Ma dove ti colloco caro estinto? Le problematiche reali a Tirano
CRONACA - 23 04 2019 - Ivan Bormolini
Gentili lettori, è spesso un dovere da parte di una redazione come la nostra, l'unica rimasta totalmente “Made in Tirano”, evidenziare varie carenze relative alle vicissitudini della vita comune dei cittadini. L'argomento che voglio trattare, anzi riproporre, riguarda i nostri cari defunti, il rito funebre e la successiva sepoltura. Mi rendo perfettamente conto che il tema sia triste e drammatico, ma se ne parliamo è perché vi sono delle mancanze che presto o tardi, andranno colmate. Ho usato il termine riproporre, perché lo scorso anno ne avevo già parlato, ma pare che la questione, dolorosa e delicata, assuma sempre più una problematica attuale, proprio perché vanno individuate nuove soluzioni per quello che va sempre più concretizzandosi come “un nuovo rito funebre”. Sono sempre meno le famiglie dei cari estinti che decidono di tenere il proprio caro in casa, prima della Santa Messa di suffragio. Su queste scelte non vi è nulla da discutere, perché in quei tristissimi momenti, ognuno ha la facoltà di decidere ciò che meglio crede, sulla base delle proprie convinzioni, oppure su precise indicazioni date in vita da chi ci ha lasciato. Sono finiti i tempi dei cortei funebri dall'abitazione verso la parrocchiale e poi in direzione del nostro Campo Santo. Tutto si svolge in Collegiata dove la bara con la salma arriva e poi, ormai nella stragrande maggioranza dei casi viaggia verso Colorina, per un sempre più attuale rito di cremazione. Ma quali sono le carenze in tema a Tirano? La prima riguarda proprio la “collocazione” del defunto nei giorni precedenti alla Messa funebre: resasi inutilizzabile in tal senso, la storica chiesetta di piazza Parravicini, rimane solo il tempietto dell'Angelo Custode in via Visconti Venosta. Mi rendo conto che la parola collocazione, che volutamente ho virgolettato, sia indegna, inadeguata e per nulla paragonabile, ne al rispetto per il defunto e nemmeno al dolore di chi rimane piangendo la scomparsa dei propri cari. E' quindi necessario che la futura amministrazione che tra poco andremo ad eleggere, qualunque essa sia, individui delle consone soluzioni in tal senso. Nella soleggiata frazione di Baruffini gli attivissimi volontari di un' associazione locale, hanno provveduto a realizzare una sala dove il caro estinto, può rimanere prima di raggiungere la parrocchiale di San Pietro Martire per l'ultimo saluto. Ma in città? In caso di più decessi contemporanei, se la chiesetta dell'Angelo Custode è già occupata, i famigliari sono obbligati a tenere nella propria abitazione il defunto, per questo si necessita trovare nuovi spazi, idonei e rispondenti alle decisioni dei congiunti. Una proposta che penso sia fattibile, è quella di individuare un accordo con l'attuale proprietà dell'ex ospedale di Tirano. Qui, in questo luogo, vi era la camera mortuaria, spesso utilizzata nei decenni passati. Sarebbe questa una soluzione ottimale, che ne comporterebbe ampliamento, una messa norma ed un futuro utilizzo di tale sito, anche per coloro che professano credenze religiose differenti per vari “credo” dalla religione Cristiana. Inoltre per i fedeli cattolici, la chiesetta dell'ospedale dove don Renzo Maranta, vi ha celebrato innumerevoli Messe, potrebbe essere luogo sacro per la recita del Santo Rosario dedicato ai morti prima della sepoltura. Anche per Madonna di Tirano, la problematica non è indifferente, in alcuni casi la storica chiesa di San Rocco, si rivela idonea all'ufficio dei defunti, ma anche questa storica frazione, che custodisce la nostra basilica, necessita di un altro luogo appropriato, oltre al tempietto citato. Per concludere, vengo ora a parlare del nostro cimitero. Ben accette le opere eseguite dall'attuale amministrazione, nulla mi porta a contraddire questo operato. Il termine edilizia cimiteriale, forse un poco azzardato, vista la complessità umana e morale dell'argomento, mi porta ad una riflessione. E' necessario realizzare nuove cellette per la sepoltura di chi sceglie la cremazione, rivedendo e rivalorizzando i campi ormai poco utilizzati da chi ancora sceglie la sepoltura sotto terra. Auspico, anzi se lo auspicano molti cittadini che presto si individuino soluzioni idonee. Buon lavoro! Ivan Bormolini
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