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MODI DI DIRE: "‘L ma facc vegnì ‘l làcc ai ginöcc"

CULTURA E SPETTACOLO - 27 02 2014 -

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/ Foto di Gabriele Iuvara (cc)
Foto di Gabriele Iuvara (cc)
Chi di voi non ha mai avuto il latte alle ginocchia ? Di certo qualcuno dirà: è impossibile che dalle ginocchia venga il latte. Sbagliato! Provate ad ascoltare qualcuno che vi annoia a morte raccontandovi la serie interminabile di fisime sulle sue malattie, oppure la trama di un vecchio film , o del tradimento della ex moglie. A me è capitato quest’oggi quando ho incontrato il mio amico Giandomenico separato da tre anni. ‘L ma facc vegnì ‘l làcc ai ginöcc ( mi ha fatto venire il latte alle ginocchia ). Che noia, che barba, che noia nel sentire raccontare sempre le stesse cosa. Mi avrà raccontato mille volte la storia del tradimento di sua moglie. L’aveva trovata in auto con un suo amico nel garage di casa. I due erano rimasti intrappolati con l’auto nel garage. Per rimanere tranquilli avevano chiuso con il telecomando la basculante elettrica. Nel frattempo si era scatenato un furioso temporale. Loro però erano tranquilli. Infatti i fulmini e le saette non possono colpire chi è in auto per la legge di Faraday, figurarsi poi in un garage. Un colpo qua, un colpo là e i due colombi amoreggiavano tranquilli, tra tuoni e saette. Ma il diavolo, di solito, fa le pentole ma non il coperchio. Un fulmine cadde presso la cabina elettrica del fabbricato e interruppe la corrente elettrica nel circondario. I due rimasero intrappolati nel garage poiché la basculante del garage comandata elettricamente non si poté più aprire. Così Giandomenico tornando a casa dal lavoro aveva sentito rumoreggiare dietro la basculante in ferro del garage e li aveva scoperti. Questa storia, raccontata con ira, ogni volta che incontravo l’amico mi dava un senso di noia, di fastidio, di stanchezza tale da fàm vegnì ‘l làcc ai ginöcc. Immaginate un mungitore di mucche con un secchio enorme che preme ritmicamente le mammelle della mucca spruzzando il latte con monotonia e pazienza infinita nel secchio fino a far arrivare l’alimento prezioso all’altezza delle ginocchia. Tale era il mio stato d’animo quando sentivo per l’ennesima volta quel racconto. Però quella sera l’amico Giandomenico alla sua disgraziata avventura aggiunse un particolare che non mi aveva mai raccontato. Mi disse: “Li avevo sentiti battere da dietro la basculante come forsennati per uscire. Avevo sentito la voce di mia moglie, poi subito dopo quello del suo amico. Fesso non sono e poiché la corrente elettrica ancora non c’era e la basculante non si poteva aprire ho chiamato subito l’amico Guido ferraiolo. Giunse in un baleno con un piede di porco in mano, pronto a aprire l’anta. Lo fermai e allontanandomi qualche metro dal garage gli spiegai il fatto. Il ferraiolo capi mi diede due soluzioni che per lui erano ottimali. La prima era quella di aprire l’anta senza nulla proferire e lasciare liberi i due colombi come se nulla fosse successo. La seconda era più sottile e vendicativa. Aprire di circa cinque centimetri la basculante e chiedere all’uomo serrato all’interno di levarsi i pantaloni e le mutande facendole passare sotto l’apertura della bascula in ferro. Poi avrebbe aperto interamente la basculante per farli uscire. La trattativa durò mezz’ora, ma ebbe esito positivo. Nel frattempo Giandomenico aveva avvertito quasi la metà dei condomini per assistere all’operazione d’apertura della basculante. Tra una corona di curiosi, dopo aver avuto il pantaloni e le mutande dell’uomo in “ cella “ , Guido apri interamente la basculante e i due uscirono tra le risate dei condomini. Lui usci nudo dalla cintola in giù e lei svergognata coprendosi il volto con le mani. Con l’aggiunta di questo particolare, quel giorno non ebbi più la sensazione d’avere ‘l làcc ai ginöcc ( il latte alle ginocchia ), anzi mi misi a ridere di gusto. Giandomenico aveva avuto la sua vendetta.  

Ezio Maifrè

(Fine della rubrica “ Modi di dire “ in dialetto tiranese )

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