Cercare Dio
CULTURA E SPETTACOLO - 14 01 2018 - Don Battista Rinaldi
Il vangelo di questa domenica pone una questione che ritengo molto seria: il cristiano non è chiamato, anzitutto, ad essere un militante iperattivo nelle molteplici dimensioni della vita sociale, politica, culturale, religiosa e pastorale; il cristiano è soprattutto un ‘cercatore di Dio’. Potremmo addirittura usare questo termine ‘dimorare in Dio’ per definire la fede: non tanto un aderire a delle verità e a delle pratiche, ma un ‘dimorare’ in quel ‘dove’ del Figlio che è il Padre. Ma certo questa ricerca di Dio ha bisogno di mediazione umane, di maestri. Persone capaci di essere segno, di orientare il cammino di una persona, di padri capaci di generare alla vita secondo lo Spirito. La fede non si insegna, ma si trasmette attraverso le relazioni umane. Che fatica a far intendere questo ai genitori che chiedono i sacramenti per i loro figli e ai catechisti che hanno il compito di accompagnarli! Ma è la storia di Giovanni il Battista nei confronti dei suoi discepoli che sono aiutati a diventare discepoli di quell’ “Agnello di Dio che togli i peccati del mondo”. Egli non tiene i discepoli stretti a sé, ma li conduce all’adesione a Gesù, si fa maestro di libertà guidandoli alla relazione personale e unica con il Signore. Solo chi vive per il Signore e non per sé, saprà aiutare gli altri a fare altrettanto e a liberarsi dalla volontà propria. Un monito molto preciso e forte anche nei confronti di quelle pratiche della fede che risultano dalla dedizione o asservimento ad un leader carismatico o presunto tale. Cercatori di Dio e di nessun altro sono, dunque, i cristiani discepoli di Gesù; per arrivare a concludere che quel volto di Dio lo intravedono – proprio grazie a Gesù – nel volto del prossimo, soprattutto quello più bisognoso, profugo, migrante, in fuga da guerre e violenze. Don Battista Rinaldi
“Chi cercate?” è l’interrogativo intrigante con cui Gesù si rivolge ai primi discepoli. E “Dove abiti?” è la risposta di questi al loro interlocutore. Che non è tanto una domanda per conoscere l’indirizzo, ma molto più esistenziale. Significa: ‘dove dimori? Dove si trova il tuo punto fermo di saldezza e di stabilità?’. E sappiamo che per Gesù questo è il Padre suo, la sua parola e il suo amore. Questo diventa allora anche il cammino dei discepoli. Rimanere nella parola e nell’amore del Figlio per essere certi di incontrare Dio e di dimorare in Lui.
E quando uno abita in Dio e Dio in lui non ci sono più limiti alle sue possibilità di azione nella vita quotidiana, a cominciare dal riconoscere una ‘presenza’ in ogni momento e in ogni realtà che gli capita i vivere.
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