DIFENDERE URBINO È UN ATTO MORALE E CIVILE
CULTURA E SPETTACOLO - 08 04 2016 -
Malgrado le discussioni concernenti il referendum popolare del 17 aprile – di cui poco si è compreso, sebbene mi limiterò ad esporre in breve quali sono i punti essenziali –, vorrei spostare la mia attenzione su un altro caso: le trivellazioni non in mare, bensì sulla terraferma. Questa volta ad essere minacciato è lo splendido borgo rinascimentale di Urbino: il luogo ideale, come la Città ideale, sede di edifici di elegante e sobria compostezza, con un forte richiamo all’ordine, tale da suggerire una visione apollinea, che pone equilibrio al caos del nostro mondo tanto disordinato e vessato. Le colline sublimi che fanno da contorno a questa straordinaria terra di sapori e di bellezze, peraltro luogo natio di Raffaello Sanzio e di Piero della Francesca, rischiano nuovamente di essere deturpate da impianti eolici selvaggi, che minacciano la loro integrità, a profitto dei poteri forti. Sono la biodiversità e la storia dei luoghi ad essere in pericolo e solamente un intervento decisivo potrebbe impedire un simile scempio, che si rivelerebbe imperdonabile. Cosa resterà dell’Italia, un tempo penisola esplorata lungo le sue pendici, i suoi sentieri e attraverso i borghi più remoti, le poetiche strade polverose percorse da artisti e scrittori nel corso dei secoli: da Goethe a Stendhal al poeta John Keats, per citarne solamente alcuni? Apparentemente tutto sembra destinato a svanire o comunque ad essere perduto, ma qualcosa si può fare; opporsi all’umiliazione della bellezza non è solamente un atto morale, ma civile. Non è ancora troppo tardi; per i nostri mari c’è ancora una speranza ed i cittadini saranno chiamati ad esprimere il proprio pensiero domenica 17 aprile. Che cosa prevede il referendum abrogativo? Sino ad ora si è parlato di idee, opinioni e poco di fatti. Votando sì (per opporsi alle trivellazioni), si richiede de facto la chiusura dei giacimenti petroliferi situati a dodici miglia dalle coste (circa 20 kilometri), i quali cesseranno la propria attività di estrazione al termine delle concessioni, le quali possono essere prorogate sino a tre volte (la prima dieci anni, la seconda cinque e la terza nuovamente cinque). Il primo giacimento sarebbe smantellato entro due anni, mentre l’ultimo sarebbe chiuso nel 2034 (l’Espresso, Referendum Trivelle, 10 cose da sapere per votare informati, 29 marzo 2016). Alessandro Cantoni
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