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Toccare Dio ed esserne toccati

CULTURA E SPETTACOLO - 01 07 2018 - Don Battista Rinaldi

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E ‘grave’, si pensava. Non sai mai cosa ti può succedere! Il vangelo di oggi smentisce radicalmente questi ‘modi di pensare’ che sono tutti legati a una concezione del divino e del sacro come a qualche cosa da cui guardarsi, perché… siamo indegni.

 

Nella rivelazione cristiana la presenza e la manifestazione di Dio è sempre per il bene del suo popolo e dei suoi fedeli, quindi anche il suo ‘toccare’ è per la salvezza.

 

I due miracoli, raccontati nel vangelo di oggi, si snodano sul filo del simbolismo. L’impurità della donna e l’assenza di vita della bambina indicano la condizione drammatica del popolo di Israele (nome femminile) le cui guide spirituali sono incapaci di guarirne le infermità e ostacolano l’incontro con colui che può salvare. Gesù non evita chi è ritenuto immondo, si lascia toccare, non corre a fare purificazioni. È cosciente di essere in possesso di una forza di vita che non può essere intaccata da nessuna forma di morte e vuole che tutti lo sappiano. Per questo chiama la donna e la pone nel mezzo, non per umiliarla, ma perché tutti vedano, riflessa in quella di lei, la propria condizione. Di fronte al Signore tutti gli uomini sono impuri, ma sono resi puri dall’incontro con il suo inviato, Gesù Cristo. Solo gli ipocriti possono innalzare barriere per non venire accomunati con i peccatori. Il cristiano non ha paura di perdere la sua dignità lasciandosi toccare da quelli che tutti cercano di evitare. L’unica sua preoccupazione deve essere quella di ‘ridare vita’ al fratello, chiunque esso sia.

 

Tra la molta folla che sta attorno a Gesù una sola persona lo ha “toccato con fede”, la sola che è stata capace di accogliere il dono di Dio. Così tra il popolo solo ‘qualcuno’, in genere i più piccoli e poveri, hanno accolto la novità e la salvezza della persona di Gesù.

 

Nel secondo miracolo il potere di Gesù di conferire vita non si arresta neppure di fronte al maggiore nemico dell’uomo, la morte. “Presa la mano della bambina” la risveglia dal sonno della morte, mostrando che la fede in lui ottiene anche questa vittoria. Ovviamente si tratta della vittoria definitiva che trasforma la morte in un passaggio alla vita senza fine. Di fronte a chi ha solo qualche piccolo difetto veniale non si ha difficoltà ad ammettere che la fede in Cristo può ottenere ottimi risultati; ma quando si incontrano persone dall’esistenza depravata, ‘morte’, tutti si scoraggiano e parlano come gli amici di Giàiro: “Lascia perdere, non vale la pena insistere, perché disturbare ancora il Maestro?”. Proprio a costoro Gesù ripete: “Non temere, continua solo ad avere fede”. Chi crede in Lui vedrà, anche oggi, “risorgere” a vita nuova coloro che erano considerati morti. Ponendo la propria fede in Cristo, il credente si apre all potenza dell’amore di Dio, spera contro ogni speranza.

Don Battista Rinaldi

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