Tra il dire e il fare?
CULTURA E SPETTACOLO - 01 10 2017 - Don Battista Rinaldi
Nella parabola di questa domenica sembra quasi di riconoscere anche da parte di Gesù una certa insofferenza nei confronti di quella pratica, forse antica quanto l’uomo, di parlare tanto e agire poco. A tutti i livelli: politico, religioso, sociale; ma anche nelle situazioni di calamità; nei momenti più bui della vita e dell’esistenza umana; di fronte a drammi epocali, a fatti incresciosi di corruzione, a fenomeni di malcostume. Tutti abilissimi nelle analisi, che si rivelano, spesso, solo abili giochi di parole… Gesù, inoltre, ha sotto gli occhi un gruppo religioso molto definito, quello degli ‘scribi e farisei’ che “dicono e non fanno” (Mt 23,3). Forse pensa soprattutto a loro e a tutti quanti lungo i secoli sono stati intaccati dalla stessa malattia, soprattutto nell’ambito religioso, a tutte le latitudini. E allora, forse, ci sentiamo presi di mira anche noi (quanti scriviamo, ‘scribi’), magari facili a ‘dire e non fare’ o a ‘fare diversamente da quanto diciamo’. Ma solo questo vuole suggerire la parabola dei due figli, narrata da Gesù? Penso di no. Difficilmente le sue osservazioni, infatti, si limitano a piegarsi agli schemi del buon senso comune. Per quanto ‘malattia grave’ e insopportabile, quella descritta nella parabola, Gesù vuole anche mostrarci un messaggio positivo. Di fronte al figlio che dice sì e poi non agisce, c’è quello che dice no, e poi, “pentitosi” o “ avendo provato rimorso”, andò a lavorare nella vigna. Tra il dire e il fare del cristiano c’è, dunque, uno spazio di libertà, di coraggio e di forza: è il pentimento. Il coraggio di essere fedeli a Dio, smentendo la propria parola e la propria volontà. Il quel ‘ricredersi’ c’è la presa di coscienza della realtà, c’è l’audacia di guardare in faccia a se stessi, passaggio indispensabile per l’agire responsabile e coerente. Anche quando parla del figlio che dice ‘no’ e poi si ricrede, Gesù ha di fronte un gruppo ben definito: sono i pubblicani e le prostitute che sanno fare spazio al Vangelo ed entrare nel Regno. Don Battista Rinaldi
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