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Settimana santa: L'ultima cena e la crocifissione opere di Luigi Morgari in S. Martino

CULTURA E SPETTACOLO - 19 04 2019 - Ivan Bormolini

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/san martino

(Di I. Bormolini) Dopo la morte di don Luigi Albonico il 25 marzo 1921, il suo successore don Giuseppe Ambrosini (prevosto di San Martino a Tirano dal 1921 al 1929 ), intedeva riprendere con vigore le opere iniziate da don Albonico al fine di abbellire sempre di più l'antico tempio. Tra queste figurava l'affrescatura dell'abside e del presbiterio.


L'impegno di don Ambrosini, nativo di Tirano nel 1878, in merito a tale opera era stato determinante. Nel 1922 aveva dato inizio ad una nuova sottoscrizione per la raccolta dei fondi necessari, tra quell'anno e sino al 1929, tra offerte, lasciti e ricavo della vendita di cartelle azionarie donate alla parrocchia, si era raccolta la somma di lire 67.370.
Nel frattempo veniva contattato Luigi Morgari ( 1857-1935 ), figlio del pittore Paolo Emilio e della pittrice Clementina Lomazzi.
L'artista torinese, di cui vi avevo già parlato lo scorso anno in occasione di tutta l'opera di affreschi dell'abside e del presbiterio della nostra parrocchiale, era con la sua famiglia molto noto, in particolare, si era distinto per la sua bravura in dipinti a soggetto sacro in Piemonte, Lombardia e Liguria.

 

Siamo nel cuore della Settimana Santa, quindi la mia rubrica sull'arte tiranese si vuole concentrare sul dipinto dell'Ultima Cena, sulla parte destra del presbiterio e sulla scena della cricifissione posta nell'abside.
Appena sovrastante l'opera raffigurante l'Ultima Cena si nota un cartiglio con la scritta latina che recita, IN QUA NOCTE TRADEBATUR, si tratta di un versetto del Vangelo di Luca riferita a Giuda detto Iscariota.
Osservando il dipinto non sfugge una certa atmosfera di tensione, pare che i dodici, dopo i gesti e le parole di Gesù, inizino a percepire l'imminente dramma, regna nei loro volti e nelle loro movenze la preoccupazione e lo sconforto.
E' emblematica la figura di Pietro che in piedi guarda Gesù e quella di Giovanni che appoggia il capo sulla spalla del Salvatore. 
“La mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola”, “ Qualcuno di voi mi tradirà”! E qui in questo contesto il Morgari raffigura Giuda Iscariota che sentendosi colpevole,  distoglie lo sguardo dall'assemblea e trattiene con una mano il sacchetto con il gruzzolo contenete i denari frutto del tradimento.


Osservando nuovamente Pietro è forse immaginabile persin percepire le sue parole: “Signore, con te io sono pronto ad andare in prigione e alla morte”! Ma ben sappiamo la risposta di Gesù: “Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi”.
Ben degna di reale drammaticità, è anche l'intera scena della crocifissione dipinta sull'abside  CONSUMATUM EST. Tutto è compiuto, “Padre perdona loro perchè non sanno quello che fanno”.
Oltre al resto del contesto, l'efficacia narrativa e la straordinaria abilità pittorica, si coglie proprio ai piedi della croce. Sullo sfondo i due ladroni, mentre al cospetto del corpo di Gesù notiamo le pie donne: la Madre di Gesù Maria, affranta dal dolore e confortata da Maria di Cleofa assieme a due uomini Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo. La Maddalena accasciata al suolo abbraccia i piedi della croce, mentre Giovanni volge un ultimo sguardo a quel corpo martoriato di Gesù morente in croce.

 

Ivan Bormolini

 

FONTE: La Chiesa di San Martino in Tirano. Autori Gianluigi Garbellini e William Marconi. Stampa. Tipografia Bettini Sondrio 

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