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L'ospedale Morelli e i nostri timori

CRONACA - 28 07 2020 - Ivan Bormolini

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(Di I. Bormolini) Dopo la conferenza di venerdì scorso all'ospedale Morelli, gli animi si sono ulteriormente surriscaldati.

Le spiegazioni su quello che è il nuovo assetto della sanità valtellinese, indicate dall'assessore regionale Massimo Sertori, dal dottor Marco Salmoiraghi, dal direttore generale di ASST Tommaso Saporito, da Lorella Cecconami direttore di ATS della Montagna e dai primari Federico De Gonda e Claudio Della Pona, non sono piaciute a molti valtellinesi.

 

Prima di intervenire nuovamente sull'argomento con le mie opinioni, voglio sottolineare un aspetto molto importante: è chiaro che la nostra gente sia arrabbiata, preoccupata e delusa. Ritengo però che commentare con toni offensivi e minacciosi, oppure ventilando azioni che nulla hanno a che vedere con la legalità, non sia la cosa giusta da fare.

Occorre essere chiari, esternare i propri pensieri e commenti, ma con una dialettica costruttiva e capace di dimostrare quanto teniamo al nostro Morelli.

 

Ci saranno modi e tempi, mediante la mobilitazione generale che il Comitato sta organizzando, in cui si potrà dimostrare in piena legalità e nel rispetto delle norme, la nostra volontà di difendere il Morelli, con ogni mezzo lecito. Spero che a quel punto che chi di dovere non potrà non ascoltare le istanze di un ampio territorio, non potrà far finta di niente davanti alla pura concretezza dei fatti che mostrano le gravi lacune di un'azione che nulla ha che vedere con un vero riassetto della sanità di montagna. Al contrario dovrà rendersi conto che il Piano redatto dal Comitato a difesa della sanità di montagna, costituisce l'unica via percorribile per un degno e duraturo futuro delle nostre esigenze.

 

Mai sino ad oggi, si era percepita una trepidazione e mobilitazione popolare così viva e sentita, se ciò sta avvenendo, è perchè la nostra gente è seriamente preoccupata per l'avvenire del Morelli e delle sue eccellenze che sino ai periodi pre-Covid, hanno sempre supportato le necessità di un'ampia fetta della popolazione e non solo. E' infatti vero che tutte le volte che si è messo mano al Morelli negli ultimi decenni, si è assistito ad un depotenziamento dello stesso ed oggi, nonostante le rassicurazioni fornite venerdì, questo è percepito come qualcosa di inaccettabile.

 

La verità dei fatti, mi si permetta la metafora, è che negli anni si sono tolte parti della carrozzeria a questo ospedale, ma oggi dopo l'ennesima dimostrazione dell'importanza e centralità del Morelli durante la pandemia, si è attaccato il motore, prelevando parte delle sue eccellenze.

Alla fine dell'incontro in Regione di quel famoso venerdì 10 giugno, giorno che ho definito “il venerdì nero per la sanità valtellinese”, c'è stato chi ha sminuito le esternazioni del dottor Giuliano Pradella, il quale affermava che con quelle decisioni ne saremo usciti tutti più poveri dal punto di vista sanitario.

Ebbene, anche chi diceva che lo stesso esagerava, oppure era di parte, oggi si dovrà ricredere se non lo ha già fatto, perché quelle parole si sono rivelate veritiere e fondate su tutta la linea.

 

Io stesso nel mio precedente editoriale avevo riportato le testimonianze, di due sorelle di Tirano, capaci da sole di dimostrare quanto la sanità provinciale sia oggi in serie difficoltà e che l'ospedale di Sondrio non è in grado i supportare un carico di lavoro così gravoso.

Se a questo aggiungiamo anche l'allungamento dei tempi e il rimandare ad altra data esami specialistici e visite, si capisce che qualcosa non funziona come dovrebbe. E' vero durante la fase acuta della pandemia tutto è stato bloccato, questo era logico, è altrettanto capibile che il recuperare ed il riorganizzare non è cosa da poco, ma ora anche sotto questo aspetto, la gente si mostra preoccupata per un'attesa spesso densa di preoccupazioni.

 

Non vorrei mai che trovasse verità un detto che si sente purtroppo con una certa frequenza: “Se vanno avanti così non moriamo di Covid, ma di qualche altra malattia... ”.

 

Ho seguito con molta attenzione la conferenza di venerdì e da cittadino, ne sono uscito deluso e amareggiato, non condividendo nessun intervento dei presenti.

Io non sono un medico o un esperto di sanità, però la storia mi ha insegnato e mi insegna, che quando si parla di ospedali, spezzare un anello della catena significa indebolirne l'azione e l'efficacia nella risposta alle esigenze dei pazienti.

Dal non ripristino delle specialità a Sondalo, mi sono più volte chiesto cosa ne fosse dell'operatività dell'unità spinale, eccellenza riconosciuta a livello nazionale. Potrei dire che ascoltando le parole pronunciate venerdì, che si possa stare tranquilli in quanto sono previsti potenziamenti anche di personale.

 

Tuttavia, mi riesce difficile pensarlo, perchè ritengo che privando Sondalo delle alte specialità, la stessa non possa continuare funzionare garantendo gli standard qualitativi per cui è rinomata.

Ad avvalorare i miei dubbi sono state le parole dell'avvocato Ezio Trabucchi, il quale dopo la conferenza di venerdì, ha posto pesantissimi punti di domanda e riflessioni sull'avvenire di questo reparto.

Supportato dalle parole dei medici che fanno parte del Comitato scientifico, esperti di fama nazionale ed internazionale, il noto avvocato ha fatto una lucida analisi avvalorata dai dati scientifici.

E' stato portato a Sondrio tutto l'assetto dell'unità spinale, si è detto però che l'unità spinale rimane a Sondalo in quanto è possibile stabilire un collegamento funzionale tra Sondalo e Sondrio.

 

Ora, come ha affermato Trabucchi, basandosi sui pareri e le esperienze dei medici interpellati, questo è difficile anche a Milano, figuriamoci in una valle come la nostra dove emergono difficoltà logistiche e di organico.

Altro tasto dolente, il pronto soccorso di Sondalo: era un Dipartimento di Emergenza Urgenza di secondo livello (DEA), funzionale e di grande eccellenza. Un servizio sanitario questo molto apprezzato dai nostri cittadini.

Io stesso per esperienza personale oppure di mei congiunti, posso confermarlo e dire a chiare lettere di avere sempre trovato in quel reparto le giuste e rapide risposte anche per casistiche di una certa gravità e complessità.

Oggi, e qui cito ancora le parole dell'avvocato Trabucchi, fare del pronto soccorso di Sondalo un Dipartimento di primo livello, secondo i tecnici significa lasciare l'ospedale Morelli privo anche di un minimo pronto soccorso.

 

Domenica ho condiviso sulla mia pagina Facebook, un articolo del quotidiano “La Provincia di Sondrio” dai contenuti eloquenti . Dispiace sentir dire, sempre dall'avvocato Trabucchi che il Morelli diventerà un ospedaletto, ma purtroppo ancora una volta, le sue esternazioni paiono tristemente veritiere e ci portano a pensare alla situazione del pronto soccorso di Sondalo. Dalle sue parole emerge infatti che un paziente incappato in un incidente in Alta Valle, non è stato portato a Sondalo e neppure a Sondrio, ma elitrasportato a Brescia. Tutto questo perchè a Sondrio, la sala rossa del pronto soccorso, ovvero il luogo dove vengono ricevuti i traumi più importanti, aveva già cinque pazienti in osservazione.

 

Sotto il mio post, è giunto un commento di un concittadino che mi ha lasciato ulteriormente basito:

Pedone investito a Tirano. L'ospedale di Sondalo non più riceverlo.

L'ospedale di Sondrio pieno non può riceverlo.

Allora si invia l'infortunato all'ospedale di Gravedona.

Giustissima l'osservazione di colui che ha commentato:

Se non fosse stato possibile riceverlo, sarebbe stato inviato a Milano o a Bergamo... ”.

 

A questo punto le domande nascono di conseguenza: in che modo sono assicurati i livelli essenziali in regime di emergenza urgenza sia in Alta Valle che sul resto del territorio? Non sono stato certo io a dire che un paziente ha dovuto attendere quasi un'ora l'arrivo di un'ambulanza..... Senza andar troppo lontano nel tempo sia codici gialli che rossi, per il pronto soccorso del Morelli erano il pane quotidiano a cui il personale addetto ha sempre fatto fronte. Perchè elitrasportare un codice giallo a Brescia, quando la soluzione immediata era a pochi chilometri dell'incidente? Perchè trasportare un paziente a Gravedona....Non si stanno così sfruttando elisoccorso e mezzi di terra inutilmente?

E' questa la via giusta per avere una sanità di montagna funzionale?

Ancora una volta faccio un appello, non si vada oltre, ma ci adoperi a riportare al Morelli ciò che è stato tolto! Solo da quest'ultimo presupposto fondamentale si potrà aprire un confronto mirato e costruttivo.  

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