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Un lacrimar di sorgente

CRONACA - 24 08 2023 - Ezio (Méngu)

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/Funtanin de Runch
Il “pisciotto“ d’acqua del “funtanin de Runch“

Avete mai visto lacrimare una sorgente sui nostri monti? Io l’ho vista ieri e ne ho avuto pena. In estate per godere un poco di fresco del bosco e bere un tirata di acqua pura e fresca è mia abitudine fare una visita al delicato e grazioso “funtanin de Runch“ e all’occasione fare un poco di pulizia del fogliame alla vaschetta della fonte. Un poco di storia di questa sorgente ve la devo far conoscere perché fa parte del vissuto dei nostri maggenghi nella zona di Ronco, Prima Croce, Bertola, Corradini e, vi assicuro che nei secoli passati la gente che vi abitava in quella zona non era poca a giudicare dalle baite, alcune ridotte a ruderi e dalle estese zone a prato andate a zerbo, dai numerosi terrazzamenti che si intravedono immersi nella vegetazione e dallo snodarsi di importanti mulattiere e sentieri che conducono alla Valle della Ganda,  la Valle di S. Bernardo,  alla soliva S. Rocco, alla ombrosa Marto e alla trascurata chiesa di S. Cristina,  per poi arrivare  ai “ Zapei dé l’Abriga “.

 

Ebbene nella zona che vi dicevo, esiste una sorgente d’acqua pura e freschissima che i nostri avi, con brentine andavano a colmare per dissetarsi o per cucinare, per gli altri usi avevano la cisterna dell’acqua piovana. Vi assicuro che dal ’47 a tutt’oggi quella sergente l’ho tenuta sott’occhio, non fosse altro per il gradevole ricordo di mia nonna e mia madre che dalla baita di Ronco mi mandavano al “funtanin” per prendere l’acqua da bere e per far da mangiare. Quella sorgiva dista dalla mia baita poco più di un chilometro e la raggiungevo in meno di 10 minuti con un comodo e battuto sentiero ora diventato in parte pericoloso per via di alcune piante cadute e dal camminamento dissestato. La sorgente è a circa 800 m s. l. m. sulla costa destra orografica della valle della Ganda in una zona erta e rocciosa, ma con una vista incantevole della Valle.

 

E’ una meraviglia vedere ancora l’accomunarsi di antichi sentieri su un unico sentiero presso la fonte. Sembra di vedere una confluenza di stradine per giungere ad una piazza importante. E’ segno palese del servizio che faceva quella sorgiva per baite di montagna di quella zona dove era unica e ben tenuta. Io credo però che in molte, moltissime zone delle nostre montagne tante piccole sorgenti hanno la medesima storia del “ funtanin dei Runch” poiché avere una sorgente, sia pur un poco lontana dalla baita, è una grande ricchezza e per questo va tenuta preziosa come un gioiello di famiglia.

 

Attenzione però ! Questi gioielli sorgivi come la natura ce li ha dati, ora che la natura da noi è stata bistrattata, li stiamo perdendo lentamente ma inesorabilmente a causa  della siccità e del cambiamento climatico. L’esempio eclatante lo dà il  “ funtanin de Runch”. Quando ero ragazzo, ve lo posso giurare, dalla canale della sorgiva usciva una lama d’acqua larga come una spanna. Il mio “ brentino”  di alluminio di dieci litri lo riempivo in dieci secondi . Ieri, se avessi avuto il “brentino”  da riempire, avrei impiegato il tempo di un rosario o di un discorso politico o di qualche predica lunga . Devo dire, a onor del vero, che la diminuzione progressiva della portata d’acqua della fonte l’ho vista in questi ultimi anni , però mai in modo tale da vedere un pisciotto di bimbo che si disperde dopo pochi metri nel terreno. Ai  tempi della mia gioventù il terreno intorno nel bosco era talmente umido che un giorno un “ sciat “ ( rospo )“ mi è saltato sulla schiena.

 

Ora i tempi sono cambiati.  Faremo la fine del bastimento Titanic dove, sino a pochi minuti prima dell’affondamento, molti ballavano o pranzavano felici per poi morire annegati?  Mah! Forse loro non sono morti assetati, dice l’ironico Franco che va dicendo in giro: natura è natura che cresca ovunque e quando non ci sarà più acqua di sorgiva berremo vino che non ne manca in Valle. E va bene! Diamo ragione a Franco, ma succederà che l’acqua pura di sorgente costerà più del vino!

 

Non è mia intenzione drammatizzare su questo problema, ma solo far intendere che se le cose vanno avanti in questo modo e la siccità persiste e se il piovere non è regolare poiché piove poco e forte e in poco tempo e la terra non riesce a assorbire, le sorgive non si possono rimpinguare: sarà un problema comune per tante fonti di montagna. Forse occorre far capire d’usare l’acqua potabile “ tirando dé spina  e mìga mulà de burùn “ (  risparmiare acqua e non abbondare nell’uso ) . Veder passare l’acqua sotto i ponti in abbondanza dopo violenti temporali  rinfrescando ondeggianti frasche che tra poco entreranno nelle case , per poi andarsene a valle, a molti verrebbe in testa il pensiero di trattenerne una parte  in piccoli bacini ad uso di irrigazione,  industriale e di produzione di  energia elettrica.

 

 I Grosottini forse berranno vino che “ ‘l val menu de negut” ( vale meno di niente )  ma hanno il loro ben tenuto laghetto con  molti servizi che Bormio, malgrado la sua bellezza e gloria antica, non ha. L’arsura causata dal calore estivo di un paese ubicato in una fossa si placa con la frescura dell’acqua !  A che vale, per esempio in Tirano, avere una bella fontana in Piazza delle Stazioni e lasciarla secca come un “ brasché “ ( caldarrosta) anche in estate? Idem per il “ Fontanone “ di Madonna di Tirano che ha funzionato per breve tempo ed era un gioiellino e ora sembra sede di una garitta con camminamento per il controllo di turisti e del traffico sul viale ?  Per non dire le fontane ferrose di piazza della “ Rügen “ .

 

Ricordiamoci sempre che non basta costruire, poiché dopo e nel tempo ciò che si è costruito va mantenuto e …se poi si capisce che è stato un “ buco nell’acqua che manca “ quello che si è costruito volendolo modificare o demolire, costa  e sono soldi dei cittadini che si potevano usare in diverso modo. Costruire per riqualificare una città non è cosa facile e da tutti e men che meno con idee bizzarre non condivise dai cittadini. Questo detto con tutto il rispetto per i signori Architetti. Ma facciamoci il sangue dolce! Un vecchio proverbio valtellinese recita: “Quandu l àqua la tùca ‘l cül sa ‘mpara a nudà “  ( quando l’acqua tocca il sedere si impara a nuotare)  e se manca o mancherà acqua, noi tutti, insieme ai nostri “ veggenti” Amministratori, canteremo in coro: la colpa è del Bayon ! Sì perché il mondo d’oggi, molte volte funziona spensierato e con il ritmo del Bayon imposto da qualche Cojon .   

 

Ezio (Méngu)

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