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Concessioni idroelettriche, Crosio: dubbi, preoccupazioni e l'urgenza di una risposta europea

ECONOMIA E POLITICA - 19 10 2024 - Redazione

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/Concessioni idroelettriche

Il dibattito sulle concessioni idroelettriche scadute in Italia è tornato alla ribalta, con la chiusura, ieri 18 ottobre, dei termini per la presentazione delle domande per le prime due piccole concessioni lombarde messe a gara: la Codera Ratti-Dongo, da 19 MW, e la Resio, da 4 MW. Entrambe sono attualmente in gestione a due colossi del settore, rispettivamente Edison e A2A, ma il tema che infiamma le discussioni non è tanto il loro rinnovo, quanto la possibile cessione a investitori stranieri. Questo ha sollevato forti preoccupazioni tra i rappresentanti locali e nazionali, che temono una "colonizzazione" dei territori montani italiani da parte di grandi gruppi internazionali.

 

L’ex parlamentare Jonny Crosio, da tempo impegnato su questa tematica, ha espresso nuovamente la sua preoccupazione, questa volta sostenuto dalle parole di Marco Bussone, presidente nazionale dell’Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani). Bussone ha sottolineato i rischi connessi al modo in cui sono state strutturate le gare per le concessioni idroelettriche. Il timore è che grandi fondi di investimento possano acquisire il controllo di un settore così strategico per l’Italia, con potenziali ripercussioni sull’autonomia energetica e lo sviluppo locale.

 

 

Secondo Bussone, il rinnovo delle concessioni presenta una minaccia concreta: "L'arrivo di grandi gruppi coperti da enormi fondi di investimento e non solo, deve essere controllato". La soluzione? Strumenti politici come il "golden power" potrebbero fornire le garanzie necessarie per tutelare il patrimonio idroelettrico italiano, evitando al contempo di ricorrere necessariamente alle gare pubbliche, come avviene già in altri Paesi europei come la Francia e l’Austria. In questi stati, le concessioni sono state prorogate in cambio di impegni chiari da parte delle imprese concessionarie, come investimenti nei territori e il ritorno economico alle comunità locali. Bussone ha invitato le istituzioni italiane a non commettere errori e a riflettere su modelli di gestione più prudenti e bilanciati.

 

 

Crosio ha accolto con favore le dichiarazioni di Bussone, sottolineando come queste siano in linea con le posizioni già espresse dal Governo italiano. Il Ministro Gilberto Picchetto Frattin, infatti, ha chiesto all’Unione Europea di rivedere l’obbligo imposto all’Italia di indire gare per il rinnovo delle concessioni idroelettriche. La richiesta è stata avanzata dal vicepresidente esecutivo della Commissione Ue, Raffaele Fitto, sulla base del fatto che evitare le gare non costituisce una violazione delle normative europee, come recentemente chiarito dalla stessa Unione.

 

"La richiesta di evitare la colonizzazione dei territori montani è un tema cruciale", ha dichiarato Crosio. "Sono convinto che questa posizione possa servire da esempio per i rappresentanti locali che spesso affrontano questo problema con troppa timidezza". Il riferimento di Crosio è alle aree alpine della Lombardia, prime produttrici di energia idroelettrica, le cui comunità rischiano di essere escluse dai benefici economici derivanti dallo sfruttamento delle risorse locali.

 

 

A complicare ulteriormente la questione, è intervenuta l’ordinanza n. 161 della Corte Costituzionale italiana, che ha sollevato una domanda chiave alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea: la produzione di energia idroelettrica è da considerarsi un bene o un servizio? La risposta a questo quesito sarà determinante per il futuro delle concessioni italiane, poiché, se l’idroelettrico dovesse essere considerato un bene piuttosto che un servizio, rivedere la norma del PNRR che impone l’indizione di gare europee sarebbe molto più semplice. Questo aprirebbe la strada a un sistema di proroghe simile a quello già adottato da altri stati membri, salvaguardando così la sovranità nazionale sulle risorse idroelettriche.

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