Castori nel Poschiavino? Macchè…
CRONACA - 19 08 2024 - Ezio (Méngu)
Guardando il torrente Poschiavino e quel piccolo invaso che si è formato a causa di ramaglie trasportate dalla forza dell’acqua e incuneate tra i ferri posati in verticale nella briglia di stramazzo dell’acqua, l’amico Gino con fare sornione mi ha detto: ”Non sapevo che nel Poschiavino ci fossero i castori”. Gli ho chiesto del perché di questa espressione detta con la faccia furbastra e sagace che sanno fare solo i napoletani quando vogliono prenderti per i fondelli. Lui continua a mezza bocca: “mira quelle ramaglie che rallentano l’acqua formando quel piccolo invaso prima che stramazzi dal ciglio!“. Rispondo: “Napoli, sono vecchio ma ancora non cieco, cosa c’entra quel laghetto con i castori ?” E lui, “ è importante e come!”. Giacché penso che tu non hai mai messo piede fuori della Valtellina voglio spiegarti alcune cose. Io sono stato in Canada e di queste dighette con sbarramento di ramaglie ne ho viste a iosa sui fiumi e nei torrenti. Quelle “ chiuse d’acqua “ con ramaglie sono opera di castori. Grazie a queste piccole dighette l’acqua rallenta e viene immagazzinata nel terreno dove tante piante possono crescere e alimentarsi e le radici godono dell’acqua anche in grandi periodi di siccità. Queste dighette servono a mantenere una vegetazione rigogliosa, e anche per le tane dei castori che rimangono al sicuro anche se scoppia qualche incendio nella vegetazione. Riducono i danni delle inondazioni e aiutano a mitigare il caldo nei cambiamenti climatici. I castori sono come dei piccoli ingegneri che costruiscono le loro dighette in modo da mitigare la velocità dell’acqua.” Ho risposto: “ a scuola, da bambino, ricordo che il maestro ci diceva che i castori hanno i denti forti e aguzzi che rosicchiano anche alberi, però sappi che di castori in Valtellina non ce ne sono, al massimo nella piana dell’Adda qualcuno dice di aver visto qualche lontra…. Il torrente che oggi vedi porta circa 14 metri cubi di acqua al secondo, però a volte è quasi in secca e a volte fa paura. Oggi però è docile e fa piacere vederlo. Nell’87 molte ramaglie, proprio come quelle che tu vedi fermate dalla fila trasversale di putrelle, insieme al fango e sassi hanno causato, a causa dell’intasamento dell’alveo sotto il ponte dove noi ora stiamo posando i piedi, allagamenti nella piana del tiranese e oltre . Orbene quel “ filare “ di ferri verticali sono stati posti appositamente prima del ponte per fermare le ramaglie trascinate dall’acqua per forti portate in alveo. Gino, non c’entrano i castori, qui c’entra l’ingegneria fluviale dei nostri preposti. Però con la tuo sarcasmo cosmopolita, mi hai rammentato alcune proposte che il Comitato Poschiavino, a seguito dei fatti alluvionali dell’87, ha proposto alla nuova Amministrazione tiranese al fine che eventi alluvionali di allora non accadano più. Il torrente Poschiavino ai tiranesi ha dato nei secoli molte preoccupazioni e impegni di lavoro. Ad esempio, nel mese di maggio di quest’anno a causa di forti temporali e del disgelo dei nevai in quota, quel sopralzo d’acqua causato della “ dighetta “ mi ha impensierito. Ci mancava poco più di un metro perché l’acqua tracimasse sulla strada statale non avendo, in quel tratto di alveo, la continuità del muretto d’argine, ma solo il guard-rail. Se fosse tracimata l’acqua sulla strada statale avrebbe allagato un grande tratto di piana che si trova a quota inferiore sul lato sinistro orografico della zona del tiranese”. Gino, questa volta con fare serio e non faceto, mi guarda e dice: “tu cosa faresti per evitare tale danno? Rispondo: “eliminerai, prima che sia troppo tardi, il guard-rail sulla statale e al suo posto farei un muro in calcestruzzo. Idem per i tratti in guard-rail presso il ponte della statale, ma a valle. Caro Gino, qui in Valle non abbiamo ancora “castori ingegneri “ ma siamo noi che dobbiamo progettare e costruire muri in cemento lungo gli argini per proteggerci da alluvioni. Non solo questo, ma occorre ripulire dai detriti trasportati dalla furia del Poschiavino quell’ampia zona di alveo, ( zona di espansione ) che ora appare un bosco e che devia l’acqua e restringe il suo percorso.” L’amico Gino, essendo del mestiere, appare soddisfatto e, dopo alcuni minuti di silenzio, sentenzia: fate questi lavori quanto prima! L’acqua ricorda sempre la sua strada, ha buona memoria e poi ….a chi tocca, tocca ! Ezio (Méngu)
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