La befana e la calza piena di promesse elettorali: ma saranno davvero realizzabili?
ECONOMIA E POLITICA - 06 01 2018 - ivan bormolini
Ormai da qualche tempo siamo entrati nel vivo della campagna elettorale per le elezioni nazionali. Inutile dire che in televisione e sui giornali,siano questi quotidiani o settimanali, le figure dei possibili candidati Premier, impazzano. Interviste, dibattiti e quant'altro sono e saranno il pane quotidiano da qui al silenzio elettorale prima delle elezioni del 4 marzo. Ma veniamo alla calza della Befana che, come dice la tradizione, “vien di notte con le scarpe tutte rotte”, a cavallo di una scopa, magari mezza logora e non certo a bordo di una confortevole auto blu, delle quali per altro non si è mai trovata una degna e risolutiva soluzione, se non il tentativo andato vano di venderne alcuni modelli su internet. Sarà costata di più ai conti dello Stato l'organizzazione della vendita, oppure l'effettivo introito della stessa? Misteri mai chiariti e messi nel silenzio, come dire: gli italiani dimenticano e si accontentano di 80 euro!!! Luigi Di Maio, mette nella calza il reddito di cittadinanza come uno dei primi atti da realizzare se venisse eletto Presidente del Consiglio. Ventila una riduzione del costo del lavoro, una rimodulazione dell'Irpef, guarda pure ad una graduale abolizione della Legge Fornero (Governo Monti), in un quinquennio. L'onnipresente Silvio Berlusconi, propone una flat Tax con aliquota destinata a scendere nel tempo, insomma un'aliquota unica per imprese e famiglie. Di più, lo stesso leader di Forza Italia parla di una cancellazione di ogni imposta su successioni e donazioni, sia sulla prima casa che sulla prima auto. Mette nella calza pensioni minime a 1?000 euro al mese e reddito di dignità. L'ex rottamatore fiorentino Matteo Renzi vuole arrivare a 24 milioni di posti di lavoro. Propone un nuovo bonus da 80 euro, in questo caso per i figli a carico. Anche lui nella calza pone un aumento del reddito di inclusione per ora destinato a 1,8 milioni di poveri. Infine, Matteo Salvini non pare assolutamente voler negoziare sull'abolizione immediata della Legge Fornero; Di Maio come detto parla di cinque anni prima di raggiungere l'obiettivo. Lo stesso leader leghista invoca niente IMU per i negozi sfitti e sui fabbricati, rincara la dose estendendo il tutto a piccole e medie imprese destinate alla produzione, ed un'aliquota unica al 15%. Sarete in accordo con me, che tutti questi progetti, nessuno escluso, è lodevole per gli italiani siano queste le famiglie, i lavoratori e il sistema impresa, che comunque invoca a gran voce anche un minor appesantimento burocratico, il quale incide sui costi ma spesso non porta ad alcun beneficio (e gli studi di settore ne sono un esempio tangibile). La domanda che mi pongo da semplice cittadino è un'altra: davvero tutte queste promesse saranno fattibili? Ormai, di giorno in giorno, di anno in anno in anno, sentiamo parlare di uno Stato che a conti fatti assomiglia ad un'azienda che è sotto lo spettro dell'amministrazione controllata; il debito pubblico non trova una degna riduzione, e questo è grave. Attualmente, in queste prime teatrali scene di campagna elettorale, in tal senso non ho ancora udito una parola da parte dei politici. Peccato, perché questo è un problema talmente grave che va a minare seriamente il processo di crescita del nostro Paese. Il tutto si traduce in una sorta di insofferenza che tutti percepiamo: la gente chiede meno sprechi da parte di una macchina dello Stato che spende denari i quali, almeno in parte, andrebbero risparmiati e tenuti in saccoccia al fine di redistribuire stabilità e benessere, o quanto meno dignità ad una larga fetta di popolazione. Torno un attimo alla befana. Ha le calze tutte rotte: ebbene cari politici, candidati Premier, quelle calze vanno rattoppate con ago e filo. Dovete tessere una trama ed un ordito in questa campagna elettorale e nel futuro dopo il 4 marzo. Perché il discorso è semplicemente questo: se non ricucite abilmente prima la calza, sarà difficile, complicato mantenere le vostre promesse. Per realizzarle ci vogliono miliardi di euro ed una calza rotta perde risorse finanziarie come un salvadanaio bucato. Siete di fronte alla prova dei fatti, buon lavoro; magari auspichiamo che l'anno prossimo, nella calza della Befana, dalle promesse si inizino a vedere fatti compiuti. Ivan Bormolini
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1 COMMENTI
06 01 2018 15:01
Méngu
Stimato Ivan, ragioniamo mettendoci nei panni della gente comune. Ragioniamo in modo semplice , lineare, ma non banale. Cosa può pensare un artigiano, un impiegato, un operaio, o una commessa, una casalinga, un pensionato , che con le proprie forze mantiene la gran parte dei politici che , con le loro parole e promesse non mantenute, mangiano la “ pappa a sbafo ” sudata della gente comune ? Cosa può pensare la gente comune dopo anni e anni di bailamme politico , di scontri verbali feroci tra partiti con insulti e verità di comodo e di ruberie ? Cosa può pensare quella gente che si alza al mattino presto per andare al lavoro, che fatica a tirare la fine del mese , con la famiglia alle prese con sacrifici d’ogni genere, quando vede tanti nostri politici comportarsi in un determinato modo ? Sicuramente è nauseata e pensa a un cambiamento di stato con gente onesta, leale, corretta , che non ruba e che fa gli interessi non solo dei potenti ma anche della gente comune. La gente è disgustata dalla politica e si allontana. E’ una normale conseguenza. Ci saranno anche coloro che pensano ad una rivoluzione , ad un “ partir da zero “ , ad un “tutto da rifare “ come diceva Bartali. Stanchi, sfiduciati, delusi la metà degli italiani probabilmente non voterà. Ed è un vero peccato perché le cose non cambieranno e saranno sempre i soliti noti sulla scena politica. I partiti politici hanno illuso tanta gente e la gente non scorda facilmente quando è colpita da sacrifici senza vederne i relativi benefici. Quando la gente perde la fiducia nelle persone è come rompere uno specchio. Inutile aggiustarlo occorre cambiarlo. Allora cosa si può fare ? Non votare ? No e poi no ! La metà degli italiani che non vorrebbe votare, voti !! Il loro voto sia un voto rivolto fieramente ad un agire lineare, onesto, solidale, per il bene di tutti. Quel partito che avrà la maggioranza avrà nel suo seno questi valori e, avendo questi valori, le cose andranno meglio. Quando nel nostro orto una pianta è malata , non la si taglia subito per gettarla nel fuoco come legna da ardere; prima si cercano gli anticrittogamici per guarirla dalla malattia . I rami secchi si possono tagliare, ma occorre salvare la pianta e la nostra pianta da salvare è la libertà e la Costituzione. Caro Ivan, mi rendo conto che il mio pensiero può essere interpretato come “ illusorio e bonaccione “ ma la “REGOLA D’ORO” spesso dimenticata nel nostro Paese, vale anche in politica “Fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi e non fare agli altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi”. Votiamo il partito che ci pare giusto votare, ma verifichiamo che abbia nel suo programma “ La regola d’oro “ e le cose andranno per il verso giusto.