La prima inaugurazione del nostro campo sportivo... e altro!
SPORT E TEMPO LIBERO - 04 07 2019 - Ivan Bormolini
Ho letto con molto interesse l'articolo di Ercole Ricci dove si dice che i lavori per il rifacimento della pista di atletica del nostro stadio comunale sono partiti. Su “Il Tiranese” del trimestre ottobre, novembre e dicembre 1977, ho trovato un articolo abbastanza dettagliato sull'inaugurazione dell'impianto. Non sono riportate date specifiche o fotografie di quell'evento, ma ne riporto i fatti. L'opera era stata progettata dall'architetto Ettore Ferrari e realizzata dalla locale impresa Della Bona Pietro, la quale, si era servita di imprese specializzate per la parte prettamente sportiva. Il costo era stato di 350.000.000 di vecchie lire e comprendeva: un campo da calcio con speciale fondo autodrenante e autoumidificante secondo gli allora criteri tecnici. Questa tipologia di fondo consentiva un immediato smaltimento delle acque piovane attraverso canalizzazioni interrate, (circa un chilometro e mezzo di tubazioni in cemento). Il tutto permetteva inoltre una minima ma costante umidificazione estiva attraverso l'evaporazione dell'acqua mantenuta. Il tappeto erboso, che cresceva attraverso uno strato di sabbia miscelato a torba, era una soluzione che a quei tempi garantiva una notevole resistenza all'usura, naturalmente con un uso programmato ed una costante manutenzione. Veniamo alla pista di atletica leggera, oggi in fase di riqualificazione. Lunga 400 metri e con 6 corsie, era composta da una pavimentazione sintetica di asfalto-gomma-sughero steso con una finitrice e rullato. In quegli anni, recita il cronista dell'articolo, la pista non necessitava di manutenzione alcuna ed era molto gradita agli atleti per le sue peculiarità di elasticità e morbidezza. La struttura era dotata di tutte le pedane per il salto in lungo, triplo, lancio del peso, del disco, del martello e del giavellotto. Aveva una la fossa per i tremila siepi, salto con l'asta e la grande lunetta ad Est per il salto in alto. L'illuminazione dell'intero complesso era formata da venti lampade ai vapori di ioduri da 2000 Watt, collocate su quattro pali di 21 metri posti sulle linee di tangenza della pista. Oggi come allora, gli spogliatoi erano ricavati sotto il piano del campo, la tribuna a scalinata disponeva di 500 posti a sedere e un “parterre” che arrivava a contenere sino a 5000 persone. Già allora, leggendo quel pezzo, pareva sorgesse qualche polemica in quanto, si parlava di “cattedrale nel deserto” . Bene, per fortuna questo non è avvenuto, ma la contrario, oltre all'impianto citato, se ne sono realizzati altri. Negli anni passati, campo e tribune sono stati interamente rimessi a nuovo e ora anche la pista di atletica e gli spogliatoi godranno di nuove opere di riqualificazione non più rimandabili ad epoche da destinarsi. Una ciliegina sulla torta che collima con lo storico centenario dell' U.S. Tiranese, una pagina di storia sportiva importante per la città, per gli sportivi di ieri e di oggi, per i giovani e giovanissimi che fanno parte di questo sodalizio. Aggiungo una nota: un vero peccato che la redazione del nostro giornale non sia stata invita alla festa per questi cento anni, ed abbia dovuto apprendere da altri giornali, a fatto compiuto, di questo avvenimento che volentieri avremmo condiviso con i nostri lettori, magari anche ripercorrendo le tappe fondamentali e gloriose di questi cento anni di sport tiranese. Ma vengo ora ad un'altra cattedrale sportiva che da anni giace nel più totale abbandono. L'opera in questione, adiacente allo stadio ed al bocciodromo, non è mai stata ultimata e da decenni fa brutta mostra di se. Non ne faccio certo una colpa alle recenti amministrazioni ne tanto meno a quella attuale, ma mi chiedo ancor oggi a distanza di tanti anni, è il perché quel cantiere non sia mai stato portato a termine da chi lo aveva ideato e iniziato. Sta di fatto che per rimetterci mano sicuramente sono necessarie risorse finanziarie non di poco conto. Infatti osservando il complesso non si tratta di riqualificare, rimodernare, o mettere a norma, ma a parte i muri perimetrali e forse la copertura è necessario costruire un qualcosa di nuovo. Tuttavia questo stabile a mio modesto parere, potrebbe divenire una sorta di Casa dello Sport capace di ospitare le associazioni sportive tiranesi in una bella e moderna sede in grado di rispondere a varie necessità di sodalizi che tanto danno allo sport locale e non solo. Non si può dire che nell'era amministrativa Del Simone e nemmeno in quella Franco Spada nulla sia stato fatto per lo sport, al contrario si è sempre guardato a questo tema con estrema lungimiranza. La dimostrazione dei fatti è la strada di accesso alla zona citata, lo sono stati i vari interventi messi in atto, tutte opere che negli anni hanno portato a delle migliorie e che continueranno a portare valori aggiunti; penso per esempio alla palestra in area Foro Boario e la vedo come una struttura utilissima non solo per la sede staccata dell' istituto Pinchetti, ma come una nuova risorsa che se ben gestita, sarà un tassello importante per l'ampia compagine dello sport tiranese. Concludo con una mia esternazione sulla W 60. Ho letto in queste ultime settimane, sia sui giornali locali che sui social, la polemica e le opinioni su questa manifestazione. Ognuno è libero di esporre la propria idea o il suo pensiero nell'infinito mare dei pro e dei contro, ci mancherebbe il contrario. Ho assistito, qualche sabato fa alla bella cornice dell'arrivo in piazza Cavour, il tutto è stato il degno compimento di un'organizzazione perfetta sotto ogni punto di vista. All'interno di questo “tutto”, ho visto un valore aggiunto per la nostra città, per questo dico che la manifestazione, di ampio richiamo e valenza, non va delocalizzata nel suo arrivo in zone periferiche di Tirano. Al contrario e con ogni sforzo, il cuore di piazza Cavour deve rimane l'emblema di questa competizione, ne continuerebbe a giovare l'immagine di Tirano sotto molteplici aspetti. Ivan Bormolini
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