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Analogismi con “li bésti de cà nòsa“ con un poco di dialetto: La tartarüga e l’àsen

CULTURA E SPETTACOLO - 12 08 2024 - Ezio (Méngu)

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/tartaruga

Non è la prima volta che una persona fa una cosa giusta per sbaglio. In genere quando fai una cosa che pensi sia giusta e che non vuoi che nessuno te la debba controllare, ad esempio, fare un calcolo strutturale di un ponte di cemento armato di breve tratta, su strada comunale, magari usando un programma specifico da computer ecco che, sventuratamente, ti scappa nel calcolo uno zero in più e non te ne accorgi.

 

Quel ponte da commissione che doveva sopportare il carico statico di 10 tonnellate, però con quello zero in più, dovuto allo svarione di calcolo, ora lo progetti che ne può sopportare 100 di tonnellate. Sei così bravo e conosciuto che nessuno ha osato controllare il tuo progetto e così è andato in opera, e tu te ne eri accorto dopo riguardando le carte. Quell’errore però non lo dici a nessuno e lo tieni per te. Ne va del tuo prestigio. Insomma quello che è fatto è fatto. Sono passati 30 anni e ora su quel ponte, a causa di nuove costruzioni, ora deve passare un trasporto eccezionale di 70 tonnellate.

 

E’ normale che la società autotrasportatrice chieda in Comune quanto può sopportare quel ponte.  Le carte dicono: il ponte può sopportare solo 10 tonnellate e quel carico eccezionale non può passare sul ponte.  Mano nei capelli! Occorre subito modificare quel ponte e la spesa è notevole.   L’ingegnere progettista, ancora in attività, seppe del problema del carico che doveva passare su quel ponte. Si ricordò del suo errore di calcolo che mai aveva rivelato a nessuno, meno che mai a coloro che gli avevano commissionato il progetto.

 

Seppe del problema e si recò subito in Comune e disse: “tranquilli il vostro problema l’ho già risolto trent’anni fa. Mi avevate detto di costruire un ponte della portata di 10 tonnellate, ma poiché sono un ingegnere dalla visione lunga l’ho progettato da 100 tonnellate. Potete transitare con quel carico sul ponte senza trattenere il fiato!”  Ci furono dei diffidenti, ma fu fatto il controllo della struttura con esito positivo. L’ingegnere fu ringraziato e valutato per aver visto lontano nel tempo poiché allora aveva previsto anche lo sviluppo industriale del suo paese con impianti importanti e con macchinari di grandi pesi. Insomma aveva fatto giusto per sbaglio.

 

Mi passa per la testa ora un pensiero riferito a uno simile di quel fatto. Innalzo una mia personale preghiera: “Santa Patrona di Tirano, fa che noi possiamo avere ingegneri e anche Amministratori fortunati che alcune volte fanno giusto per sbaglio magari progettando cose importanti nel prossimo futuro!”.  

 

Ora leggete, per cortesia, la filastrocca sotto. Una tartaruga che con il suo andare lento e regale disgraziatamente rotolò in una scarpata e finì la sua corsa con le gambe in aria e, per quanto poté impegnarsi nel capovolgersi e  camminare, dovette studiare una soluzione  particolare astuzia.   Accanto a lei si trovava un asino. La tartaruga ha una idee per salvarsi dalla fame e sete, e forse dalla morte.  

 

Guarda l’asino che pascola accanto, lo insulta in modo da renderlo irascibile fino a scalciare. Fuori dai gangheri per liberarsi della tartaruga insolente, l’asino non la sopporta più, gli si avvicina e gli tira una doppietta con gli zoccoli sul carapace e la scaglia a rotoloni a metri di distanza. La tartaruga dopo decine di metri a rotoli si ferma però con le gambe posate per terra. E’ salva e lenta se ne va ora tra l’erba mentre l’asino ancora furente non sa di aver salvato la tartaruga da una morte certa.

Quell’asino ha fatto esplodere la sua ira, pensando di ucciderla con una zoccolata, ma la zoccolata è andata a fin di bene.

 

Ora noi, uomini di Mondo ( o forse anche noi simili alle bestie ? ) ,  stiamo molto attenti, nel mandare fulmini e saette, a coloro che ci sono antipatici e ci stanno sui “ maroni “. Asteniamoci dall’ira e dalla vendetta e ai giudizi inopportuni, poiché il nostro agire sconveniente e prepotente può essere a volte di vantaggio di quelli che detestiamo. Il bene a volte proviene anche dalle cose che non immagineremmo mai.

 

Ezio (Méngu)

 

 

La tartarüga e l’àsen

Ilò a Runch ‘l gh’éra ‘na tartarüga gròsa

che la bazicàva süi pràa dela Virgìnia.

‘N dì che la s’à fermàda a fa ‘n pit de pòsa

 

l’è slitàda giù par li müràchi ümidi dei pràa

e l’è ‘ndàcia a röda e a solt cùma ‘n bucc

fìna a fermàs ‘nversàda tacàa a ‘n àsen ‘ncazàa.

 

La tartarüga cun li gàmbi ‘n ària e la schéna sut

l’éra ilò stremìda cun la crapa ‘n del güs.

Puarèta! Sénza giràs sü sut la pudéva pü fa negùt.

 

Iscì l’à pensàa: adès cùma faròo a salvàm

de chèstu matòo che ‘l pèscia e ‘l capìs negùt,

duaròo üsà ‘l scervèl cun chèstu grant salàm.

 

G’òo ‘n idea! Par tram fo de stu grant pastìz

‘l faròo ‘ncazà disénduch che l’è brüt e scému

iscì ‘l ma tirerà pesciàdi e ‘l ma sbalzerà sü drìz

 

a röda cùma ‘n bucc ‘n mèz al pràa

e gìra e rìgira ma truaròo cun li gàmbi ‘n giù.

Adès prùi! Uèila àsen cun ‘l scervèl malàa,

 

scémo de ün, destöt de chilò, li bèsti che ràia

i spüza de sciòta e i la pizìga i tavàn

Smàma ‘n présa! Van luntàn a maià la pàia.

 

E l’àsen: Pròpi tì che ta ma pàret ‘na sciòta!

A mì sti paròli? Mì ta cùpi a pesciàdi!

Ciàpa sti trìi pesciadùn brüta scimiòta!

 

Al tèrs pesciadùn la tartarüga l’è centràda.

La rùdula giù cùma ‘na cìca ‘n mèz al pràa

e par gràzia del’àsen la sa trùa ‘nversàda

 

cun li gàmbi ‘n giù e ‘n sü la schéna scüra.

La crìda: àsen, àsen che ta vulévat cupàm

ta m’é salvàa la pèl cun la tùa ‘ncazadüra.

 

 

La tartaruga e l’asino

A Ronco c’éra una tartaruga grossa

che gironzolava sui prati della Virginia.

Un giorno che si era fermata a riposare

 

è scivolata dai muri umidi dei prati

ed è andata a rotoli e a salti come un sasso

fino a fermarsi girata vicino ad un asino incavolato.

 

La tartaruga con le gambe in su e la schiena sotto

era lì spaventata e con la testa nel guscio.

Poveretta! Senza girarsi non poteva fare nulla.

 

Così ha pensato: adesso come farò a salvarmi

da questo scemo che tira pedate e capisce niente,

dovrò usare il cervello con questo salame.

 

Ho un’idea! Per levarmi da questo grande pasticcio

lo farò incavolare dicendogli che è brutto e scemo

così mi darà pedate e mi farà volare dritta

 

a rotoloni come un sasso in mezzo al prato

e gira e rigira mi troverò con le gambe in giù.

Adesso provo! Hei asino dal cervello malato,

 

scemo unico, allontanati da qui, le bestie che ragliano

puzzano di sterco e le pungono i tafani

Vattene subito!Vai lontano a mangiare paglia.

 

E l’asino: Proprio da te che sembri uno sterco!

A me queste parole? Io ti uccido a pedate!

Prendi questi tre pedatoni brutta scimmia!

 

Al terzo pedatone la tartaruga è centrata.

Rotola come una biglia in mezzo al prato

e per grazia dell’asino si trova rovesciata

 

con le gambe in giù e la schiena scura in su.

Grida; asino, asino che volevi uccidermi

mi hai salvato la pelle con la tua arrabbiatura.

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