Piccoli si diventa, non si nasce
CULTURA E SPETTACOLO - 09 07 2017 - Don Battista Rinaldi
Nel vangelo di questa domenica Gesù loda l’intelligenza dei ‘piccoli’. La questione è introdotta dalla constatazione dello scarso interesse suscitato dalla sua persona, la sua predicazione e le sue opere. Per questo Egli non rinuncia alla adesione totale alla missione che gli è affidata. Ma non esita a mettere in evidenza le cause di un tale rifiuto. Ed è qui che i ‘piccoli’ trovano un posto privilegiato, per i quali Gesù ringrazia il Padre. Di piccoli Gesù ne ha conosciuti tanti e si è sempre trovato bene con loro. Erano i bambini, i malati, i poveri, i lebbrosi, i disonorati secondo la pubblica opinione. Di alcuni ha lodato la fede; di altri ha sottolineato la grande generosità. Per contro, le difficoltà Gesù le ha trovate con i dotti, con quelli che avevano il monopolio della cultura. In questi giorni – ma potremmo dire di questi tempi – i mezzi di comunicazione sociale ci continuano a proporre l’intelligenza degli intelligenti e dei sapienti di questo mondo, i quali, sicuri di esistere perché passano tante volte in televisione, sono incapaci perfino di sospettare che vi sia un altro modo possibile per guardare la realtà. E noi siamo affascinati dai loro slogan e non riusciamo più a cercare e guardare altrove; non immaginiamo nemmeno che dietro l’apparenza o a quanto ci viene fatto apparire vi sia una realtà ‘altra’, più piccola, forse, meno appariscente, ma più vera e capace di arricchire di senso la vita dell’uomo. Gesù prega per i ‘piccoli’ non perché migliori o più buoni, ma perché capaci di staccarsi dalla massa per ‘diventare’ altro; per provare ad immaginare qualcosa di più umano. E noi?
Ora Gesù non intende svalutare le doti intellettuali, rifiutare la cultura e proporre una visione ingenua della vita. Vuole soltanto aiutarci a comprendere che c’è un’intelligenza che serve e un’altra che non dà nessun aiuto o addirittura è controindicata. Questo vale soprattutto per la fede, che non è adesione a un sistema di idee religiose e morali, ma diventa un principio fecondo anche nelle cose della vita.
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1 COMMENTI
09 07 2017 18:07
Méngu
Spesso mi viene in mente la frase di Thomas Carlyle (1795 –1881) storico, saggista e filosofo scozzese e famoso critico del periodo vittoriano. “Se Cristo tornasse oggi tra noi , la gente non lo metterebbe più in croce. Lo inviterebbe a cena, lo ascolterebbe e gli riderebbe dietro le spalle” Dalla metà dell'ottocento ad oggi ne è passato di tempo , ma al giorno d’oggi potrebbe essere ancora peggio poiché potrebbe succedere a Gesù, dato il suo aspetto orientale di vedersi fermato per strada per un controllo dei documenti . e come allora, i grandi portatori "di intelligenza degli intelligenti e dei sapienti " non lo prenderebbero sul serio , ma i bambini, i malati e poveri , lo capirebbero .