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Analogismi con “li bésti de cà nòsa“ con un poco di dialetto: ‘L gal mat-matént

CULTURA E SPETTACOLO - 11 07 2024 - Ezio (Méngu)

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/gallo

Le bestie siamo noi e dagli animali dobbiamo solo imparare: questo mi ha detto sconsolato l’amico Franco. Ho capito dal suo tono di voce che non era il caso di iniziare un contradditorio poiché con i veri amici non si inizia un contradditorio, ma  ci si consola a vicenda e si cercano insieme delle spiegazioni. Gli ho risposto con quella espressione del viso che chiede spiegazioni ma anche comprensione: “ ma dài Francu, ciapetèla mìga sü iscì düra, làsa ‘n pìt bùi che la vita l’è üna sùla ( ma dài Franco non prendertela in quel modo   duro , lascia bollire perché la vita è una sola ).

 

Lui con tono sconsolato: “ dimmi cosa hanno di diverso gli animali dagli esseri umani . Sentono emozioni, dolore, appagamento, ma li consideriamo bestie per alcuni loro comportamenti primitivi. E’ errato giudicarli così poiché se gli animali dimostrano ferocia, la loro ferocia è per sopravvivere, loro uccidono per sopravvivere. Noi umani uccidiamo per il potere, la vendetta, per gelosia, rancori ….per mille altri motivi .

 

Siamo forse la specie più violenta che esista sulla Terra poiché abbiamo il potere di autodistruggerci. Negli animali, gli ultimi studi di neuroscienze hanno dimostrato nelle bestie  la consapevolezza di legami famigliari, dell’amicizia e delle relazioni sociali , il desiderio di amare e di essere amati. Questi valori sono esistiti negli animali fin dalla notte dei tempi e li hanno condivisi con l’uomo tanto da essere amati e molte volte trovare un accordo”.

 

“Franco, tu dici che noi uomini siamo più crudeli delle bestie ?” Risponde : “ porcùli, e cùme !  ( certo e come ! )” . Non voglio generalizzare  ma ci sono uomini e donne che hanno il desiderio di uccidere. Nessuna bestia uccide per il desiderio di uccidere.

 

Fra tutti gli animali l’uomo è il più crudele,  afferma Mark Twain. Nel cervello umano vi sono un guazzabuglio di passioni, di bene e di male, di nobiltà e di miseria, di costruzione e autodistruzione, di odio e di amore, di infinite cose che possono portare il bene e il male  e la loro combinazione costruisce la personalità umana. Il nostro cervello è un vulcano dove spesso erutta il bene e ancor più spesso il male. Da questo miscuglio nascono i Santi, ma anche uomini e donne spietate. Il nostro cervello è un “ unicum “ e ognuno di noi è differente uno dall’altro, e per questo il nostro comportamento  a volte è demoniaco, incomprensibile,  ma certe volte anche Santo.

*****

 

Coloro che avranno la pazienza di leggere la filastrocca qui sotto in dialetto e tradotta in Italiano” del lares” ( elementare ) capiranno che l ’uomo è intollerante per natura.  Obbliga a far osservare le sue regole, le sue leggi e se qualcuno non  le osserva o in qualche modo le contrasta , imprigionare e uccidere molte volte  è la cosa più risolutiva. L’uomo che dà fastidio intellettualmente poiché ha idee diverse dalle nostre, colui che si pone di traverso al “ gruppo di comando” con ogni probabilità farà la fine del Gallo  finito fritto in padella.  Quel Gallo non parlerà più, non avrà più azioni  contrarie o rivoluzionarie che la “ massa scellerata e prepotente ” impone . Un  Gallo morto non canta più ,e se è il caso sarà una ottima occasione per mangiarselo tra canti di Vittoria.      

 

‘L gal mat-matént

‘L gh’éra ‘n gal buriùs e  preputént

‘n de ‘n pulée de vìa S. Marìa,

l’éra ‘n gal bèl ma mat-matènt.

 

A mezanòcc e mìga ala bunùra

‘l cantàva chel matòo:

chichirichii, sveglìf che l’è ùra!

 

Li galìni svegliadi fo del sugn

i diséva tüti rabbiusi:

nòtri de sugn ‘n gh’à bisùgn!

 

Dumàa matìna l’öv ’n g’à de fa,

tì, gal lifròch, par tüt ‘l dì

ta càntet e ta laùret a pusà.

 

‘L gal ‘l rebecàva: fìi cìtu sciùti!

Cumàndi mì e sòo ‘l voss capu,

sìi galìni e duìi èss müti!

 

A viòtri ‘l piàs al dì, a mì la nocc!

La nocc l’è bèla e la ma piàs

mì sòo ‘n gal fughént e mìga ‘n pancòcc.

 

‘L Michelìn che l’éra ‘l padrùn

la dicc sentendù a mazzanòcc ‘l gal cantà:

Töö! ‘L mè gal l’è pròpi ‘n matucùn.

 

La segunda nocc l’à usàa tüt nervùs:

dumàa ta pàli sü li ali,

ta la dòo mì a svegliam fo, gal ficùs!

 

La tèrsa nocc l’è stacc la pü bèla

e la dicc sutaùs:‘l mè gal l’è mat-matént,

par mesdì l’è già bèl e che ‘n padèla!

 

 

 

Il gallo completamente pazzo

C’era un gallo altezzoso e prepotente

in un pollaio di via S. Maria,

era un bel gallo ma era completamente pazzo.

 

A mezzanotte e non di buon mattino

cantava quel matto:

chicchirichìi, svegliatevi perché e l’ora!

 

Le galline svegliate dal sonno

dicevano tutte rabbiose:

noi abbiamo bisogno di sonno!

 

Domani mattina dobbiamo fare l’uovo,

tu, gallo fannullone, per tutto il giorno

canti e il tuo lavoro sta nel riposare.

 

Il gallo rispondeva: fate silenzio chiocce!

Comando io e sono il vostro capo,

siete galline e dovete rimaner mute!

 

A voi piace il giorno. a me la notte.

La notte è bella e mi piace

io sono un gallo focoso e non un pappa molle.

 

Michelino che era il padrone

disse sentendo cantare a mezzanotte il gallo:

Boh! Il mio gallo è proprio un pazzoide.

 

La seconda notte gridò tutto nervoso:

domani ti prendo a bastonate sulle ali,

te la faccio vedere io a svegliarmi, gallo dispettoso!

 

La terza notte è stata la più bella

e disse sottovoce: il mio gallo è completamente impazzito,

a mezzogiorno sarà bello  in padella!

 

 

Ezio ( Méngu )

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