Dio e Cesare
CULTURA E SPETTACOLO - 22 10 2017 - Don Battista Rinaldi
“A Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”. È forse la frase più nota e più citata di tutto il vangelo. Anche da parte di chi non si ispira certo al vangelo nella sua prassi quotidiana. Nei film come nella letteratura… Ma nella vita, poi, è forse la più disattesa. La storia, infatti, è proprio la dimostrazione di una continua politicizzazione dell’immagine di Dio e della costante sacralizzazione del potere politico. In occidente si dice che abbiamo maturato questa ‘distinzione’ tra i due poteri grazie alla rivoluzione francese e quindi all’illuminismo. Qualcuno si affretta ad aggiungere che l’illuminismo è arrivato a queste conclusioni grazie all’ispirazione cristiana da cui sarebbe nato. E la discussione continua… Ma la prassi - è certo - va in altra direzione. Cesare (il potere politico) si ritiene autorizzato a negare ogni segno religioso esterno (crocifisso, presepio, velo, costruzione di luoghi di culto diversi dalle chiese, minareti che disturberebbero il panorama… ): turba la libertà degli individui; Dio (il potere religioso) vuole continuare ad essere presente – come in passato – in ogni manifestazione pubblica (leggi e istituzioni comprese), perpetuando un regime di cristianità, una sorta di religione civile, al di là delle scelte e delle opinioni di ciascuno. Si accusa l’islam di non saper distinguere religione e cultura, ma poi neghiamo ogni segno di presenza diversa da quella cristiana, in nome della cultura che contraddistingue il nostro territorio; neghiamo la costruzione di moschee perché anche loro nei loro territori non lasciano costruire chiese… e così vanifichiamo proprio la diversità di impostazione che contraddistingue la religione cristiana. “Dare a Dio quel che è di Dio… ”, significa che ogni persona deve mantenere una tensione fondamentale alla ricerca di Dio, per avvicinarsi a lui, conoscerlo, amarlo e seguirlo. È il senso della nostra esistenza. Per cui diventa doveroso chiedersi: io a chi appartengo? chi è il mio Signore? “A Cesare…” la parte che gli spetta. La condizione del credente è nel mondo, senza essere del mondo. Per cui il fatto di essere cristiani non ci esenta dai doveri umani, sociali, professionali, familiari. C’è tutto uno spazio che Dio lascia alla nostra libertà e responsabilità. Don Battista Rinaldi
L’assioma di Gesù, che ascoltiamo questa domenica, allora ci può servire per un po’ di chiarezza. Sempre che ci interessi fare chiarezza piuttosto che alimentare la confusione.
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