Quasi serie (129), Follie italiane
ECONOMIA E POLITICA - 09 06 2017 - Giancarlo Bettini
Nell’ultimo numero della mia rubrica, che porta il numero 128, ho elogiato l’intelligenza, l’inventiva, il duro lavoro di una mia concittadina vissuta a cavallo degli ultimi due secoli, l’ottocento e il novecento. La donna era nata a Tirano, quindi all’estremo nord dell’Italia. Oggi, scendendo tutto lo stivale, desidero informare i lettori su quanto avvenuto in questi giorni nel profondo sud del nostro bel Paese, in Sicilia. Ritengo, con questo agire, mettere in evidenza la forte differenza in chilometri e nel modo di agire tra nord e sud. Da sottolineare che lungo il percorso nord-sud incrociamo la capitale della nazione italiana: Roma. Città storica, splendida, anni fa sede dell’Impero ed oggi luogo di intrallazzi che hanno la massima intensità nei palazzi del potere. Della donna citata all’inizio non posso che sottolinearne le qualità mentre di colui che vive nel profondo sud ho difficoltà nel definirlo uomo. Non dovrebbero nascere fotocopie di quella bestia che, oggi vecchio, ingiustamente è ancora citato sulla stampa nazionale. Quell’essere si chiama Salvatore Riina, capo dei mafiosi. °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° 7 giugno 2017. Ho iniziato quanto scriverò con la data odierna. Il pluriassassino Riina non avrà più lunga vita ed ogni giorno potremmo leggere che è passato a miglior vita. I lettori si chiederanno: “Perché non aspetti quel giorno per menzionarlo?” Perché da alcuni giorni sto seguendo fatti e pareri che non meriterebbero alcuna lettura. L’avvocato di Riina, che per scontare i suoi peccati, le sue condanne giudiziarie, dovrebbero passare in carcere decenni, ha chiesto la scarcerazione o quantomeno il suo ricovero fuori dal carcere in occasione del suo ultimo respiro. In Italia non è ammessa la pena di morte e tutti abbiamo il diritto ad un processo. Ma per Riina, il capo mafia, i processi e le condanne più non si contano. Nonostante ciò alla Tv e sulla stampa i bipedi italiani stanno esternando i loro pareri con risultati diversi. Alcuni bipedi hanno avuto il coraggio di esprimersi favorevoli alla sua fine fuori dal carcere. Non so come andrà a finire. Il mio parere è uno, uno solo. Quel capo mafia ha fatto uccidere centinaia di persone innocenti e la sua morte deve avvenire in un ospedale militare. Sono certo di condividere il parere di tanti familiari e di tutte le persone di buon senso. Ma in questa Italia che da alcuni anni ha perso il buon senso è tutto possibile. Quale è il parere di coloro che abbiamo mandato nei palazzi romani? Specialmente quelli che sono nati in Sicilia? Giancarlo Bettini
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