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Tre giorni

CULTURA E SPETTACOLO - 04 03 2018 - Don Battista Rinaldi

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Nel brano di oggi – se vogliamo continuare a inseguire i simboli relativi al tempo o al meteo – troviamo i ‘tre giorni in cui Gesù ricostruisce il tempio’. Solo tre giorni per un tempio la cui costruzione era durata ben quarantasei anni e non era ancora finito. Ma “Gesù parlava del tempio del suo corpo”, dice il brano.

Allora bisogna fare un po’ di chiarezza.

 

Anzitutto Gesù dice ai Giudei, ma anche a noi, che il tempio come luogo della presenza di Dio, è finito. Lui, Gesù, proprio mentre dona la sua vita per noi, è l’unico segno della presenza di Dio. Poi ci dice anche che è finito il culto fatto di sacrifici di animali, cioè quel culto che è fatto di scambio di favori: io ti do una preghiera e Tu, Dio, mi darai in cambio… Questo sistema genera una fede ipocrita; si potrebbe dire anche una fede ‘inaffidabile’, una fede fondata sui segni esteriori, cui Gesù “non crede” – si dice alla fine del brano – non si fida. La fede affidabile è quella di chi accetta di consegnarsi al suo Signore fino a perdersi, fino a perdere la propria vita, fino a consumarsi per amore.

 

Questo è il vero culto che Gesù inaugura. Scacciando animali e cambiavalute dal tempio e accennando ai tre giorni della sua permanenza nel sepolcro richiama la sua ‘offerta’ totale della vita; quella di cui ogni domenica noi facciamo memoria, per ringraziarlo per un simile dono, ma anche per impegnarci in una simile logica di vita. Il rischio di ‘recitare’ la nostra fede e che le nostre celebrazioni e le nostre preghiere siano una recita oppure solo un precetto da assolvere, è sempre attuale e sempre in agguato. Abbiamo bisogno di seguire Gesù che non ha fatto della sua fede una recita, ma ha offerto se stesso, donando tutta la sua vita.

 

Allora il gesto di Gesù non è solo un gesto di ribellione o di contestazione nei confronti di un malcostume diffuso. È un richiamare il senso vero e centrale della sua missione: “lo zelo per la tua casa mi divora” (Sal 69,10). Gesù è venuto come ‘dimora’ di Dio in mezzo a noi, per rivelare e raccontare il Suo volto e il Suo amore; questo, dunque, lo ‘divora’, cioè gli sta veramente a cuore. Gli uomini devono comprendere che Lui è la vera dimora di Dio tra gli uomini; anzi, che ogni uomo che vive è tempio di Dio. Allora il vero culto è quello che facciamo in comunione con Cristo, a servizio di ogni uomo.

 

Perfino i ‘tre giorni’ di Gesù nel sepolcro non vanno intesi come tempo di tregua e di riposo prima dell’attacco finale. Sono i giorni in cui Gesù “discese agli inferi” – diciamo nella professione di fede – ciò si occupa della salvezza di tutti quelli che erano venuti prima di Lui, da Adamo in poi, e che non avevano potuto conoscerlo, perché anch’essi possano essere salvati.

 

Don Battista Rinaldi

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