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Ascoltare e dire

CULTURA E SPETTACOLO - 09 09 2018 - Don Battista Rinaldi

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Il vangelo di Marco, si sa, è un vangelo che racconta tanti miracoli compiuti da Gesù. Non tanto per dire la sua ‘potenza’ di Figlio di Dio; l’unica potenza di Gesù è quella della croce, cioè dell’amore che si dona gratuitamente senza cercare tornaconto. Solo in questo si rivela Figlio di Dio. I miracoli sono ‘segni’ da interpretare perché concretizzano tutta la gamma dell’amore misericordioso di Gesù, e, soprattutto suggeriscono quegli atteggiamenti che qualificano il vero discepolo.

 

Oggi ci incontriamo con la guarigione di un sordo che si esprime a fatica, con difficoltà: balbuziente. Come ne incontriamo ancora anche nelle nostre comunità. Non potendo ascoltare egli non sa neppure esprimersi correttamente e vive un isolamento doloroso.

 

Questa volta Gesù, ‘in disparte’ rispetto a tutta la folla, compie sul soggetto che gli è presentato dei riti inusuali nel suo modo di fare miracoli: lo sguardo al cielo, le dita nelle orecchie, la saliva sulla lingua, la parola aramaica ‘apriti’. Quasi una magia. In realtà è solo la valorizzazione di una prassi battesimale già in atto quando il vangelo viene scritto, per fare risalire quei gesti (che usiamo ancora anche noi nel rito del battesimo) al modo di operare di Gesù, che agisce in unione al Padre, che invita a ad ascoltare la Parola e che, con il suo Spirito, invita a spalancare le porte del cuore (le orecchie) e a lasciare entrare Cristo e il suo vangelo nella propria vita.

 

Fuori metafora: il sordo malparlante è condotto da altri a Gesù, da chi Lo ha già incontrato, non c’è altra possibilità; per guarire dalla sua incomunicabilità deve essere separato dalla folla, che spesso costituisce un ostacolo e non favorisce l’incontro personale con il Signore; Gesù comunica soprattutto con il corpo: mani, dita e tatto, ascolto e orecchi, lingua, saliva e parola, occhi e sguardo: se il corpo è il nostro modo di essere al mondo e di comunicare con il mondo, Gesù deve risvegliarne i sensi perché egli possa ritrovare il senso del vivere.

 

Più in profondità la sordità che impedisce di parlare correttamente riguarda i discepoli, cioè noi battezzati, e significa un non ascolto della Parola che conduce a non annunciarla correttamente e a non testimoniare correttamente la fede. Solo un ascolto della Parola assiduo e profondo genera un annuncio autentico ed efficace. Fuori di questo ascolto, di questa apertura vivificante e sanante della Parola, l’annuncio della chiesa si riduce a balbettio, se non a sproposito. In questo senso il gesto terapeutico di Gesù di mettere le dita negli orecchi dell’uomo acquista una valenza spirituale, cioè aprire il canale attraverso cui – secondo la tradizione biblica – la rivelazione raggiunge il cuore dell’uomo e gli consente di lodare Dio e raccontare le sue opere.

 

Don Battista Rinaldi

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