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Quando mai?

CULTURA E SPETTACOLO - 26 11 2017 - Don Battista Rinaldi

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Nell’ultima domenica dell’anno liturgico – tra l’altro chiamata anche di Cristo Re – il Vangelo ci parla di gloria: “il Figlio dell’Uomo verrà nella sua gloria…”. Ma va chiarito subito che il Vangelo, a proposito di Gesù, ci ha sempre parlato di un ‘re da burla’, cioè chiamato così per scherzo dai suoi persecutori; e di una gloria che si è manifestata proprio nella Passione, momento in cui Gesù ha raccontato al meglio il volto amoroso del Padre.

 

Dunque è messo in scena un giudizio dove a giudicare è un condannato, a pronunciare la sentenza è uno che ha patito tanto: non avrà compassione? Certo che l’avrà, ne possiamo essere certi: possiamo stare sereni in quel giorno. Ma forse è adesso che non possiamo stare troppo tranquilli. L’annuncio del giudizio vuole suscitare la responsabilità del credente affinché la sua prassi unifichi misericordia e giustizia; affinché anch’esso impari che l’unica misericordia è la giustizia; affinché cominci a ritenere che credere significa avere per chiunque compassione come Gesù; ad assumere tutte quelle scelte di vita che il suo modo generoso di essere e di operare ci suggerisce.

 

Certo, allora, se è così, diventa rilevante la domanda ‘quando mai’?
In essa vi è l’ingenuità e la leggerezza di chi ha sempre cercato di fare del bene perché bene, non per qualcuno… fosse anche il Signore; senza preoccuparsi troppo di distinguere tra i destinatari; inoltre nell’interrogativo traspare tutta la convinzione che purtroppo han fatto sempre troppo poco, che il peccato del non-fare (omissioni) è sempre molto grande, quasi insormontabile. 
E questi sentono la voce suadente di quel Dio che, in Gesù, si è fatto così vicino all’uomo, rispondere che qualunque cosa fatta ad ogni uomo è fatta a lui. Proprio loro sono i ‘suoi’ (credenti e non) e stanno alla ‘sua’ destra.

 

Ma vi è anche la presunzione di chi ritenendo Dio ‘una persona dura… ’ ha sempre fatto le cose ‘in suo nome’, per accontentarlo, per tenerlo buono, da schiavi più che da figli, attendendosi doviziose ricompense per il bene fatto: quando mai non abbiamo fatto…? E sentendo la risposta che sottolinea come i gesti di aiuto e di carità e vicinanza costituiscono una sorta di grammatica elementare dell’umana relazione con l’altro, questi sembrano lasciare intendere: ‘bastava dirlo!...’

 

La sorpresa di tutti i giudicati mette a nudo il cuore dell’uomo e costringe il lettore del vangelo a interrogarsi sulla qualità della sua prassi: il volto e il bisogno supplice dell’altro lo interpella.

 

Don Battista Rinaldi

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1 COMMENTI

26 11 2017 13:11

Méngu

Caro don Battista Lei scrive “ Non avrà compassione? Certo che l’avrà, ne possiamo essere certi: possiamo stare sereni in quel giorno”. Io lo spero, ma dal Vangelo secondo Marco ( 25,31-46 ) leggo sul giudizio “ Quando il Figlio dell’Uomo ( omissis) ….Poi dirà anche a quelli che saranno alla Sua sinistra “ Via lontano da me, MALEDETTI, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli …. “ La parola “ MALEDETTI “ , è impronunciabile anche da un buon padre terreno verso i sui figli che si comportano male o sono malvagi. Questa parola rimbomba cupa, terribile, angosciante nella coscienza dell’Uomo. Da come gira il mondo pochi saranno alla Sua Destra e molti alla Sua sinistra a quanto pare. Forse le parole “ Maledetti e fuoco eterno “ servono come monito terribile per portarci tutti verso l’Amore, il bene, la libertà . Sono troppo forti. Noi dobbiamo stare sereni sulla terra, poiché la vera Fede deve portare gioia e felicità, comprensione, aiuto e , poi con grandissima misericordia, Dio ci tolga, anzi cancelli, “il supplizio eterno”.