Cose nuove e cose antiche
CULTURA E SPETTACOLO - 30 07 2017 - don battista rinaldi
Potrebbe sembrare l’elogio del ‘taja e medega’; cioè l’elogio di quell’atteggiamento di chi non sa prendere una decisione e sta sempre con il piede in due scarpe. Ma non possiamo far dire al vangelo cose del genere. Lo scriba elogiato nel vangelo di questa domenica, perché sa trarre dal suo scrigno ‘cose nuove e cose antiche’ è modello del discepolo di Cristo, ma anche di ogni uomo che vuol crescere in saggezza. Per il cristiano il comportamento esemplare nasce dall’aver conosciuto il valore del Regno: esso è un bene reale e concreto come reale e concreto è un tesoro, una perla, un campo coltivato, una rete piena di pesci. Chi ha trovato il Regno diventa detentore di un segreto come il protagonista della parabola. Altri passano accanto al tesoro o addirittura vi passano sopra e non sospettano nulla. Lui invece sa e il suo cuore è ormai lì, completamente. Non disprezza gli altri beni, ma sa che quel bene vale più di tutti; e sa che ogni sacrificio per raggiungere quel bene è una scelta saggia e gioiosa. Essere cristiani vuol dire tener conto di tutto quello che Dio fa per noi, delle cose stupende che Dio ha compiuto e compie nella nostra vita, del tesoro che ci ha fatto trovare senza alcun nostro merito. Per ogni uomo la saggezza è saper utilizzare cose nuove e cose antiche, cioè l’esperienza. Far tesoro di quanto sentiamo e sperimentiamo in noi e attorno a noi, ma anche di quanto abbiamo conosciuto dal passato. Attraverso la nostra coscienza – grande tesoro che Dio ci ha donato – riusciamo a provare rimorso per il male e ad essere contenti per il bene che riusciamo a fare. Purtroppo non sempre seguiamo questa ‘voce’, ma la potenza dei nostri interessi e piaceri è più forte. Ma Dio non smette di lasciare tutto per inseguirci; considerandoci più preziosi di un grande tesoro. Don Battista Rinaldi
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