IL COSTO DELLA SPAZZATURA: FARE LA DIFFERENZIATA CONVIENE A TUTTI
SCUOLA - 28 08 2015 -
Come sappiamo i livelli gerarchici previsti per il ciclo dei rifiuti sono 5 : prevenzione, riutilizzo, riciclo (o “recupero di materia”), recupero di energia, smaltimento. Che i materiali provengano dalla raccolta differenziata o indifferenziata (sacco nero), al momento della loro raccolta sono tutti classificati come “rifiuti”. Cambia la loro posizione nella gerarchia prevista dalla legislazione, essendo la raccolta differenziata prevista al terzo livello e la raccolta indifferenziata al quarto. Questo significa che la priorità deve essere data alla raccolta differenziata e solo in un secondo momento si può passare al livello successivo del recupero di energia (es. incenerimento). Il cittadino che paga la tariffa deve sapere che c’è un beneficio anche economico nel fare per bene la raccolta differenziata, anche se questo beneficio attualmente andrebbe non al singolo ma a tutti i residenti, virtuosi o meno. L’attuale sistema tariffario prevede infatti una tassa (TARI) che si basa in modo standardizzato sul numero dei componenti del nucleo familiare e sui metri quadrati della abitazione. A parità di requisiti non viene premiato chi produce meno rifiuti, ma la media della tariffa potrebbe risultare comunque inferiore grazie ad una oculata raccolta differenziata, unita possibilmente a una riduzione a monte del consumo di materiali che possono diventare rifiuti (i più comuni sono i rifiuti da imballaggio). Plastica, carta, vetro, acciaio, alluminio, legno, sfalci e potature (“verde”), rifiuti organici di origine alimentare (“umido”) sono alcuni esempi dei più comuni rifiuti urbani differenziabili. Il costo di smaltimento dei rifiuti del sacco nero costa al Comune e di conseguenza al cittadini molto di più (circa 176 euro a tonnellata nel 2013) rispetto allo smaltimento dei materiali della raccolta differenziata. Possiamo addirittura affermare, anche se forse non tutti lo sanno, che i materiali provenienti dalla raccolta differenziata sono ceduti gratuitamente dai Comuni a chi ne gestisce raccolta e lo smaltimento e hanno addirittura un valore economico e una richiesta di mercato. Approfondiamo l’argomento per capire meglio, utilizzando dati di fantasia: Caso 1 Se io produco in un anno 100 chili di rifiuti e ne differenzio 60 (10 chili di plastica, 10 di alluminio, 10 di carta, 10 di verde, 20 di umido) ho differenziato il 60% dei rifiuti che ho prodotto. Questo esempio è però valido se considero che la frazione umida (che viene stimata attorno al 30% dell’indifferenziato) venga raccolta in modo separato dal Comune o dal gestore convenzionato con il Comune. Sappiamo bene che, pur essendo stata attuata in passato, per vari motivi (che potete leggere qui) attualmente non avviene in provincia di Sondrio. Questo porta ad abbassare per cause non dipendenti dal mio comportamento la mia percentuale di virtuosità. Se non ho neppure la possibilità, o non vengo incentivato a effettuare a titolo personale il cosiddetto “compostaggio domestico”, posso riciclare solo il 40% dei miei rifiuti. Questo porta anche il Comune a pagare la frazione umida al costo ben maggiore del rifiuto indifferenziato. La mia percentuale di virtuosità si abbasserebbe ulteriormente al 30% se mettessi nel sacco nero l’erba che ho tagliato nel mio giardino, anziché portarla nel luogo predisposto dal Comune per la raccolta del verde. Caso 2 Se io produco in un anno 200 chili di rifiuti e ne differenzio 100 la percentuale di raccolta differenziata è sempre del 50%. Un osservatore disattento o interessato in modo superficiale al problema della gestione dei rifiuti metterebbe sullo stesso piano l’obiettivo del 50% di differenziata raggiunto nei due casi. Gli amministratori comunali sanno bene che in realtà il problema da risolvere, anche in funzione della tariffa da applicare ai cittadini, è la riduzione dei rifiuti indifferenziati. Rispetto al caso1 ne ho prodotti il doppio. Caso 3 Se (facendo il paragone col caso 1) io produco in un anno 90 chili di rifiuti anziché 100 perché ho iniziato a bere l’acqua del rubinetto e per questo motivo non acquisto più l’acqua nelle bottiglie di plastica, differenzierò solo 50 chili di rifiuti anziché 60 (10 chili in meno di plastica). Il mio comportamento contribuirebbe così sia ad abbassare la percentuale dei rifiuti indifferenziati che ad aumentare la percentuale di raccolta differenziata. Questo sarebbe il comportamento da preferire. Quando guardano i dati relativi ai dei rifiuti solidi urbani nel proprio Comune va quindi sempre tenuto presente che il dato relativo alla percentuale di raccolta differenziata non va mai analizzato in modo disgiunto dal dato relativo al totale dei rifiuti prodotti. In ultimo bisogna fare cenno al fatto che molti altri rifiuti domestici (alcuni dei quali pericolosi) dovrebbero essere riciclati anziché essere gettati nel sacco nero: ad esempio le pile e le tolle vuote contenenti vernici o prodotti tossici. Anche l’olio di frittura non dovrebbe essere gettato negli scarichi (causando lavoro ulteriore per i depuratori e spese indirette per i cittadini) o peggio sui terreni, ma andrebbe incentivata e resa concretamente possibile la raccolta degli stessi da parte dei Comuni. Concludendo: in questo periodo di ristrettezze e di difficoltà nel far quadrare i bilanci comunali c’è un interesse anche economico nel favorire ed incentivare da parte degli amministratori i comportamenti virtuosi dei cittadini.
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