La buona notizia
UNA FINESTRA SULLA VALPOSCHIAVO - 21 01 2018 - Don Battista Rinaldi
Siamo così abituati ad un certo linguaggio religioso che non vi facciamo più caso. È difficile anche trovarne uno che risvegli i cuori e richiami l’attenzione, storditi come siamo da tanti messaggi; ricorressimo anche a parole schok, forse non faremmo una piega, perché il linguaggio televisivo – soprattutto dei politici d’assalto – ci ha abituato a tutto. Ebbene l’evangelista Marco ha in un certo senso inventato un neologismo quando ha iniziato ad usare la parola ‘vangelo’. Che non significava un libro sui detti e i fatti di Gesù, come usiamo pensare noi, ma voleva dire ‘buona notizia’. Tra le notizie che circolavano allora – forse non tante e non fake news come oggi – che riguardavano in genere le vicende dell’imperatore di turno, Marco annuncia quella che lui ritiene veramente nuova e determinante per tutte le epoche; soprattutto per quei ricercatori di Dio, cui abbiamo accennato domenica scorsa. E cioè: in Gesù, Dio si è fatto vicino a tutti. Allora, “dopo che Giovanni fu arrestato”, Gesù, subito all’inizio della sua missione pubblica già si sente stringere addosso la morsa che lo avrebbe portato alla fine che ben sappiamo. L’amico e parente e coetaneo Giovanni è stato fatto eliminare brutalmente dal corrotto Erode. Un chiaro avvertimento anche per Gesù. Oggi, perché la sequela di Gesù è altrettanto difficile e contro il buon senso comune? La vocazione cristiana è un evento spirituale che ‘accade’ nell’incontro tra la radicalità delle esigenze evangeliche e una persona nella sua libertà e verità personale. Una vicinanza che diventa un appello: Gesù provvede a chiamare a sé alcuni che per sempre ripetano quella notizia. E siamo anche noi tra quelli; l’appello ci ha raggiunto il giorno del nostro battesimo e non si colloca sul piano del fare, ma dell’essere. Credere al Vangelo, rispondere all’appello, allora, significa proprio questo: non imparare o accettare una serie di contenuti o di precetti, ma affidarsi con tutto se stessi alla promessa di Dio, gridata da Gesù; credere sempre alla presenza e all’azione di Dio in qualunque situazione ci si possa trovare. Don Battista Rinaldi
Questa è la notizia veramente nuova, ancora degna di molta attenzione e di stupore. Anche perché l’annuncio avviene in un contesto difficile allora come oggi.
Gesù comunque ‘grida’ questa vicinanza di Dio che rimane sicura nonostante, anzi, dentro il limite, la fatica, lo scoramento e il dolore che accompagnano la vita umana.
Esso riguarda il senso radicale dell’esistenza, ha a che fare con il mistero della persona, concerne ciò ce dà fondamento alla vita di un uomo e coinvolge l’insieme di tutte le sue relazioni: con Dio, con sé, con gli altri, con la realtà del mondo e della storia.
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1 COMMENTI
21 01 2018 10:01
Méngu
Non so se è stato “ il caso “ o la ( mia ) “ speranza” che l’articolo dello stimato parroco Battista Rinaldi sia sottotitolato sul giornale “la buona notizia “ – una finestra sulla val Poschiavo -21.01.2018 – Don Battista Rinaldi “: Quella bella definizione “UNA FINESTRA SULLA VAL POSCHIAVO” , unite alla profetica espressione di don Battista “Credere al Vangelo, rispondere all’appello, allora, significa proprio questo: non imparare o accettare una serie di contenuti o di precetti, ma affidarsi con tutto se stessi alla promessa di Dio,….” mi fa sperare in una unione ancora più fraterna tra Cattolici e Protestanti “Infatti non ci può essere unione se ciascuna religione non rinuncia a qualcosa che la identifica “ . in particolare nella settimana per “ L’unità dei Cristiani “ tempo della luce e della Speranza che unisce e non che differenzia, al di là dei contenuti e dei precetti.