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Disservizi ferroviari colpa dei sabotatori? Non scherziamo, per favore

CRONACA - 19 01 2025 - Guido Monti

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/Matteo Salvini
Di it:indeciso42 - archivio personale, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=145096431

Di fronte ai ripetuti black-out ferroviari di questi giorni, il ministro dei Trasporti Salvini non ha trovato di meglio che parlare di mancati investimenti imputabili ai governi precedenti, di opposizioni ideologiche e della necessità di ridurre il numero dei treni del 15%.

Siccome è suo stile trovare sempre un avversario su cui riversare i torti si è inoltre allineato al Gruppo FS che ha presentato un esposto alla magistratura per possibili atto di sabotaggio all'origine dei continui guasti rilevati sulla rete ferroviaria.

 

Dal canto loro le ferrovie dello stato - forti della propria posizione monopolista - cercano di mostrarsi efficienti con costose e stucchevoli pubblicità. Quanto ai mancati investimenti è vero il contrario perché da diversi anni si spendono in media 6/7 miliardi di euro e ciò malgrado la quota di trasporto delle FS è la più bassa d'Europa col 7% per i passeggeri e il 9% per le merci. A parere degli esperti non esiste una grave carenza di infrastrutture e c'è invece una palese incapacità gestionale derivante dal sistema monopolista del settore ferroviario. Nessuna Regione ha affidato i servizi mediante gara mentre in tutta Europa le aste hanno avuto successo con riduzione dei costi e aumento dei passeggeri.

 

E di ideologico in realtà ci sono solo le scelte di un responsabile dei trasporti che ha dimostrato di spendere tanto per farlo, talvolta senza giustificazione come nel caso del progetto del ponte sullo stretto di Messina, privo di valutazioni tecnico-economiche e peraltro un tempo avversato dallo stesso ministro. Quanto alla riduzione dei convogli, agli utenti piacerebbe sapere chi sono i dirigenti che hanno autorizzato una circolazione dei treni superiore alla capacità della rete ferroviaria e quali funzionari del ministero e loro colleghi del dicastero delle finanze ne hanno autorizzato il pagamento. Prima di procedere a grandi soluzioni progettuali senza costrutto, andrebbero anteposte altre priorità, come consigliato da autorevoli ingegneri del Politecnico di Milano.

 

A loro parere sarebbero necessari interventi localizzati per sbrogliare i nodi che impediscono un migliore scorrimento dei treni rendendo più elastiche le linee. L’attuazione di questi interventi potrebbe essere accelerata col raggruppamento degli interventi e lo snellimento dell'eccessiva frammentazione dei cantieri. Un chiaro esempio lo abbiamo avuto sulla tormentata linea Milano-Tirano con i ripetuti stop estivi alla circolazione per consentire gli interventi di efficientamento e manutenzione. E la nostra tratta dimostra che va studiato per bene il numero dei treni in base all'effettiva esigenza e capacità di tenuta. E' chiaro che più aumentano i treni e maggiore dev'essere la manutenzione, sia per ragioni di regolarità del servizio che di sicurezza. Così si può dare respiro alla rete (RFI) e a chi la gestisce (Trenord), entrambi responsabili tanto di carenze operative che di organico, con conseguente imperizia nell'organizzazione dei turni del personale.

 

Occorrerebbe inoltre un ridimensionamento della catena di comando per riuscire a individuare le responsabilità manageriali e evitare l’intrusione della politica che condanna le aziende ferroviarie all’inefficienza. Clientelismo e consociativismo vanno banditi altrimenti i guasti resteranno all’ordine del giorno. E siccome è ridicolo e fuorviante, per cortesia si eviti di parlare di sabotatori che non c'entrano nulla. 

 

Guido Monti

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