì illiberali e nostalgici, e non i contestatori delle affermazioni della Meloni in parlamento.   

 

Giuseppe Enrico Brivio - segretario della sezione 'Ezio Vedovelli' Valtellina-Valchiavenna del Movimento federalista europeo 

Guido Monti - responsabile del Comitato provinciale per l'Europa di Sondrio

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