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Il senso di appartenenza alla nostra Città

ECONOMIA E POLITICA - 29 08 2024 - Ezio (Méngu)

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/Tirano, con il suo prezioso “polmone” verde (foto–Méngu)
Tirano, con il suo prezioso “polmone” verde (foto–Méngu)

Pongo ai lettori una domanda elementare ma fondamentale. Voi che da anni vivete nella Città di Tirano sentite in cuor vostro di “appartenere“ a questa città? Sentite nel vivere cittadino il desiderio di rendere confortevole, bello, ordinato il luogo in cui vivete? Sentite l’amore per una casa comune dove voi non siete estranei ma attori, promotori di cose propositive? Questa domanda la si può porre in modo universale a qualunque persona che abita in un luogo. In generale la risposta non è mai un secco” si - no “, ma a volte un mugugno indecifrabile di insofferenza e malcontento e questo è un guaio da evitare poiché qualcosa non gira nel verso giusto.

 

Ognuno di noi vorrebbe sentirsi bene accettato, sentirsi connesso con coloro che vivono nel luogo e questa è una gratificazione importante. I sensi della nostra appartenenza in un luogo sono molteplici e variegati, ognuno ne sente il forte bisogno per il nostro vivere a volte pieno di impegni e di sacrificio. Ne abbiamo bisogno ogni giorno per aiutarci ad essere felici, più forti, più determinati. Abbiamo bisogno di legami per condividere le nostre riflessioni e iniziative, di proporre le nostre idee e i nostri progetti.  Il sale della Vita si identifica spesso nell’appartenenza a un qualcosa, ma spesso la relazione con gli altri è difficile, faticosa. Insomma è un poco come essere permanentemente in una assemblea tumultuosa da condominio dove ognuno cerca di imporre le proprie idee a volte senza trovare una soluzione positiva comune.   

 

E’ bello sentir dire: io appartengo a questo o a quello. Io mi sento a casa quando sono con certe persone, con un certo gruppo, con una credenza religiosa, con gruppi di lavoro e di professioni poiché appartenere a qualcosa significa non essere soli. Significa avere un punto di riferimento, una bussola che ti guida nella Vita.  Anche gli Eremiti hanno il loro senso di appartenenza nella meditazione, nell’analisi di pensiero, nell’infinito, in un Dio Creatore.

 

Non siamo nati per rimanere soli e isolati, il senso di appartenenza è innato in noi. Il Creatore, io credo, ha creato il Mondo, perché si sentiva solo. Non è necessario che mi dilunghi con esempi, poiché chi legge, il senso della sua appartenenza lo conosce chiaro e forte  ed è a volte problematico  cercare l’appartenenza. Orbene tornando alla domanda iniziale: vi sentite  di appartenere, voi che “vivete” in Tirano alla Vostra Città?

 

In primis si può pensare che coloro che sentono questo senso di appartenenza pensano e vedono la loro città sotto una luce nuova e sempre da rinnovare, migliorare. Vorrebbero la loro città il giardino dell’Eden. Proprio così! Quando vedono gente che lorda il terreno comune, che non lo rispetta. Quando scrutano filagne di mozziconi per terra, cartacce, bottiglia di plastica vuote e abbandonate presso panchine pubbliche, cassonetti traboccante di rifiuti, strade con buche, viali con siepi scomposte e mal tagliate , giardini pubblici o anche privati mal tenuti,  insomma qualcosa fuori luogo da un ordine ormai consolidato sentono nel loro animo una speciale sofferenza o disagio.

 

Chi non sente questo disagio, chi guarda e passa, oppure chi non vede o fa finta di non vedere ciò che deturpa il contesto generale cittadino lo si può definire un “passante”, quasi, usando una metafora, un “lanzichenecco “    che il territorio lo considera un luogo di rapina, di parcheggio o dormitorio.

 

Tutti noi sappiamo che il mondo oggidì purtroppo è divenuto “metà da vendere e metà da comperare”. Esistono persone che considerano il territorio come una macchina da soldi, il territorio lo considerano una spazio da comperare, costruire e poi da vendere a prezzo triplo. Esistono persone che dopo aver ben bevuto o fumato gettano la lattina o il mozzicone, quasi godendo, per terra, ben sapendo che dopo ci dovrà essere qualcuno che raccoglierà le loro lordure. Vi sono anche persone  che amano il loro cane da trattarlo con una costata di carne al giorno, poi quando il loro “amore “ deve fare i proprio bisogni lo portano in strada a passeggio lasciando le “reliquie”  puzzolenti al calpestio dei passanti.

 

Queste sono persone che non sentono la loro appartenenza al territorio, anzi sono persone che lo usano a loro uso e consumo e durante l’uso, molte volte lo disprezzano rendendolo quasi un letamaio.

 

Che fare per correggere questi comportamenti incivili?  Generalmente le osservazioni fatte dal privato o dal singolo cittadino a questi incivili servono a poco se non a giungere ad un inutile litigio. Occorre che l’Amministrazione del luogo, la Polizia Municipale, i carabinieri prestino la massima attenzione a questi comportamenti e intervenga tempestivamente. Il muoversi in macchina per i controlli a volte non è sufficiente, occorre “ amalgamarsi “ con i cittadini , magari in abiti civili. Le leggi e i regolamenti ci sono e sono ben chiari con le relative sanzioni amministrative.

 

Di più, io credo che coloro che hanno il senso di appartenenza al territorio o alla loro Città hanno il dovere di rendere evidente anomalie, fatti, e quant’altro immediatamente all’Amministrazione Comunale, alla Polizia Municipale che per suo compito è tenuta a tutelare, secondo normativa, la salute, l’ordine, l’armonia e la quiete cittadina.

 

Ezio (Méngu)

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