Riflessioni sulla sanità di montagna
CRONACA - 06 08 2021 - Ivan Bormolini
(Di I. Bormolini) Nella giornata di lunedì 26 luglio da parte della Giunta regionale è stata firmata la tanto attesa delibera che ha sancito il ritorno al Morelli delle tre alte specialità chirurgiche: Chirurgia vascolare, Chirurgia toracica, Neurochirurgia e Centro trauma di zona. Questo atto si traduce in un passo avanti per il futuro dell'ospedale Morelli e per quello della sanità locale. E' giusto dire che le istanze del territorio, della nostra gente, sono state recepite da Regione Lombardia e mediante quest'atto ufficiale si è data una prima risposta ai tanti valtellinesi seriamente preoccupati per le sorti future soprattutto del presidio di Sondalo. C'è dunque soddisfazione e questo è inutile negarlo, ma emerge anche una certa cautela, per il raggiungimento del traguardo occorre ancora dare delucidazioni sul Pronto Soccorso di Sondalo e su altre importanti realtà operanti in alcuni degli storici padiglioni. Tra le parole della Vicepresidente e Assessore al Welfare di Regione Lombardia Letizia Moratti, contenute nella nota ufficiale diffusa dopo la firma della delibera ho letto: “Tornare ad efficientare i servizi dell'ospedale Morelli, in un'ottica di ascolto, confronto e collaborazione con il territorio”. A mio avviso, queste affermazioni assieme ad altre ed unite ai fatti concreti, hanno portato ad una sorta di distensione nelle relazioni con Regione Lombardia che per un lungo tempo erano state molto tese sul delicato e scottante tema della sanità. Trovo nell'impegno di Letizia Moratti, in quello di Massimo Sertori ed altri membri regionali, una strada che indirizza verso un dialogo che auspico divenga sempre più costruttivo al fine di ridisegnare in maniera definitiva non solo le sorti future del Morelli e della sanità di montagna. Nel lungo tempo che è trascorso prima di giungere a questo tanto atteso ritorno al Morelli delle tre alte specialità, non si può non scordare anche l'attivo impegno sul campo di personalità locali, politiche e non, che in diversi momenti hanno proposto soluzioni al fine di non vanificare o ridurre ulteriormente le potenzialità del Morelli, il quale, come si è più volte dimostrato è parte integrante della sanità locale assieme agli altri presidi. Ma in realtà cosa si intende per sanità locale o meglio sanità di montagna? La tematica è sempre stata complessa, ricca di avversità, a volte campanilismi e opinioni spesso contrapposte che a mio parere da semplice cittadino, in alcuni casi hanno ostacolato una visione d'insieme lungimirante e di eccellenza. E' più che mai evidente da molto tempo, che se si parla di un territorio interamente montano, con caratteristiche morfologiche complesse e disposto su una vasta area, la sanità deve essere disegnata in modo completamente differente dai sistemi adottati nei medi e grandi centri urbani. E' certo anzi direi scontato, che una sanità di montagna necessiti di fondi certamente maggiori rispetto ad altre realtà, per questo vedo con favore i 120 milioni di euro stanziati da Regione Lombardia per la nostra complessa macchina sanitaria, così come non va dimenticato l'impegno economico per avere a breve il velivolo dell'elisoccorso operativo H.24. Oggi, occorre che queste prime risorse vengano investite in maniera attenta e mirata al fine di iniziare un nuovo percorso che ci faccia da volano al domani della nostra sanità. Siamo in un momento dove le parole sembrano non essere vane, perché in queste settimane alle promesse sono seguiti i primi importanti fatti. Mi piace pensare alla volontà dell'Assessorato al Welfare regionale di lavorare per garantire ai nostri territori una sanità che sia adeguata alle esigenze della nostra gente ed anche non scordiamolo mai, a quell'ingente numero di turisti che in vari momenti dell'anno popolano le nostre valli e che come noi hanno bisogno oltre alle variegate proposte legate al loro soggiorno, anche di un'eccellente offerta o risposta sanitaria. E' importante l'intenzione di conferire al Morelli una vocazione che parta dalla sua storia, ma oggi più che mai ho la convinzione che sia necessario fare di questo nostro ospedale un importante centro di riferimento che guardi non solo ai bisogni della nostra popolazione o dei turisti, ma si proietti in un'ottica che sia nuovamente di rilievo nazionale, così com'era avvenuto nel passato. Rimediare oggi ai tanti errori commessi nei decenni trascorsi pare complicato, occorre però lavorare al fine di dare a quest'ospedale la grande dignità che si merita. Alcuni anni fa avevo preso parte all'inaugurazione della nuova caserma dei Vigili del Fuoco a Tirano e nei vari discorsi un politico aveva detto una frase che mi era rimasta impressa: “In altre parti d'Italia si chiude, in Valtellina si inaugura”. Bene, benissimo, oggi questa affermazione calza a pennello sulla sanità di montagna e sul Morelli, ritengo che per inaugurare un nuovo corso di quest'ospedale una delle prime azioni da compiere sia quella di stralciare dal famoso Piano del Politecnico di Milano ciò che era stato previsto per lo stesso, questo costituisce senza dubbio un viatico propositivo non solo per l'ospedale ma per l'intera sanità locale e quindi tutti i presidi che la compongono. Davanti ad un atto concreto che risponde alle richieste direi giustamente pressanti di riportare al Morelli le tre specialità e far tornare il presidio alla sua operatività, si sono raccolti i primi frutti. In tanti anni, per alcune vicissitudini personali o di miei congiunti, ho avuto modo di frequentare sia le eccellenze del Morelli, sia quelle del presidio di Sondrio, non sono un medico e nemmeno un operatore sanitario, ma ho avuto modo di trarre alcune mie riflessioni che sono state alla base del mio piccolo e insignificante impegno a sostegno del Morelli. Sono assolutamente convinto che per avviarci verso un percorso di una vera sanità di montagna, sia necessaria una sinergia tra Sondrio e Sondalo, senza mai dimenticare Chiavenna e Morbegno. Per ciò che concerne Sondrio, ho sempre osteggiato qualsiasi proposta di un ospedale nuovo, magari unico per tutta la valle, di questo ne abbiamo sentito parlare per anni, anche recentemente. Penso che si debba certamente mettere mano alla riqualificazione della struttura esistente e in tal senso alcune importanti opere sono già state fatte o sono in corso d'opera. Sotto il profilo sanitario i recentissimi fatti inerenti alla pandemia, ci hanno dimostrato come il presidio del capoluogo non possa assorbire e far fronte a tutte le richieste del territorio e questo non certo per colpa del personale o dei vertici chiamati a dirigere la nostra sanità in una situazione di piena e gravissima emergenza. I fatti, spesso denunciati anche sui social, che in questi lunghi periodi in ambito sanitario hanno costituito una vera e propria cassa di risonanza intrisa di preoccupazioni e polemiche, hanno avvalorato molte tesi, non stiamo parlando se ben ci riflettiamo di “no Sondrio e si Sondalo”, ma di un legame quindi un po' Sondrio e un po' Sondalo. E' chiaro che i due ospedali principali abbiano visto nel corso degli anni la nascita e lo sviluppo di diverse specialità, penso all'Oncologia, alla Cardiologia, all'Otorinolaringoiatria, all'Oculistica, all'Ematologia alla Medicina Nucleare ed altro per Sondrio. Nello stesso tempo in quel del Morelli oltre ad alcuni reparti che hanno segnato la storia di questo grande presidio, sono state create specialità chirurgiche, tra le quali le tre oggetto di tante discussioni, non scordiamo la rinomanza dell' Unità Spinale Unipolare, assieme ad altre realtà specialistiche che nel lungo cammino di quella che era un'Azienda Ospedaliera hanno dato lustro ad un vero gioiello sanitario di eccellenza. Ecco dunque, passando da una visione del Morelli anche come un Trauma Center e quindi dando sempre maggior risalto anche al reparto di Ortopedia, già ieri ed oggi famoso per le sue caratteristiche ed i suoi interventi, si giunge a mio modesto parere verso un'ottica di sanità di montagna dove i due ospedali non siano in una sorta di concorrenza, ma in stretta collaborazione attiva. Per il Morelli, vorrei vedere pure un ritorno dell' Urologia così com'era stata ideata e resa altamente operativa dal compianto Dottor Giorgio Martina, il quale, con la sua grande professionalità unita a quella del suo staff, aveva creato una vero e proprio fiore all'occhiello, un'insieme di risorse umane e tecnologiche capaci di richiamare o meglio attrarre pazienti anche da fuori provincia. E' doveroso e la pandemia lo ha insegnato, costituire anche un padiglione completamente dedicato agli affetti da patologie infettive dotandolo di tutto il necessario al fine di non dover inficiare o limitare le attività degli altri reparti e via dicendo. Se ci riflettiamo bene con gli investimenti compiuti in questi anni, con quelli oggi messi in campo e con altri che dovranno seguire sia per il Morelli sia il presidio di Sondrio, anche sotto l'importante aspetto già avviato dell'ammodernamento proprio delle tecnologie in campo medico, si arriverà o almeno lo spero, ad avere nelle nostre valli un sistema sanitario disegnato per la montagna e di eccellenza. Certo il problema della carenza di personale è oggi un ostacolo, sono però dell'idea che se il grande progetto di cui ho banalmente parlato troverà compimento, si potrebbe ovviare anche a questa mancanza facendo dei nostri ospedali dei centri attrattivi anche per le figure che vi devono lavorare Buon lavoro!
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