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Sandro Sozzani, un vero uomo ci ha lasciato

CULTURA E SPETTACOLO - 03 02 2017 - Giancarlo Bettini

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QUASI SERIE (113)

 

Prima di giungere al Passo del Foscagno, sulla sinistra della strada statale, esiste un lago naturale dove da anni, nei mesi caldi, l’Unione della Pesca Sportiva della Provincia di Sondrio semina una certa quantità di trote per noi pescatori. L’acqua arriva direttamente dai nevai sovrastanti, quindi è ben lungi dall’essere inquinata. E’ un lago facilmente accessibile, quindi adatto a coloro che, in età matura, hanno difficoltà nell’esercitare la loro passione.

 

Più volte lassù ho incontrato l’amico Sandro Sozzani con la moglie Matilde, pescatrice pure lei, muniti di canna da pesca. Sandro, in questi giorni, ci ha lasciato. Dell’uomo “politico” mi rimarrà un gradito ricordo, ricorderò quel nostro discutere di pesca ed i problemi alla pesca collegati. Ricorderò le nostre accuse allo Stato Italiano che aveva legiferato a favore della legge “sui piccoli salti”, legge che permetteva ai “morti di fame”  di sfruttare, intubandola, non solo l’acqua dei fiumi, ma anche quella dei torrenti.

 

Sandro aveva aderito al Partito Socialista, chi scrive invece è rimasto, per anni, vicino alla Democrazia Cristiana di De Gasperi e di Vanoni. Dopo tangentopoli i nostri due Partiti  hanno cessato di esistere. Sandro è sempre stato, anche dopo gli omicidi “dipietristi”, vicino alla sinistra, mentre chi scrive ha navigato verso la Lega Nord. Da tempo non ho più cariche politiche, mentre Sandro non aveva mollato ed apparteneva ancora alla quasi defunta Amministrazione Provinciale. Fesseria la soppressione delle Province, da addebitare ad un suo compagno di Partito, al Ministro Delrio. Uomini come Sandro Sozzani non potranno essere dimenticati. Uomo vero, non facile ai compromessi. Lo voglio ricordare oggi. Ricordare i momenti felici trascorsi lassù, sulle nostre montagne, a quote superiori ai duemila metri.

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Ho lasciato ad altri il doveroso ricordo del Sandro politico. Io lo voglio immaginare sorridente per quanto andrò scrivendo. Una mattina attorno al lagosopra citato, che visto dall’alto ha la forma umana, c’eravamo noi tre: Sandro, sua moglie Matilde ed il sottoscritto. I pesci erano numerosi, ma mancava loro l’appetito. Ad un certo momento Sandro mi ha affidato la sua dolce metà e ha detto: “visto come vanno le cose faccio due passi, mi porto a quota alta. Abbiamo il telefonino e se dovesse capitare qualcosa ci sentiamo”.  Detto questo lo abbiamo visto allontanarsi e salire. Più tardi alcune trote, più stupide delle altre, hanno abboccato all’amo e noi, dopo averle slamate, abbiamo sentito la voglia di informare Sandro. “Se scendi ci aiuti a fare la quota”, sono state le parole di Matilde. “Vi sto guardando con il cannocchiale, se alzate il capo mi vedete in alto, sul crinale”. E’ stato in quel momento che la moglie dell’amico mi ha confessato la vera passione del marito.  Sandro amava la pesca, ma la sua vera passione era la caccia. Per quale motivo ci aveva lasciato, perché aveva interrotto lo sport della pesca? “Mio marito è andato alla ricerca della selvaggina, fa parte delle squadre che annualmente hanno l’obbligo di fare il censimento della selvaggina stessa per poi riferire all’Amministrazione Provinciale". 

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Oggi, a cerimonie ultimate, desidero ricordare un amico,  un uomo vero di nome Sandro.  L’ho ricordato a modo mio, dopo quello avvenuto nei giorni scorsi da parte delle persone che contano e a lui vicine.  Questa mattina l’acqua del  fiume Adda mi sembra più chiara. Forse qualcuno ci ha messo lo zampino.

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