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I covieditoriali: covicontraddizioni e covipensieri... buona pasqua a tutti

CRONACA - 10 04 2020 - Ivan Bormolini

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(Di I. Bormolini) Premetto una cosa: non sono un giornalista e tantomeno un editorialista, sono un semplice redattore. All'inizio di questa epidemia poi divenuta pandemia, mi ero ripromesso di non scrivere nulla in merito, ma dentro di me sapevo che prima o poi la frenesia di dire ciò che pensavo e che penso mi sarebbe venuta e così è stato.

 

Alcuni anni fa lo storico giornalista valtellinese, il compianto Arnaldo Bortolotti, assumendo la carica di Direttore Responsabile del mensile “Il Tiranese senza Confini”, mi disse analizzando i miei scritti una frase che ho nel cuore:

“Scrivi sempre ciò che pensi, l'importante e che tu lo faccia con pacatezza, rispetto verso le opinioni altrui, e con quel giusto senso critico. Ricordati che un giornale serve anche a sensibilizzare le persone su svariati argomenti e fai tua questa semplice regoletta “la pasta va buttata quando l'acqua bolle”.

Una di queste sere, il sonno tardava ad arrivare e così mi sono messo a fare un po' di ordine nel mio computer, ho collocato in una cartella tutti gli scritti sin qui pubblicati su questa testata inerenti al Covid 19. Nel rileggere quelle parole di Arnaldo mi sono ritornate alla mente.

 

Già, un giornale serve anche per sensibilizzare ed è per questo che in queste difficili settimane ho cercato nel mio piccolo, di buttare la pasta nel momento in cui l'acqua bolliva e purtroppo bolle ancora.

Nel dare un nome alla cartella ho pensato a un titolo e mi è venuto “I covieditoriali”, nulla me ne vorrà il carissimo dottor Inzirillo se ho creato una similitudine con il suo Covidiario. Un'assonanza che riguarda solo l'intestazione di una cartella e non i contenuti dei suoi scritti giornalieri che sono ben più profondi dei miei.

In questa fase pandemica in cui per fortuna i dati su contagi, guariti e morti, paiono aprire uno spiraglio positivo torno a scrivere parlando delle “Covicontraddizioni” e dei “Covipensieri” che non solo personali ma vengono anche dal parlare con altre persone.

All'inizio di quest'anno “bisesto e più che mai funesto”, avevo scritto un editoriale sul Morelli, si era infatti in piena bufera politica e l'agorà discuteva; non piaceva il piano di riordino della sanità provinciale e così tutti ne parlavano.

 

Poi ho pensato che fosse giunto il momento di indagare sulla grande storia del Villaggio Morelli e così in sei puntate ho pubblicato una ricerca su questo nostro patrimonio. Ecco qui un pensiero di un conoscente:

“Hai scritto una bella storia, ma ricordati che il Morelli e l'intera sanità locale sono ormai sull'orlo del precipizio. Il Morelli è un malato agonizzante in attesa che gli venga data la botta finale.

Io e la mia famiglia ci affidiamo per le cure in centri privati fuori provincia, non ci fidiamo più dei medici che lavorano nei nostri ospedali”.

Avevo risposto a quell'affermazione con un certo disappunto asserendo che a mio modo di vedere, la sanità in valle funzionava e funziona ed anche il Morelli ne era tra i principali attori. E poi sui medici che dire.....Non mi pare assolutamente che manchino di competenze, oppure ancor peggio siano dei “fancazzisti”, ma al contrario sono una risorsa.

 

Ho rivisto quella persona pochi giorni fa e sapete cosa mi ha detto:

“Hai visto il nostro Morelli? E' stata fatta veramente una grande cosa per noi valtellinesi e non vorrei mai essere nei panni di chi vi lavora bardato come un palombaro a cercare di salvar vite”, ed anche a Sondrio si stanno facendo carico di tutto il resto delle patologie”.

Ecco un esempio di come il coronavirus è in grado anche di far cambiare le opinioni.

Gli ho solo detto in modo piuttosto frettoloso: “ci voleva una pandemia per farti imparare ad apprezzare il Morelli, l'ospedale di Sondrio e i nostri medici”? Sto ancora aspettando una risposta!

Altro particolare che vi voglio raccontare: all'inizio della diffusione del Covid 19 in Lombardia, ero fuori da un'edicola con il Corriere della Sera tra le mani ed ecco che ho incontrato un altro eroe di turno.

Solite frasi di circostanza, due convenevoli e poi ovviamente l'argomento è caduto sul virus con conseguente scambio di opinioni.

Questo -mi diceva – che si stavano facendo dei castelli in aria e che i cinesi si sono contagiati perchè sono “indietro” anni luce rispetto a noi....Anche qui la libertà di pensiero appartiene ad ogni individuo! Ho solo ribadito che circa 4000 contagi iniziali, mi sembravano un segnale da non sottovalutare e visto ciò che stava accadendo proprio in Cina era necessario iniziare a preoccuparsi.

 

Di tutta risposta mi sono sentito dire: “ma pensaci bene cosa vuoi che siano circa 4000 contagi, sono meno della metà della popolazione di Tirano, stai tranquillo tra qualche giorno non ne sentiremo nemmeno più parlare”.

Quanto avrei voluto che quelle sue parole fossero profetiche, ma la profezia era ben altra e giorno dopo giorno andava amaramente concretizzandosi. E rieccolo quell' eroe. Prima era gioviale e cordiale sempre pronto a tener comizio ed emanare sentenze ed ora ha paura. Se potesse indossare tre mascherine e tre paia di guanti lo farebbe. L' ho rivisto in occasione della mia uscita settimanale per la spesa. Un saluto con la mano frettoloso da parte sua a distanza di ben oltre tre metri, mi ha solo detto che andava a casa e di corsa. Eccola qui un'altra sorta di covicontraddizzione, ma soprattutto una iniziale sottovalutazione del rischio che purtroppo è stata comune a molti italiani anche dopo i decreti, le ordinanze, gli appelli a rimanere in casa ed essere prudenti.

Ma anche sui social network, che in queste lunghe giornate sono letteralmente presi d'assalto con post, commenti e opinioni, si leggono anche delle “pubblicazioni” a dir poco assurde che vanno ben oltre le “covicontraddizioni” o i “covipensieri” sconfinando non solo nelle fake news, ma nel non rispetto e nella volgaraggine più assoluta.

 

E' stato triste aver letto che muoiono solo gli anziani; i nostri nonni che ci hanno insegnato, educato, curato ed hanno vissuto una vita di duro lavoro, non sono certo da considerare come da rottamare, ma come una generazione da cui prendere esempio.

Altra cosa che non comprendo è leggere che i numeri che ci vengono forniti non corrispondono al vero ma sono gonfiati. Qui a coloro che la pensano così vanno fatte semplicemente due domande: la prima: perchè gli ospedali Covid 19 sono pieni e i numeri di posti letto in terapia intensiva sono stati aumentati in Italia da circa 5900 a più di 9000? La seconda: circa ormai 15.000 morti in Italia vi paiono numeri gonfiati? Andatelo a chiedere ai parenti che hanno perso i loro cari e nemmeno hanno potuto dar loro un ultimo abbraccio e un degno funerale......Poi ne riparliamo.

A proposito di ospedali Covid 19, l'altra sera un illustre epidemiologo ha detto una frase eloquente e che invita a non abbassare la guardia, nonostante qualche timido spiraglio positivo.

“Al momento non stiamo liberando gli ospedali, ma stiamo svuotando solo i corridoi”. Se ci pensiamo bene è un'affermazione che la dice ben lunga.

 

Torno ai social. Ho trovato profondamente offensivo cercare di denigrare gli Alpini e l'Esercito. Spero vivamente che quel commento dove si diceva “abbasso gli Alpini” sia stato tolto, cancellato definitivamente.

In primo luogo perchè non si è voluto considerare il valore storico delle Penne Nere ed in seconda istanza perchè, oggi Alpini ed altri reparti dell'Esercito, unitamente a tutte le altre Forze dell'Ordine sono impegnati sul campo con tanti gesti piccoli e grandi e ce lo dimostrano quotidianamente.

Quindi al posto che gettare inutili fiammiferi nella paglia, generando deleterie polemiche, si abbia l'umiltà di ringraziare loro, la Protezione Civile e tanti altri attori che stanno dando una mano indispensabile.

La fortuna è che in questa marea di post, c'è anche molto di positivo che ci mostra il vero e semplice volto di tanti noi. Un insieme di tanti “covipensieri” che sono uno spaccato di vita che ci fanno sentire più uniti in questo distanziamento sociale.

Belli alcuni post ironici, ci stanno in pieno. Così come apprezzatissimi sono i vari post che fanno informazione vera.

 

Che dire, ci siamo riscoperti panettieri, pizzaioli e cuochi creando piatti a cui prima non pensavamo, oppure approfittando del tempo a disposizione, abbiano riscoperto quelle vecchie ricette della nonna, magari semplici ma laboriose. Qualcuno ha condiviso il tutto in una sorta di “coviricettario”.

In queste giornate è bello leggere i post della pagina “Tirano (si) racconta”, un'insieme di tante cose, pensieri, ricette e altri momenti che ci tengono compagnia.

E così ecco che la posto del telegiornale ascoltiamo ogni sera il nostro sindaco, che ci informa sull'andamento della situazione, è un appuntamento ormai fisso per tantissimi tiranesi che lo apprezzano, e per questo un grazie lo dobbiamo a Franco Spada.

Vi lascio con questi miei “covipensieri”, augurando a tutti una serena Pasqua! Spero di poter tornare a scrivere presto altri “covipensieri” del tutto positivi.  

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