Delle parabole o della vita quotidiana
CULTURA E SPETTACOLO - 16 07 2017 - Don Battista Rinaldi
Se c’è un aspetto affascinante nella predicazione di Gesù è la sua capacità di parlare delle faccende quotidiane, delle cose della vita: al tempo di Gesù la campagna, la vita contadina, la pesca, la casa, le relazioni familiari, le attività commerciali per la sussistenza. Proprio il contrario di quel che avviene, di solito, nelle chiese, al momento dell’omelia, dove la vita quotidiana, quasi, non esiste. Esistono i principi e i concetti astratti. Nella pagina di oggi tre cose reali: un seminatore, il terreno, il seme. Il seminatore è ricordato solo all’inizio e poi scompare subito, ma è sufficiente per far notare la sua singolarità. Un seminatore che non si cura, non sceglie i terreni. Semina largamente, a destra e a sinistra, senza calcolare, anzi, fino a sprecare. Certo perché è Dio, di una generosità ostinata e impenitente. Il Dio di Gesù Cristo è fatto così. I diversi tipi di terreno fanno pensare alle diverse disposizioni degli uomini. Ma non come a categorie di persone separate; piuttosto come ciascuno di noi che di volta in volta è più o meno docile o chiuso all’azione dello Spirito. Il seme è sicuramente il centro della parabola. In tre casi su quattro esso sembra perduto, ma l’esito finale è il cento, il sessanta, il trenta per uno. Quando mai, potrebbe dire un nostro contadino, un chicco ne dà cento? È il mistero della storia e della vita, risponde Gesù. Noi non riusciamo a credere a uno sbocco positivo della vita, dove Dio, il grande Seminatore, si impegna ad accompagnarci per mano, con infinita pazienza. Eppure sarebbe un guadagno immenso per noi , per tanti fratelli e per la creazione intera a cui sapremmo restituire un volto di bellezza e fraternità. Don Battista Rinaldi
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