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Una presenza "altra"

CULTURA E SPETTACOLO - 13 05 2018 - Don Battista Rinaldi

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/Don Battista Rinaldi

Il Signore Gesù che sale al cielo non ci abbandona, ma assicura una presenza altra in mezzo a noi, cioè diversa, differente; una presenza non più tangibile, come quando percorreva le strade della Palestina, ma una presenza invisibile, che si rende manifesta attraverso l’azione missionaria della chiesa.

 

Il Cristo ascende al cielo dopo aver lasciato una parola ai discepoli; una parola da annunciare e da testimoniare. Per cui la missione e la predicazione della chiesa coprono il ‘vuoto’ dell’assenza fisica di Gesù. Sta alla chiesa, dunque a ciascuno di noi, rendere visibile il volto di Cristo nel tempo in cui l’ascensione l’ha sottratto alla vista, nel tempo tra la Pasqua e quello del suo ritorno. Sta alla chiesa renderlo presente tra gli uomini. Come dicevano gli antichi padri: noi siamo le mani e le braccia di Dio, noi siamo gli occhi e la bocca della misericordia e della tenerezza di Dio.

 

Dunque dobbiamo ancora una volta sorprenderci di fronte alla fiducia immensa, e quasi incosciente, che Gesù mostra in maniera veramente generosa, nell’affidare l’incarico di parlare di lui, di predicarlo a tutti, a persone – i discepoli, ma anche noi – che faticano molto a credere. L’ ascensione sancisce questa fiducia che Cristo continua ad avere anche per noi, che oggi siamo la sua chiesa.

 

Ma la sua opera che ci lascia da continuare ha anche un modello e un sostegno: Gesù stesso. Siccome il Risorto continua a precedere i suoi discepoli e a ‘cooperare’ con loro, la missione si configura ancora come sequela di Cristo. Un andare che non è altro che un seguire Gesù perché la chiesa si trasformi in sacramento della presenza del Signore tra gli uomini. Quella presenza dove vi è una connessione intima tra parole e gesti; dove i gesti confermano e non contraddicono quanto affermato a parole.

 

Per cui forse vale la pena incominciare dal ‘fare’ e riservare al ‘dire’ solo quel minimo che serve per spiegare il senso di quanto operato. Può essere un modo per evitare di parlare a vanvera e correre il rischio di muoverci nella direzione contraria.

 

Non può mancare una riflessione conclusiva: se Cristo si è fidato di noi, noi come corrispondiamo? Se Cristo oggi agisce in noi e con noi, che figura facciamo fare a Cristo? La gente che incontriamo ogni giorno può incontrare in noi qualcosa del suo rispetto e del suo affetto per ogni persona umana?

 

Tocca a noi non tradire la fiducia che il Signore ci ha dimostrato nonostante le nostre infedeltà e trasformarla in incoscienza, da parte sua, per mancanza di responsabilità.

 

Don Battista Rinaldi

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