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Il figlio dell'uomo verrà

CULTURA E SPETTACOLO - 18 11 2018 - Don Battista Rinaldi

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Il Vangelo di questa domenica sembra abbandonare le istanze della vita quotidiana in cui ogni discepolo di Gesù si trova a misurarsi con la sua responsabilità e coerenza per portarci in un ‘altro mondo’. Il mondo che sarà inaugurato dal Figlio dell’uomo che verrà. Cristo è già venuto nella storia del passato, ma tornerà nel futuro, alla fine della storia. Egli è il Verbo che ha presieduto alla creazione e il Veniente che inaugurerà la nuova creazione.

 

La sua venuta finale diventa pertanto l’evento cui tende la Chiesa per essere giudicata. Il Figlio dell’uomo che verrà è il Signore della Chiesa; essa a Lui solo dovrà rendere conto. Ma dire che il Signore verrà nella gloria significa anche affermare la signoria di Cristo sulla storia e sul tempo. La sua venuta non porta la rovina del mondo, ma il suo futuro: mentre annuncia una fine instaura un fine. Il Dio rivelato da Gesù Cristo è il futuro, non il fallimento del mondo.

 

Il vangelo sottolinea che l’annuncio della venuta del Signore non allontana il credente dal suo impegno nell’oggi, anzi gli chiede capacità di aderire al presente, alla terra in cui vive. Una delle parole di Gesù più dense di tenerezza e di attenzione al reale è proprio: ‘dal fico imparate la parabola…’. Solo chi osserva attentamente i rami del fico e coglie il momento in cui essi mettono i nuovi germogli e chi ama la terra può comprendere la nuova terra che verrà. Gesù chiede all’uomo di mettersi alla scuola di tutta la natura per scorgere in essa la storia del rapporto di Dio con il mondo. La venuta è annunciata come certa, ma il suo momento è incerto, come i frutti dopo lo spuntare delle gemme. Il credente deve dunque imparare l’attesa che diventa resistenza contro le avversità, pazienza di fronte ai limiti suoi e degli altri, perseveranza quando è difficile credere, fede che crede le cose invisibili come più salde e sicure di quelle visibili.

 

Lo sconvolgimento delle realtà celesti è il crollo di tutti gli idoli (così pensavano i pagani degli astri); è il crollo del mondo degli dei pagani detronizzati dal Figlio dell’uomo. Quindi la prassi dei cristiani nel mondo è quella di far regnare su di sé Dio, mediante la vigilanza, al posto degli idoli. Un atteggiamento di conversione continua.

 

Don Battista Rinaldi

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