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ECONOMIA E POLITICA - 31 07 2017 - Ivan Bormolini

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/ivan bormolini

I dati sul Prodotto Interno Lordo italiano ci dimostrano che il Paese sta tentando di rialzare la testa dopo anni bui. Bene, si potrebbe dire, ci sono timidi spiragli di tanto attesa ripresa, ma questa da chi deve essere supportata? Sono certo che nei mesi e negli anni futuri qualcosa di decisivo debba essere intrapreso, tanto per il destino del nostro paese, tanto per quello dell'Europa.

 

Nel caso italiano mi sento il dovere di chiamare in causa i nostri politici. In primo luogo, definisco scandaloso il fatto che la popolazione da anni, non possa più eleggere, con democratiche elezioni chi deve governare l'Italia : Monti, Letta, Renzi e Gentiloni non sono stati eletti dal popolo, così come la nostra Costituzione prevede. In sostanza, pare banale ripeterlo, ci è mancato il dovere ed il diritto di voto, ovvero di scegliere.

 

Sinceramente, speravo che dopo il il referendum costituzionale e le ovvie dimissioni del Premier Renzi, qualcosa mutasse. 
Tutta la classe politica, nessuno escluso, avrebbe dovuto assumersi sia il diritto che il dovere di formulare una nuova legge elettorale. 
Sembrava fatta con quel sistema tedesco rivisto un po' all'italiana, ma anche per il Tedeschellum, nulla di fatto.
Questa, secondo il mio modesto parere è stata l'ennesima vicenda che ha contribuito ad aumentare quel clima già marcato di sfiducia verso la classe politica da parte dei cittadini.

 

Oggi il paese, non può più permettersi di essere governato da maggioranze traballanti, appese al filo dei numeri, occorre una maggioranza solida che possa agire su scelte epocali e per un lungo periodo. 
Ecco dunque l'estrema necessita di rimettersi al lavoro e redarre una legge elettorale valida ed efficace. Avverrà questo? Mi auguro di si, anche perché tante leggi e altrettante decisioni per il bene futuro della nostra Italia non possono aspettare a lungo prima di essere messe nero su bianco ed attuate.

 

Occorre dunque, che per far continuare a far crescere il P.I.L., la classe politica contribuisca grazie a governi solidi, stabili e duraturi. 
In questi anni la crisi economica ha fatto molte vittime, è divenuta un serio problema sociale. Io sono certo che ciò che è rimasto dell'imprenditoria italiana voglia continuare a far vivere il sistema impresa, però questi artigiani, commercianti ed industriali devono essere aiutati concretamente.

 

Per farlo è necessario ridurre il pesante cuneo fiscale che grava sulle imprese e  sburocratizzare. E' di questi giorni il dato che conferma che la pressione fiscale italiana sulle imprese è la più alta d'Europa.

Se un governo solido interviene su questo, sono convinto che la macchina produttiva italiana possa ripartire con ritrovato vigore, in un contesto dove pare che la crisi economica stia mollando un po' la presa.

 

In cosa si tradurrebbe tutto questo? Semplicemente  in un incremento della forza lavoro: le maestranze, in questi anni, sono state gravemente schiacciate dal peso della congiuntura economica fortemente negativa. La perdita di posti di lavoro corrisponde ad una perdita di dignità: è un grave problema sociale. 
Al fine di porre rimedio ad una situazione che negli anni si è fatta sempre più seria, è auspicabile che la tanto attesa parola stabilità torni ad essere un punto fermo. Stabilità politica, stabilità economica e stabilità sociale. Speriamo che tutto ciò non sia utopia, ma a breve si trasformi in realtà.

 

Ed infine aggiungo un ultimo dettaglio: avete notato quando si è in clima di referendum, oppure come nell'ultimo caso di elezioni comunali, come i politici abbiano la fobia del “non voto” ovvero dell' astensionismo? Appelli continui vengono fatti dagli esponenti dei partiti affinché ci si rechi alle urne.
Bene, è palesemente chiaro che per ritrovare la fiducia del popolo elettore o di una parte di esso, la politica deve dare risposte certe concrete e ripeto frutto di una stabilità parlamentare. Da qui si può e si deve iniziare a ricostruire e quindi ripartire.


Ivan Bormolini

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1 COMMENTI

31 07 2017 14:07

Méngu

Caro Ivan, nella relazione tra l’altro scrivi : “Occorre dunque, che per far continuare a far crescere il P.I.L., la classe politica contribuisca grazie a governi solidi, stabili e duraturi” *** Pensando al passato, io non identificherei la stabilità politica con la semplice durata dei governi, né con il P.I.L . La politica italiana al riguardo lo dimostra. Ricordo il periodo del miracolo economico in cui i governi li potevi chiamare “ balneari” in quanto duravano ben poco, ma il PIL cresceva mediamente di 5 punti all’anno e il reddito per abitante si raddoppiava e la disoccupazione era mediamente sotto al 4%. A Roma, nel periodo tra il 1953 e il 1963 ci fu un balletto di 6 governi e se noi andiamo ad analizzare bene la crescita in tale periodo vediamo che essa è stata la migliore dell’economia italiana. In quel periodo i governi durarono mediamente un anno. Ciò io credo confermi la inesistenza del legame tra durata dei governi e la crescita economica, ma fosse motivata dal fatto che dal centrismo passarono al centrosinistra. Ricorderai che i governi più longevi della Repubblica italiana sono stati gli esecutivi di Berlusconi dal 2001 al 2005 e poi dal 2008 al 2011 in cui tali periodi non sono stati certamente rosei poiché la crescita fu intorno all’1%.nel primo governo, mentre nel secondo fu negativa poiché pesò la crisi Internazionale , come pesa tutt’oggi. Condivido in modo assoluto la tua opinione sull’opportunità di avere una legge elettorale valida e efficace, di democratiche elezioni e di una classe politica che dia più fiducia al cittadino. Ciao e buona giornata.