Patto per il Nord: "Giù le mani dalle tasche dei frontalieri"
ECONOMIA E POLITICA - 20 02 2025 - Redazione
Alla vigilia del tavolo interministeriale convocato per lunedì 24 febbraio a Roma, l’associazione politico-culturale Patto per il Nord lancia un appello al Governo, ribadendo il proprio netto rifiuto alla cosiddetta “tassa sulla salute”. «Si tratta di un’imposta ingiusta e dai dubbi profili costituzionali», denunciano Paolo Grimoldi e Jonny Crosio, esponenti dell’associazione. I due mettono sotto accusa la nuova normativa introdotta nella Legge di Bilancio 2024, che impone un contributo tra il 3% e il 6% ai lavoratori frontalieri impiegati in Svizzera prima del 17 luglio 2023 e imponibili solo oltre confine. Secondo Patto per il Nord, prima di gravare ulteriormente sui lavoratori, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti dovrebbe piuttosto impegnarsi a recuperare i 300 milioni di euro versati nel corso degli anni nelle casse dell’INPS dai frontalieri e di cui si sarebbero perse le tracce. La cosiddetta “tassa sulla salute” ha sollevato critiche non solo in Italia, ma anche nel vicino Cantone Ticino, dove diversi esponenti politici ed economici hanno manifestato perplessità. La Regione Lombardia, nel tentativo di individuare i lavoratori frontalieri soggetti alla nuova imposta, ha chiesto i nominativi direttamente alle autorità svizzere, scatenando ulteriori polemiche. Secondo Crosio, le colpe della situazione attuale ricadono sul Partito Democratico, che nel dicembre 2015, sotto il governo Renzi, promosse la revisione dell’accordo fiscale del 1974 tra Italia e Svizzera. Il provvedimento venne sostenuto dai sindacati, i quali, pur avendo tentato di ritrattare negli anni successivi, non riuscirono a impedirne l’approvazione definitiva nel 2024. Crosio non risparmia critiche nemmeno ai governi successivi, accusati di aver avallato un iter parlamentare penalizzante per i lavoratori di confine. Grimoldi ricorda come la Lega Nord avesse già contestato la modifica dell’accordo nel 2016, presentando una mozione in Parlamento per difendere i diritti dei frontalieri e delle zone di confine. «Quella linea politica - sottolinea - venne abbandonata con la leadership di Matteo Salvini, lasciando i lavoratori senza una vera tutela». Oltre alla tassa sui frontalieri, Patto per il Nord solleva un'altra questione cruciale: i ristorni destinati ai Comuni di frontiera. Attualmente garantiti dai Cantoni svizzeri fino al 2035, dovranno in seguito essere erogati dallo Stato italiano attraverso un regolamento ancora da definire. Crosio esprime scetticismo sulle intenzioni del Governo: «Temo che i territori di confine dovranno andare a Roma a mendicare quello che gli spetta di diritto. E allora sarebbe ancora una volta 'Roma ladrona'».
Un'imposta contestata anche in Ticino
Le responsabilità politiche
L'opposizione della Lega nel 2016
La questione dei ristorni ai Comuni di frontiera
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