Ma serviranno davvero nuovi supermercati?
ECONOMIA E POLITICA - 01 12 2017 - Ivan Bormolini
(A cura di Ivan Bormolini) Il 27 novembre 1957 Esselunga inaugurava a Milano il primo supermercato. Per quell'epoca, stiamo parlando di sessant'anni fa, era una grandiosa innovazione. Ci si avviava verso un radicale cambiamento nel modo di fare la spesa in un Italia che allora era in continua evoluzione ed in costante crescita. Anche in Valtellina, da alcuni decenni, questo fenomeno commerciale si è espanso e soprattutto con la nascita del Gruppo Iperal, si è usciti dal concetto di supermercato per entrare in quello di ipermercato. Sono poi arrivati i discount assieme ad altri gruppi di supermercati legati a blasonati nomi della media e grande distribuzione sia italiana che europea. Insomma, una variegata offerta che per certi versi ha contribuito a decretare la chiusura dei tanti negozietti di quartiere e forse ha pure indebolito l'economia gestionale dei supermercati o altre piccole attività artigianali già esistenti sul territorio, nate soprattutto tra gli anni cinquanta, sessanta e settanta, per volontà dei nostri commercianti locali. Nel tempo, la popolazione locale si è pienamente adattata a questo nuovo modo di fare la spesa: dalle belle bilance a lancetta ed il prezzo del prodotto scritto a penna o a matita si è passati all'evoluzione dei codici a barre e via dicendo. Da tempo tutto ciò che serve lo si trova in un unico luogo, ben servito da parcheggi, in ambienti dinamici che oggi garantiscono un'ampia estensione di orari di apertura e pure la possibilità di fare la spesa di domenica. Tutto ciò oggi è la normalità, la vita frenetica dei nostri giorni dove l'orologio scandisce ritmi ben diversi dai tempi passati, ci ha abituato a considerare la spesa quotidiana o settimanale, non come un rito. Al contrario fare la spesa è divenuto un ulteriore compito da eseguire in fretta e furia. Un occhio alla dispensa di casa, uno sguardo direi rigoroso, ai vari bollettini delle offerte e via... Non nego minimamente, anche io mi reco a fare la spesa in alcuni ipermercati o discount della zona, non discuto sulla qualità dei prodotti e nemmeno sulla variegata proposta di offerte settimanali o quindicinali. Questa mia riflessione porta a ragionare sull'ipotesi di nuove aperture di centri di media distribuzione nel comune di Villa di Tirano. La notizia ha suscitato un tam tam mediatico anche sui social, era inevitabile. Ma tra contrari e favorevoli, possiamo ragionarci. Ci sono coloro che reputano il mercato in zona saturo, per cui l'apertura di nuove attività commerciali non servirebbe. Questa inoltre minerebbe un delicato equilibrio che si è assodato nel tempo e che consente ancora un margine di convivenza tra piccola, media e grande distribuzione. C'è però da dire che se il tema delle nuove aperture a Villa di Tirano è emerso, è perché a mio avviso, qualche gruppo commerciale ha redatto opportune indagini di mercato, che hanno consegnato nero su bianco una mappatura commerciale che dimostra come in realtà il mercato non sia poi così saturo. Ci sono giustamente anche i favorevoli, che invece lodano le possibili nuove aperture. Una ancor più ampia offerta commerciale, con magari nuove forme di risparmio sul classico carrello della spesa, contribuirebbe a mantenere a galla un budget familiare che certo non è più ricco come quello dei periodi pre crisi. Ci sarebbe poi da ragionare sugli aspetti legati all'occupazione. E' certo che l'apertura di nuove attività porterebbe a nuovi sbocchi occupazionali formando personale, che mi auguro venga scelto in zona, ed avviandolo verso una nuova carriera professionale nel settore della distribuzione. Insomma la discussione è ampia, tra favorevoli e contrari. Ricordo un fatto tiranese emerso qualche anno fa. Si parlava, anche negli gli uffici di palazzo Marinoni, della possibilità di concedere l'apertura di centri di media distribuzione o nell'ex opificio Mottana, oppure nell'area del Foro Boario ( ex Centro Zoo- Tecnico ). Anche allora, la discussione politica e popolare si schierava fra i pro ed i contro. Favorire l'apertura di nuovi canali commerciali avrebbe minato la sopravvivenza dei supermercati e altri negozi del tiranese? Questa era la domanda principale che si poneva l'opinione pubblica, poi il discorso è caduto nel dimenticatoio e non se ne è più fatta menzione. Sarà così anche in questo caso? Vedremo nel tempo! Ivan Bormolini
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