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Un tempo nuovo

CULTURA E SPETTACOLO - 03 12 2017 - don battista rinaldi

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Nell’esperienza cristiana il tempo è “superiore allo spazio” (Papa Francesco in Evangelii Gaudium n. 222). Che significa – per esempio – che abbiamo un rapporto con il tempo molto speciale. Non solo susseguirsi di giorni e anni, in un continuo eterno ritorno che si ripete sempre uguale, ma un progredire verso una meta, in un crescendo sempre nuovo, perché il tempo è abitato da una Presenza, quella divina, che continuamente si fa incontro dentro la nostra storia e la conduce verso una pienezza. Per questo dovremmo, noi cristiani, essere più preoccupati di abitare e vivere il tempo, così concepito, insieme con il Signore che lo guida, più che occupare spazi per sentirci vivi e scacciare così la paura della morte.


Per questo modo di pensare abbiamo anche una scansione del tempo, diversa da quella civile; una scansione che è costruita sulla vicenda temporale di Gesù e che diventa un po’ il ritmo della nostra vita cristiana. La vicenda di Gesù con le sue età, diventa la misura anche della nostra età e delle tappe della nostra storia.

 

E il manifestarsi di Gesù non comincia con la sua nascita, ma con la sua Pasqua di morte e Risurrezione. Quello è l’evento che lo rivela e lo fa conoscere a tutti nella sua vera identità; e quello diventa anche il criterio interpretativo di tutta la sua vicenda terrena. Per cui anche il Natale è raccontato in modo da lasciar trasparire quello che succederà in seguito: incomprensione, rifiuto da parte dei vicini, accoglienza dei lontani e dei poveri, persecuzione, vita donata nella semplicità.

 

Per questo parliamo di inizio di un nuovo anno liturgico: è il modo cristiano di misurare il tempo; è il modo cristiano di riconoscere che dentro il tempo non c’è solo casualità e fatti ineluttabili, ma il compiersi silenzioso di una storia di salvezza, una farsi avanti del Signore dentro le vicende della nostra vita quotidiana.

 

Ecco allora l’appello della prima domenica di Avvento: vegliate. Che non significa tanto una veglia nella notte, ma invito all’uomo ad essere sempre all’altezza della propria umanità. Significa ricordare a noi che ‘non abbiamo mai tempo’, a noi per i quali il futuro è diventato sinonimo di minaccia e di paura, che è necessario ritrovare la speranza per un nuovo slancio creativo e progettuale.
Significa avere i sensi svegli; significa aderire alla realtà senza sfuggire nell’immaginazione; significa essere responsabili verso se stessi e gli altri.

 

Significa, inoltre, tenere gli occhi bene aperti e realizzare la nostra vocazione ad essere luce per accorgersi del Signore che viene nel quotidiano della vita.

 

Don Battista Rinaldi

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