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Veramente quest’uomo era figlio di Dio

CULTURA E SPETTACOLO - 25 03 2018 - Don Battista Rinaldi

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Durante tutto il percorso della Quaresima ci siamo preoccupati di ‘cercare il Signore’, di ‘vedere Gesù’; qualche indizio qua e là le letture domenicali della Parola ce li hanno forniti, perché è fondamentale questa ricerca per una vita di fede che non sia solo una pratica vuota. Oggi finalmente la risposta chiara: Gesù è riconosciuto, finalmente trovato e identificato, vedendo come muore sulla croce. Lì il centurione pagano afferma: “veramente quest’uomo era Figlio di Dio!”. Non i miracoli nei confronti di malati e posseduti di ogni genere, non le parole piene di compassione e tenerezza indicano con pienezza la sua identità; certo questi e queste ci orientano, ci fanno capire che cosa sta veramente a cuore a Gesù, ma fino al Calvario, corriamo il rischio, anche noi come i discepoli, di non capire bene chi è Lui, di fraintendere la sua persona e il suo progetto, magari anche per comodità.

 

La Croce non ammette fraintendimenti; illumina anche tutto il percorso precedente: un uomo che si rivela come Figlio di Dio perché ha vissuto tutta la sua esistenza in dono, gratuitamente. La Croce è la cifra e la misura di questa donazione e di questa identità. Allora la divinità che Gesù ci insegna e ci comunica – è la nostra esperienza battesimale – non sta nel compiere fatti straordinari, ma nell’essere persone cui stanno molto a cuore i rapporti e le relazioni con gli altri; riconosceranno anche noi come ‘figli nel Figlio’ dal modo con cui sappiamo donare la vita, gratuitamente, ogni giorno, alle persone che ci stanno vicino.

 

La domenica delle Palme chiude la Quaresima e ci apre alla Settimana Santa, quella che si conclude con la Pasqua. La potenza di Dio si manifesta nella debolezza umana di Gesù. Egli affronta gli eventi con grande libertà che gli deriva dall’obbedienza alle Scritture e con la forza che gli viene dalla preghiera: preghiera inesaudita, ma che gli fa accettare il cammino tragico che lo attende come occasione di fede, speranza e amore nel suo Dio. Questo libero abbandono al volere del Padre è la forza profonda di Gesù. Quella forza che manca ai discepoli che non vegliano, né pregano, sono sorpresi dagli eventi e abbandonano la sequela. La fine di Gesù è il fallimento della sua comunità. Eppure proprio allora sorgono altri discepoli, là dove nessuno se li sarebbe aspettati: la donna di Betania che profuma il corpo di Gesù in vista della sepoltura, Simone di Cirene che porta la Croce dietro a Gesù, il centurione che confessa Figlio di Dio il crocifisso, Giuseppe d’Arimatea che riceve il corpo di Gesù per seppellirlo… Il chicco di grano caduto a terra, porta molto frutto.

 

Don Battista Rinaldi

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