Razionalizzazione linee elettriche Valtellina: Un po' di storia fino ai giorni nostri
CRONACA - 13 05 2020 - Ferdinando Bondiolotti
Il tema della razionalizzazione delle linee elettriche si trascina ormai da decenni su tutto il territorio nazionale. In particolare in Valtellina e Valchiavenna il problema del numero di elettrodotti era, ed in parte è ancora, figlio delle diverse società concessionarie degli impianti di produzione idroelettrica. Ognuna di queste società, anche in relazione al potenziamento degli impianti succedutosi nel tempo, ha installato sul territorio della Provincia di Sondrio tutta una serie di elettrodotti, ad alta tensione, per trasferire la produzione di energia elettrica verso i centri di consumo sostanzialmente localizzati in pianura Padana. Già dai primi anni novanta sia i produttori, sia gli Enti locali, hanno sentito la necessità di razionalizzare questo intreccio di elettrodotti. Gli uni per le ovvie economie di scala e di gestione e gli altri per l’evidente riduzione degli impatti ambientali e di limitazione di utilizzo del territorio. Tuttavia il percorso è stato difficile, fin dall’inizio, per i diversi interessi in gioco finchè, con la nascita del GRTN (ora TERNA) ovvero dell’operatore nazionale per la gestione delle linee di trasmissione, il processo di razionalizzazione ha avuto un grande impulso. In particolare nel 2003 venne firmato un Protocollo d’intesa tra il GRTN (ora TERNA), la Regione Lombardia, le Provincie di Sondrio e Brescia, le Comunità Montane di Tirano e Vallecamonica ed i comuni dei rispettivi mandamenti relativamente all’attuazione di un piano di razionalizzazione che, in sostanza, prevedeva lo smantellamento degli elettrodotti a 220 kV, l’interramento di quelli a 130 kV e la realizzazione di un sistema a 380 kV di collegamento con la pianura Padana e con la Svizzera, oltre alle relative stazioni elettriche 220 / 380 kV. Questo piano ha visto (per la Provincia di Sondrio): realizzati, per la tratta da Grosio a Tirano, gli interramenti delle linee così come previsti e la dorsale 380 kV denominata San Fiorano – Robbia (tra il comune di Sellero in Italia e quello di Campocologno in Svizzera); nessun intervento per la tratta da Tirano verso la pianura Padana, in direzione di Sondrio; nessuna realizzazione delle stazioni elettriche 220 /380 kV; nessun intervento per la Valchiavenna. La tematica del completamento delle attività previste dal Protocollo è stata poi risollevata dal “Comitato per la razionalizzazione linee alta tensione Valtellina – Valchiavenna – Valcamonica”. A questa iniziativa, a cui si riconosce senz’altro il merito di aver riattivato un processo che languiva da anni, sono seguiti tutta una serie di atti ed iniziative che hanno visto la concertazione tra TERNA e gli Enti locali del Tiranese, pronti a cogliere le opportunità di una rivisitazione fattibile del progetto. Attività che hanno portato alla individuazione di una soluzione ottimale sia sotto gli aspetti realizzativi (in termini di fattibilità tecnica in relazione alle problematiche esistenti sul territorio per attraversamenti, sottoservizi, servitù ecc.) che ambientali (in termini di minore impatto sia rispetto alla soluzione concertata nel 2003 sia a quella di interramento totale che avrebbe comportato un pesante impatto, a mezza costa tra Mazzo e Tirano, in una zona oltretutto caratterizzata da un’orografia ed una idrologia molto delicata). Detta soluzione, denominata numero 3 (contro la numero 1, ovvero quella del corridoio tutto aereo del 2003, e la numero 2, ovvero quella del doppio corridoio tutto in cavo ipotizzata sia dal Comitato che dai Comuni del mandamento di Tirano), prevede un collegamento in doppio cavo interrato tra la stazione denominata “Grosina” ed una piccola stazione di transizione in comune di Mazzo e da qui un tratto aereo, di circa 1 km, di raccordo all’esistente doppia terna a 380 kV. La realizzazione di questa fase consentirà lo smantellamento delle due linee a 220 kV che attualmente corrono, a metà montagna, fra Grosio e Tirano. Terna ha altresì dato la disponibilità per realizzare, nella futura stazione 380 kV “Grosina”, i montanti per accogliere i cavi della centrale A2A di Grosio consentendo così la razionalizzazione dell’esistente sottostazione a 220 kV, con un importante miglioramento paesaggistico nella zona del Parco delle Incisioni Rupestri. Non meno importante, nell’ambito del progetto, l’ulteriore compensazione ambientale che prevede la realizzazione di una pista ciclo-pedonabile, tra Tirano e Grosio, il cui progetto sarà sviluppato dalla Comunità Montana di Tirano e finanziato interamente da TERNA. Tutto ciò è stato definito, in relazione all’approfondito esame dei pro e dei contro delle tre soluzioni di cui sopra, dopo ampia ed articolata discussione, tra i soggetti partecipanti alla videoconferenza del 7 maggio 2020 presenti, oltre che ai rappresentanti di TERNA, quelli degli Enti della Comunità Montana di Tirano (assente il sindaco di Tovo), della Provincia di Sondrio nonchè del suo Presidente. In particolare il sindaco di Mazzo ha fatto le seguenti affermazioni (qui trascritte dagli appunti della videoconferenza ma riscontrabili sulla registrazione agli atti): “ Va bene la soluzione 3. Da verificare gli aspetti di impatto ambientale del raccordo che è anche funzionale ad evitare la linea del corridoio di programma più impattante” “Chiedo una planimetria ed un lay-out da sottoporre ai tecnici del PGT mentre sul passaggio cavi bisogna fare una verifica con i singoli Comuni” “La soluzione 3 era stata una mia provocazione, quindi è una soluzione che va bene” “Segnalo che dove arrivano i cavi nella stazione di transizione c’è in programma la realizzazione di un capannone” “Terna ha valutato l’impatto sulla contrada SPARSO?” Inspiegabilmente, in data 8 maggio 2020, il Comune di Mazzo esce con un comunicato sul giornale on-line IntornoTirano dove rimescola le carte in tavola proponendo, di concerto con il sindaco di Tovo (peraltro assente alla videoconferenza del 7 maggio), una diversa localizzazione della piccola stazione di transizione spostandola sul confine tra i comuni di Tovo e Lovero. Comunicato a cui in data 12 maggio 2020 è seguita una presa di posizione, piuttosto fuorviante, del Comitato. Ora se è pur vero che viviamo in un paese dove non c’è certezza, è altrettanto vero che in questi mesi i tecnici di TERNA hanno lavorato, in base alle indicazioni avute nell’incontro del 18 novembre 2019 (presenti sia il sindaco di Mazzo che quello di Tovo), per sviluppare e confrontare sotto tutti i punti di vista le soluzioni concertate in detto incontro tra cui la numero 3, proposta dallo stesso sindaco di Mazzo. Cosa sia poi successo, non da allora al 7 di maggio, ma tra il 7 e l’8 di maggio non è dato sapere. Ma una cosa è certa : ciò che è stato approvato in una riunione plenaria non può certo essere né messo in discussione, né tantomeno ribaltato, con un comunicato on-line. Questo come minimo per correttezza nei confronti dei partecipanti e come correttezza comportamentale. Che poi TERNA sia disponibile ad un ulteriore approfondimento non è da escludere ma se questo sforzo avesse esito negativo si avrebbe il fallimento del processo di razionalizzazione? Verrebbero meno tutti gli sforzi fatti fino ad oggi e che hanno consentito di individuare una soluzione, non uscita dalla fantasia di un progettista, ma dai suggerimenti del tavolo tecnico di confronto e concertazione? Si tornerebbe alla soluzione dell’accordo di programma del 2003? Verrebbero perse le ulteriori compensazioni ambientali sin qui ottenute? Temo di si perché una cosa è certa : il Protocollo del 2003, tuttora valido, prevede un corridoio di collegamento senza dubbio più impattante (come lo stesso sindaco di Mazzo ha riconosciuto) e soprattutto non dobbiamo dimenticare che tutti i Comuni da Villa di Tirano, Tirano, Sernio, Lovero, Tovo, Mazzo fino a Grosotto (con esclusione quindi di Grosio e Vervio) hanno ricevuto nel 2003 l’indennizzo monetario per il passaggio delle linee aere, passaggio che sul territorio di alcuni comuni non c’è stato. Quindi TERNA potrebbe, e a ragione, chiedere l’applicazione del Protocollo del 2003 senza dare ulteriori contropartite rispetto a quanto già versato ai Comuni sopracitati perché in un paese civile, rispettoso delle regole e degli accordi “PACTA SUNT SERVANDA” (i patti devono essere rispettati) non è e non può essere una frase fatta! Ferdinando Bondiolotti Consigliere Comune di Grosio
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2 COMMENTI
28 01 2022 13:01
Méngu
A volte conviene riproporre degli articoli interessanti ( del 13/05/2020) che malgrado il tempo trascorso ( leggi riunioni, concertazioni, accordi ecc. ecc. ) hanno una piena validità e che conviene perciò stamparceli bene nel cervello poiché un domani non si dica “ lo avevo detto e non mi avete ascoltato”. Lo dico in merito alla Razionalizzazione delle linee elettriche in Valtellina ricordando che le “lungaggini “ portano spesso al “ non fare “ e alle disaffezioni malgrado la bontà dei progetti. Riporto qui sotto una frase, a mio avviso significativa e determinante in relazione all’articolo che condivido in ogni affermazione. ......" Quindi TERNA potrebbe, e a ragione, chiedere l’applicazione del Protocollo del 2003 senza dare ulteriori contropartite rispetto a quanto già versato ai Comuni sopracitati perché in un paese civile, rispettoso delle regole e degli accordi “PACTA SUNT SERVANDA” (i patti devono essere rispettati) non è e non può essere una frase fatta! "
14 05 2020 08:05
Méngu
Ho letto con interesse l’articolo dell’ Ing: Ferdinando Bondiolotti . Pur non entrando nella tematica in corso tra i Comuni e l’Ente interessato, in merito al Progetto di Razionalizzazione delle linee elettriche ( non sono a conoscenza dei fatti ) , mi sento di condividere in pieno l’espressione …. “ Temo di sì perché una cosa è certa : il Protocollo del 2003, tuttora valido, prevede un corridoio di collegamento senza dubbio più impattante….. ” Chi scrive ha seguito nel 2003-2004 la posa dei tralicci e la relativa “ discussione e/o condivisione dei cittadini “, e di alcune modifiche di progetto, del percorso della linea doppia terna 380 kV Robbia – S. Fiorano che transita nel tiranese. La linea ora è esistente, ma se posso dire un mio parere del tutto personale, condivisibile o no, dirò senza nessun desiderio di polemizzare, che il territorio di Tirano ha dato parte della sua “ anima “ per quella linea, e per anima intendo il “paesaggio”. Senza dubbio la linea è di interesse nazionale e ci voleva. Solo chi dice di non consumare energia può essere contrario. La linea uscendo dalla Svizzera, da qualche parte del tiranese doveva pur transitare. Orbene, lo ripeto , è solo una mia considerazione o una mia “ deviazione professionale”, ed essendo un perito elettrotecnico noto perlopiù ciò che è elettrico. Quando transito per il “ tirùn “ ( strada diritta) “ di Villa per giungere a Madonna di Tirano mi si stringe sempre il cuore. Perché ? Perché io ricordo il paesaggio di prima della costruzione della linea. Perché vedo che un quarto di Valle, lato destro orografico, è preclusa da una cascata di 12 argentei conduttori che si accomunano sul piano su un traliccio più alto del campanile della chiesa di Madonna di Tirano. Poi la linea prosegue con altri tre consimili che intercettano la Valle intera , sino a giungere alla Ganda per poi attraversala di sbieco e montare di traverso sulla sponda sinistra orografica e allacciarsi su un traliccio alto circa 90 m . Poi ancora risalire con una gobba fino a 900 m.s.m. e poi di nuovo scendere sul versante della montagna , con una corona di fili che, visti dal Campone, luccicano come corona argentea. Bene! Le linee elettriche passano dove hanno meno impatto ambientale o dove possono evitare incroci con altre linee! Ebbene due paroline sono sacre nello scritto dell’ing. Bondiolotti e sono, a mio parere, queste: “ collegamento senza dubbio più impattante”. Personalmente sono dell’avviso che ogni buona idea che eviti un impatto devastante vada tenuta preziosa. Ogni discussione fatta per migliorare un progetto è Santa, anche se l’idea di modifica di progetto può essere più costosa o laboriosa ( non ha prezzo il bene dell’Ambiente e della Natura e non far di tutto per preservarla prima o dopo ci si trova pentiti. Non a caso si dice che… i soldi vanno e vengono… e in questo periodo di pandemia lo sperimentiamo sulla nostra pelle) . Avrei visto volentieri, nell’attraversamento della Valle in Tirano, una linea 380 kV in cavo della lunghezza di metri 1600 che insistesse da sopra la C. le Poschiavino e giungesse sino alla Ganda in modo da eliminare i quattro enormi tralicci ! Sicuramente quel tratto sarebbe stato costoso, magari 10-12 volte più dei 4 tralicci ma anche allora la tecnologia c’era e il paesaggio si sarebbe salvato. Bene! Forse i nostri posteri provvederanno a migliorare, in futuro , quell’orribile impatto ambientale. Conoscendo la professionalità quarantennale dell’ing. Bondiolotti nel campo elettrico e in particolare sulle linee ad A. T. ritengo che è da ritenersi una fortuna per la nostra Valle avere un consulente del genere perché, come mi par chiaro dalla sua espressione, cercherà sicuramente nel Progetto di Razionalizzazione delle linee , di dare consigli o consulenze che diano meno impatto ambientale, naturalmente con un giusto compromesso tra costi e benefici. Buon Lavoro.