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Chi osa di più?

CULTURA E SPETTACOLO - 19 11 2017 - Don Battista Rinaldi

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Una parabola, quella cosiddetta dei talenti, non facile da capire e più difficile ancora da tradurre nella nostra vita. Ci siamo abituati a pensare che i talenti possono essere intesi come le nostre doti e qualità e così, di seguito, siamo andati dietro all’onda che ci fa dire che i doni ricevuti vanno impiegati, valorizzati con responsabilità. Insomma, fatti fruttare.

 

Tutto vero, indiscutibile. Ma mi pare ci sia di più. Soprattutto il modo di ragionare del padrone nei confronti dell’ultimo servo, ci sembra così duro e forte da invitarci ad andare un po’ più in profondità.

 

Forse vuole ancora una volta invitarci a scoprire un modo di vedere di Dio diverso dal nostro. Noi tendiamo a stare sul sicuro, Dio ci invita a rischiare di più. C’è una mentalità dominante che rincorre soprattutto la sicurezza. Così anche la religione – che ha poco a che fare con la fede – viene intesa come la pratica della persona tranquilla che osserva tutte le regole e cerca di non sbagliare.

 

Ma il Vangelo, cioè Dio, ha un altro pensiero: la vita, se è vissuta secondo quell’amore che ci è dato nel Battesimo, si realizza nello spenderla, nel donarla, nel rischiarla, nello spezzarla, come Gesù, a favore di tutti. E facendo così quanti rischi, quanti sbagli. Ma è l’unica possibilità.

 

Ma una vita non egoistica, non meschina, non arida la si può vivere solo se si ha una certa idea di Dio che non è quella rivelata dall’ultimo dei servi. Il quale manifesta un’immagine di Dio che è una caricatura della nostra meschinità: uomo duro… che valuta i nostri risultati.

 

Dalla parabola siamo invitati a pensare a un Dio grande, molto più di noi, che apprezza la capacità di osare, la generosità che siamo capaci di mettere nelle nostre scelte. Non usa il metro e non si fa battere in generosità: fedele nel poco, ti darò molto.

 

Con un Dio così, il credente saprà osare di più?

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1 COMMENTI

19 11 2017 09:11

Méngu

“il credente saprà osare di più?” . Caro don Battista quel Suo punto interrogativo è come un “cavatappi” nella coscienza per molti di noi. Il guaio è che quel “osare di più “ ci strappa infinite domande in noi stessi. Quel punto interrogativo lo sentiamo sovente e ci fa sentire poveri , in particolare quando siamo vecchi e alla fine della nostra vita. Anche il non credente avverte che la forza dell’Amore, del bene, della giustizia e la ricerca della libertà sono dei doni che vanno fatti fruttare per se stessi e soprattutto per gli altri. Quando siamo giovani prevale in molti di noi l’egoismo per la nostra sicurezza e sprechiamo in nostro tempo, i nostri talenti, in frivolezze mondane. Purtroppo siamo condannati all’eterna lotta tra il bene e il male e ogni responsabilità è solo nostra, perché Dio ci ha dato la libertà di fare e osare anche di più, se ne siamo capaci.