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Autorità o autorevolezza?

CULTURA E SPETTACOLO - 28 01 2018 - Don Battista Rinaldi

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Il dilemma è subito risolto. L’autorità deriva dal posto che uno occupa e se non si sta più che attenti diventa facilmente autoritarismo. La storia insegna! L’autorevolezza, invece, deriva dall’identità e dal modo di essere di una persona; e non trascende mai in pericolose imposizioni.

 

Nel caso di Gesù – cui è riconosciuto da tutti che “parla con autorità, non come gli scribi” – l’autorevolezza deriva dalla sua natura, addirittura, cioè fa parte del suo modo naturale di essere il dire una parola che porta dentro di sé una forza capace di realizzare quello che dice. Gesù non ripete delle formule imparate, ma dice delle novità che sono la sua persona e il suo essere; afferma delle verità che danno un senso nuovo all’esistenza dell’uomo; inoltre quello che dice fa, per cui la sua stessa vita diventa insegnamento e progetto di vita alternativo. E qui sta la sua autorevolezza.

 

Mentre le nostre parole, molto spesso, sono rese vane dall’incoerenza, le parole di Gesù colpiscono nel segno perché nascono da una vita vera e diversa.

Per questo la parola di Gesù diventa luogo in cui si compie la sua autorità.

 

Al centro del testo evangelico di oggi vi è l’incontro di Gesù con un uomo posseduto da uno spirito immondo. Un uomo afflitto da disturbi psichici, che si manifestano in modo bizzarro e violento e per questo attribuiti a spiriti maligni. In realtà il male che affligge quell’uomo si manifesta nel suo conoscere perfettamente Gesù, nel confessarlo in modo corretto e ortodosso, ma nel non voler avere nulla a che fare con lui. È il ritratto del nostro modo di praticare e vivere la fede, se non sempre, spesso. Il vangelo invece ci insegna che la confessione autentica della fede è inscindibile da un concreto cammino di sequela fino alla fine, fino allo scandalo della croce.

 

Per questo la parola di Gesù diventa autorevole. Perché è capace di liberare da quella divisione che ci fa credere senza essere ed agire di conseguenza; perché in essa si manifesta quella potenza di Dio capace di rimproverare e vincere quel satana che ci divide e quei fantasmi che ci tormentano; perché rivela l’unità profonda della persona di Gesù, del suo parlare e del suo agire, così che questo si compia anche in noi, in forza della sua grazia battesimale.

 

Un’autorevolezza, dunque, quella di Gesù che è finalizzata al bene delle persone; attraverso di essa Gesù non vuole accrescere se stesso, ma far crescere coloro che accolgono la sua parola. Per questo parliamo di un’autorità che diventa servizio e non esercizio di potere; un’autorità che dovrebbe essere anche quella che si esercita anche nelle nostre strutture ecclesiali. E se la vanità e l’ambizione sono entrate anche nella Chiesa, oggi è l’occasione per prenderne atto e provare a muoversi in un’altra direzione.

 

Don Battista Rinaldi

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