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Il pittore Francesco Piatti nell'arte tiranese

CULTURA E SPETTACOLO - 10 11 2022 - Ivan Bormolini

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/Il pittore Francesco Piatti

(Di I. Bormolini) Nelle passate settimane in occasione del ciclo di articoli sulla chiesa di San Nicola da Tolentino in Tirano, non avevo ricordato alcune opere d'arte che fanno parte del patrimonio di questo tempio, alcune di Francesco Piatti e altre a lui attribuibili.

Prima di citare queste tele ho deciso di indagare su questo pittore e sull'insieme della sua arte che aveva realizzato nella nostra Tirano.

Francesco Piatti era nato a Teglio verso il 1639, era figlio naturale di Alessandro esponente di una delle più antiche e nobili famiglie del luogo. Al momento della nascita del figlio, Alessandro Piatti non risiedeva già più a Teglio, si era trasferito prima a Tirano e poi a Mazzo dove nel 1632 era stato nominato organista della collegiata dell'importante Pieve. Ignoto rimane il nome della madre di Francesco, la quale, era probabilmente di Teglio o di una contrada del vasto comune.

Il padre Alessandro, aveva trasmesso al figlio che comunque era ben predisposto di natura al mondo dell'arte, la passione per la musica e per lo strumento da lui suonato nelle liturgie ecclesiastiche.

Su Francesco Piatti laconiche e frammentarie sono le notizie biografiche, si sa con certezza che aveva abitato a Mazzo sicuramente nel 1664 in una casa propria.

Gli atti d'archivio lo indicano nel borgo come maestro di cappella, organista della collegiata e pittore. Aveva preferito il celibato in quanto non risulta avesse moglie.

Nulla o pochissimo si sa della sua formazione culturale ed artistica; è immaginabile come già accennato che dal padre avesse avuto una prima formazione di base, completata in seguito con arricchimenti in campo letterario e soprattutto musicale.

Tuttavia, la passione per la pittura era divenuta in Francesco il tratto distintivo della sua vita, in questo campo era stato praticamente un autodidatta, sembra infatti che non avesse mai frequentato nessuna bottega o alcun maestro per affinare le sue capacità e apprendere le diverse tecniche di quest'arte.

Nell'epoca secentesca, le chiese della Valle andavano animandosi di tele e affreschi realizzati da svariati pittori, visitando queste chiese e disponendo di stampe e incisioni in circolazione, Francesco Piatti aveva avuto modo di trarre idee, ispirazioni creative e spunti stilistici per le tele e i quadri che gli venivano commissionati.

Era stato affascinato in particolar modo dai fratelli Recchi di Como, pittori attivi anche in Valtellina, da loro aveva colto varie particolarità che sono rintracciabili nei suoi quadri.

Ricordo in particolare che uno dei fratelli Recchi, Giovan Battista, aveva dipinto i cinque quadri su tela tra il 1634 ed il 1637 rappresentanti i momenti salienti della vita della Vergine Maria e che sono ammirabili nella cappella maggiore del Santuario di Madonna di Tirano.

Piatti privo dell'esperienza di bottega e del confronto con altri colleghi, aveva faticato a liberarsi, in particolar modo nelle prime opere, di quella pesantezza figurativa quasi definita impacciata, che caratterizzava i tratti anatomici dei suoi personaggi e del “tenebrismo di maniera” che avvolgeva uniforme le scene.

Era stato un pittore molto attivo in Valle, un territorio che aveva percorso assiduamente senza lasciare traccia della sua quotidianità se non i suoi dipinti quasi tutti esclusivamente d'ambito religioso, probabilmente non aveva mai lasciato la Valtellina.

Aveva frequentato pochissimo anche Teglio, suo paese natale, dove il palazzo di famiglia era già in decadenza così come pare il rapporto con i parenti.

Unica sua opera certa in quel di Teglio e la pala del “San Martino di San Bartolomeo” nella cappella laterale della chiesa di San Silvestro.

Incerta pare l'attribuzione al pittore della pala della “Madonna col Bambino e Santi”, sostituita nel primo Settecento nell'ancona del XVI secolo dell'altare maggiore della stessa chiesa tellina.

Anche a Mazzo, suo paese di residenza per molti anni non si annoverano opere del Piatti.

Prima di analizzare l'arte di Francesco Piatti a Tirano, ritengo necessario fare qualche cenno sulla sua morte avvenuta nel nostro allora illustre borgo.

Nel “Liber Mortorum” della parrocchia di Mazzo, risulta che il pittore di circa settantasette anni si era spento a Tirano il 9 agosto 1716 con i conforti della religione “Sacra Comunione refectus et Sacro Oleo Munitus”, quindi con la somministrazione della Santa Comunione e con la benedizione con gli Oli Santi”.

Piatti era morto nella casa del dottore Giovanni Battista Robustelli, abitazione nella quale era stato condotto per curare una grave infermità.

Il giorno successivo, il corpo del pittore era stato tumulato nella tomba gentilizia dei Robustelli nella nostra collegiata di San Martino, così come annovera il libro dei morti di quella parrocchia.

 

L'OPERA PITTORICA DI FRANCESCO PIATTI A TIRANO.

 

Cominciamo questo piccolo viaggio nell'arte del Piatti in quel di Tirano partendo dall'antico Oratorio di San Filippo Neri, conosciuto anche come Battistero di San Pietro in piazza San Martino.

Nell'altare, troviamo la pala commissionata nel 1674 a Francesco Piatti raffigurante San Filippo Neri in preghiera davanti alla Vergine col Bambino.

Anche nel Santuario Mariano di Madonna di Tirano, il pittore nativo di Teglio, aveva lasciato la sua impronta artistica: ci troviamo nella cappella maggiore dove oltre alle varie opere, tra le quali quelle di G. Battista Recchi, sono collocate lungo il fregio del lato destro due lunette attribuite a Francesco Piatti, una raffigura “San Luca in ascolto di Maria che ricorda il Vangelo dell' infanzia” e l'altra “La Natività”.

 

LE OPERE DEL PIATTI NELLA CHIESA DI SAN NICOLA DA TOLENTINO IN TIRANO

 

LE CINQUE GRANDI TELE DELLA NAVATA

 

E' però nel tempio dedicato a San Nicola da Tolentino in Tirano che le opere di Francesco Piatti sono maggiormente presenti, tra le cinque tele che sono esposte nell'unica navata della chiesa incontriamo la pittura di questo maestro autodidatta.

E' prima di tutto interessante ribadire che queste opere rivestono oggi un documento importante nella pittura del Seicento e non si esclude che alcune di queste erano tra quelle commissionate per la chiesa di San Martino su finanziamento del canonico Luigi Homodei che era un maestro della “Scolastica” ideata e voluta da G. Battista Marinoni.

Forse le tele erano state sistemate nella chiesa di San Nicola da Tolentino con le ristrutturazioni promosse e realizzate tra l'Ottocento ed il Novecento nella nostra parrocchia.

Delle cinque tele della navata si sa che erano state dipinte tra la seconda metà e la fine del XVII secolo.

Nel caso delle tele “La Sacra Famiglia in cammino verso Nazareth” ( cm. 200 x 235 ), risalente alla fine dell'XVII secolo e “Sant'Antonio di Padova e il giovane resuscitato” ( cm. 190 x 243 ) sempre dello stesso periodo, si parla, per le caratteristiche delle opere di un'attribuzione a Francesco Piatti.

Certe invece sono le tele realizzate dal Piatti e tutte e due risalenti alla seconda metà del XVII secolo “San Nicola da Tolentino e l'apparizione della Beata Vergine e delle anime salvate” ( cm. 270 x 235 ) e “San Martino e il bambino bruciato” ( cm. 277 x 235 ).

Ignoto, parlando delle cinque opere in esame, risulta invece il pittore che aveva dipinto “Il Crocifisso abbraccia a Cordova la statua di San Nicola” ( cm. 270 X 235 ) risalente alla fine del XVII secolo.

 

FRANCESCO PIATTI E LE SUE OPERE NELLA SALA DEL CORO DELLA CHIESA DI SAN NICOLA DA TOLENTINO.

 

Ci addentriamo ora in un luogo che mi piace definire suggestivo del tempio dedicato a San Nicola da Tolentino, la sala del coro. È questo un vano vasto e forse poco conosciuto ma di origini antiche.

Qui, esattamente dietro il presbiterio, gli affiliati della Confraternita del Suffragio tenevano i loro incontri di preghiera e potevano assistere del tutto indisturbati, in privato e in raccoglimento, alla Santa Messa che veniva celebrata sull'altare della chiesa. Potevano seguire il rito e le parole del celebrante attraverso un finestrone posto sopra la mensa che è tutt'oggi esistente e che un tempo era chiuso da una grata in ferro battuto e successivamente da una vetrata mobile.

Perché cito questo luogo di raccoglimento e preghiera?

La motivazione è molto semplice, anche nella sala del coro vi sono ben quattro tele, due delle quali attribuibili a Francesco Piatti.

Entrambe risalgono alla seconda metà dell'XVII secolo: la prima è intitolata “L'Immacolata” e misura cm. 135 x 230, la seconda, “Danile nella fossa dei Leoni” e di cm. 140X 182.

Per ciò che concerne le altre due tele parliamo di pittori ignoti, “Il cardinale Pietro Ottoboni protettore dell'Arciconfraternita del Suffragio di Roma” di cm. 139 x 181, risale alla seconda metà del già citato secolo, mentre della fine dello stesso periodo è l'opera La “ Casta Susanna” (?) di difficile interpretazione, misura cm 138 x 183.

 

LE DOMANDE PRIVE DI RISPOSTA: UN INCONTRO TRA PITTORI?

 

Analizzando il periodo nel quale Francesco Piatti aveva operato a Tirano, soprattutto nella chiesa di San Nicola da Tolentino, stiamo parlando di un arco temporale che si estende dalla seconda metà dell'XVII secolo sino alla fine dello stesso, risulta in primo luogo ipotizzabile che il pittore di origini telline, avesse probabilmente incontrato altri colleghi,  forse anche quegli ignoti artisti che avevano realizzato le tele che ho citato, sia quelle della navata che della sala del coro del tempio.

Come abbiamo avuto modo di appurare sin qui, il Piatti aveva dato molto all'arte religiosa del borgo di Tirano. E' possibile pensare che egli magari nell'esecuzione della pala dell'altare dell'Oratorio di San Filippo Neri o Battistero di San Pietro a lui commissionata dalla Confraternita dei Disciplini nel 1674, avesse avuto modo di conoscere l'autore della pala che fa elegante mostra di se nella chiesa di San Nicola da Tolentino. Il periodo è lo stesso, la seconda metà del XVII secolo.

E' infatti appurato e i tempi di esecuzione delle due opere parrebbero confermarlo, che forse, rimango nel campo delle mie pure supposizioni, Francesco Piatti potrebbe aver incontrato il pittore della Valcamonica Giacomo Gainoni detto il Bate, autore della pala dell'altare della chiesa di San Nicola da Tolentino.

Si tratta qui di un identico soggetto che il Gainoni aveva dipinto per la Confraternita del Suffragio di Cemmo nell'anno 1861 mutando solo le figure dei Santi.

E' inoltre fattibile che Piatti ed il Bate si siano confrontati sullo stesso soggetto da imprimere sulle tele della chiesa di San Nicola da Tolentino?

E' per me estremamente difficile dare delle risposte, certo è che la tela dell'altare realizzata dal Gainoni e quella dal titolo “ San Nicola da Tolentino e l'apparizione della Beata Vergine e delle anime salvate” ad opera del Piatti, narrano sia pur in contesti diversi le vicende di questo Santo, titolare del tempio tiranese.

 

 

FONTI: LA CHIESA DI SAN NICOLA DA TOLENTINO IN TIRANO. Autore: Gianluigi Garbellini. Stampa: stampato dalla Tipografia Petruzio s.r.l. in Tirano ( Sondrio ) nell'aprile 2022. dalle pagine: da 25 a 41.

BOLLETTINO DELLA SOCIETA' STORICA VALTELLINESE. N° 74- Anno 2021. Dalla ricerca di Gianluigi Garbellini “Francesco Piatti pittore da scoprire” Dalle pagine 95 a 112. Stampa: Tipografia Bettini, Giugno 2022.

L'immagine di copertina è stata tratta dal libro “La chiesa di San Nicola da Tolentino in Tirano” . Fotografia di Ivan Previsdomini, pagina 26.

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