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Il Flacone sepolcrale - NEL SEGNO DI DARWIN

CULTURA E SPETTACOLO - 22 11 2016 -

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«Il flacone sepolcrale» è il mio nuovo inventario magico. Il suo nome è tratto dal poema «Le flacon» di Charles Baudelaire, al quale pospongo l’aggettivo «sepolcrale».  Dentro la boccetta vitrea di Baudelaire risiedono migliaia di pensieri crisalidi, dimenticati dal tempo; sono fiori appassiti, maledetti: sono i Fiori del Male. Eppure, talvolta questi pensieri riemergono in superficie, uscendo dal mare scuro come il vino o ridiscendono dagli astri infuocati. Con il loro profumo inebriante spiccano il volo, muniti di ali «tinte d’azzurro, di rosa ghiacciato, laminate d’oro».  Baudelaire ha osato aprire lo scrigno d’Oriente e similmente farò io; anzi, noi. Sonderemo gli abissi più profondi, forse non della conoscenza. Ed ecco che quando crederemo di aver colto l’essenza di quei pensieri cristallizzati nei secoli, come suole essere la salgemma preziosa nelle grotte di Salisburgo, la Vertigine ci spingerà verso «una voragine oscura di miasmi umani». Ho sempre provato immensa fascinazione per i simboli. Adoro osservare il mondo attraverso un velo. Il velo di Maya? Perché no. Do forma alle cose, ai pensieri, al cosmo… Ma così va a finire che divento Dio! Non preoccupatevi, non leggerete le parole di un megalomane (o forse sì?).
  charles-robert-darwinA partire dal XVII secolo vige un’insanabile cesura tra i due rami del sapere, di cui si occupano ancora oggi gli studiosi: quello scientifico e quello umanistico.  Può esistere un punto di incontro tra di essi? La mediocrità della società odierna sembrerebbe confermare la presenza di un attrito profondamente contrastante. Metaforicamente, ma nemmeno troppo, potremmo comparare queste due branche dell’intelletto umano a due magneti aventi i medesimi poli e, conseguentemente, non congiungibili, come ci insegnano i trattati della fisica elementare.  Eppure, similmente al magnete precedentemente preso in esame, anche i due supposti ambiti della conoscenza tangibile esercitano una carica (riguardo questi ultimi, non magnetica). Parimenti, i dibattiti odierni risultano molto accesi, sebbene spesso si rivelino nella loro sostanza, ovvero sterili.  Nella rivista “Le Scienze” è emerso un confronto interessante e degno di nota circa l’ipotetica congruità o incongruità della scienza e della filosofia della scienza, di cui Popper risulta essere uno dei sommi esponenti nel XX secolo. Nel dialogo seguente, avente per protagonisti due personaggi ignoti al fine di stimolare la fantasia del lettore, non tratterò circa quest’ultima polemica, la quale è stata, peraltro, affrontata in maniera approfondita dagli studiosi in queste ultime settimane. Tratterò, di contro, della domanda che ci siamo posti in precedenza: esiste un legame tra sapere umanistico e quello di carattere matematico/scientifico, malgrado la rimarcabile differenza di linguaggio – da quello diplomatico a quello dei numeri e dei segni?
  A: Ho compiuto uno studio sull’affascinante teoria dell’evoluzione di Darwin. Quanti pericoli dovette affrontare, solcando mari ed oceani tempestosi, perturbati dall’ira funesta di Dio! Grazie al suo intrepido e coraggioso equipaggio circumnavigò il continente africano, spingendosi sino alle coste perigliose dell’America Latina. Parlò persino con uno sciamano, nei pressi delle isole Galapagos, dal quale apprese che la sua stirpe di indigeni non discendeva da quelle terre feconde quali esistono solamente nella magnifica terra dell’oro, ma giunsero dalle steppe sabbiose dell’Asia, attraversando lo stretto di Bering, un tempo collegato al continente Americano da una distesa superficie ghiacciata, verde come lo smeraldo, come lo definì Coleridge nella Ballata del Vecchio Marinaio. B: Mi congratulo per i tuoi nuovi progressi. Ma dimmi, non ti occupavi un tempo di politica: l’arte del governare e della retorica? Perché non lasci che di ciò si occupino gli scienziati, tu che sei un filosofo? A: Forse ti è ignoto che, al seguito di cinque anni di ricerche e di analisi, Darwin volle indirizzare un attacco politico alla società del suo tempo, in cui si credé nel “fardello dell’uomo bianco”… B: Spiegati meglio A: Egli riuscì non solamente a dimostrare che discendiamo da un progenitore comune, ma addirittura che i primi uomini della storia furono originari del continente africano. Insomma, avevano la pelle nera! Persino riguardo alla regolamentazione della civiltà, Darwin scoprì, nel corso dei suoi viaggi, l’esistenza di civiltà matriarcali basate sulla parità di genere tra gli uomini e le donne! Qualcosa di straordinario ed allo stesso tempo sconvolgente secondo le regole del savoir vivre del XIX secolo, in Europa! B: Dove hai appreso tutto questo? A: Dalla lettura di un libro di Dario Fo B: Grande intellettuale, pace all’anima sua A: Pensa, un uomo in grado di incarnare il pensiero politico e filosofico, artistico, letterario, teatrale e cinematografico. E molto altro ancora! B: Ora vedo più chiaramente. Ritieni dunque che una formazione completa necessiti della conoscenza dei più svariati rami del sapere? A: Ovviamente! Non annoveri Socrate, Platone, Aristotele ed i grandi filosofi che oggi veneriamo e riconosciamo essere i padri della Filosofia? Rovistando tra i manuali delle loro biblioteche e degli ambienti accademici da essi frequentati avremmo scoperto libri di aritmetica, algebra, astronomia, lettere… Studiarono il moto degli astri e dell’universo, la retorica, la politica e prestarono grande attenzione alla matematica ed alla fisica. Non a torto Aristotele sostenne l’inesistenza di scienze superiori o di minor grado. Secondo Platone la Filosofia rappresentò il massimo livello della conoscenza tangibile, ma egli si intendeva, eccome, di fisica ed astronomia! B: Ti seguo, ma dimmi: tu ora ripeti le loro parole ed interpreti i loro pensieri, facendoli tuoi. Non credi sia un po‘ impertinente? A: Leggi, amico caro, Michel de Montaigne e scoprirai perché io parlo così. Gli uomini sono come le api. Esse sorvolano i fiori dalle corolle lucenti ad uno ad uno e da ciascuno di essi colgono il polline per produrre dolce miele dorato.  Similmente, noi cogliamo le idee dei pensatori che ci hanno preceduto, affinché il ricordo di loro non tramonti in un mare di nebbia.
  Alessandro Cantoni    

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1 COMMENTI

06 12 2016 12:12

Articoli e pubblicazioni | Alessandro Cantoni

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