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Cinque frasi per un Natale in ricordo di Oriana

CULTURA E SPETTACOLO - 11 01 2019 - Alessandro Cantoni

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/oriana fallaci

Nella mia adolescenza segnata da molte incertezze e paure, Oriana ha sfondato ogni barriera, ridandomi la forza, l’orgoglio e la pervicacia di guardare al futuro con maggiore fiducia. Tante volte alzandomi la mattina ripenso a lei, al suo coraggio ed anche alla sua sfrontatezza. A quel suo sguardo fisso e felino, quella sua prosa inimitabile, densa di emozioni e che fa presa sul cuore e sulla ragione. Ora lei non c’è più, ma è alle donne come lei che dovremmo guardare con ammirazione.

Ho pensato di farvi un regalo prezioso riproponendovi alcune delle frasi di Oriana. Parole che parlano dei giorni nostri, della vita e della follia umana.

“«Se le stelle inghiottite cercano mondi migliori, dall’altra parte dovrebbe esserci un mondo migliore» «No, c’è il niente. L’estrema punizione per chi cerca mondi migliori è il niente»”

(Un uomo, Oriana Fallaci)

 

«La strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni», scriveva Carlo Marx. Oriana è più delicata. Ci parla di stelle che cercano nuovi mondi e che incontrano solamente il vuoto, il nulla. Il paragone di Oriana serve a riportarci sulla Terra, tra le vicende degli uomini. Uomini che non hanno mai smesso di sognare e di costruire inutili torri d’avorio che non hanno però portato a dei risultati, se non alla morte e alla distruzione.

 

Basta guardare a quanto è capitato nei paesi soggiogati dall’Unione Sovietica. Dal sogno di liberare gli oppressi e i deboli è scaturito un progetto diabolico il quale ha inaugurato un’infausta epoca segnata da carestie, guerre e miseria. Sembra proprio un paradosso, ma il baffone ci aveva visto giusto. Non poteva immaginare, forse, che i suoi eredi, da Lenin in avanti, avrebbero portato i popoli dritto all’inferno.

Quasi niente quanto la guerra, e niente quanto una guerra ingiusta, frantuma la dignità dell’uomo”

 

Parola di combattente. Anzi, di donna che ha conosciuto la morte, che se l’è vista scorrere davanti agli occhi. E non come spettatrice di un film, dove gli schizzi di sangue inorridiscono ma non ci sfiorano. Oriana ha sguazzato nel sangue di ragazzini maciullati dalla ferocia umana, raccontandoci cosa si prova a stare lì, tra i cadaveri dei soldati, in uno dei suoi romanzi più toccanti, Insciallah. La guerra, per Oriana, è sempre ingiusta. Non esistono le guerre giuste e quelle ingiuste. Avrebbe preso volentieri a schiaffi gli americani che nel 2003 si mobilitarono per portare la democrazia in Iraq. Ma quale democrazia, questi non la vogliono! E aveva ragione. Si è visto. Sangue chiama sangue e, infatti, a causa di quel ridicolo pretesto della democrazia, si è mobilitata un’ondata di tagliagole jihadisti.

Se aveste parlato a Oriana di ingegno umano e di razionalità, vi avrebbe seppellito con una risata. A che serve costruire la Cappella Sistina, andare sulla luna e su Marte, se poi non siamo nemmeno capaci di convivere insieme agli altri esseri umani, tanto da sentire il desiderio di spazzarli via con una raffica di pallottole al cianuro?

Loro hanno qualcosa che noi non abbiamo ed è la passione”


Oriana era una donna laica, forse agnostica. Chissà se credeva in Dio. Di una cosa però era sicura. O l’Occidente è la culla dei valori cristiani, o non è. Di questi tempi viviamo uno dei drammi culturali più raccapriccianti della storia d’Europa. Preti che non vogliono celebrare il Natale, maestri che fanno cantare ai bambini Bella ciao al posto di Tu scendi dalle stelle, parroci che si mettono a proclamare versetti del Corano, comunità religiose che svendono la casa del Signore ai figli di Allah ed altre boiate simili. I crocifissi scompaiono dalle scuole, dalle aule dei tribunali, dagli edifici pubblici. Un’ondata di relativismo è bastata a spazzar via tutto quello che secoli di storia hanno plasmato, contribuendo a forgiare la nostra identità. Dall’altro lato della Terra, ma in realtà sono molto più vicini di quanto si pensi, qualcuno si fa delle grasse risate. Mentre noi ci infiacchiamo, anzi ci ammosciamo, c’è qualcuno che non ha perso la bussola e, anzi, spera di vederci un giorno naufragare nella secolarizzazione già in atto per poter dire che, in fondo, è giusto che le moschee nascano come funghi in mezzo alle nostre città e che i minareti sovrastino per altezza ed imponenza i campanili stuccati delle nostre chiese. La perdita di valori porta sempre ad uno smarrimento. Un conto poi è perdere le radici a distanza di qualche anno, altra cosa è invece se uno le perde dopo secoli di vecchiaia. Il continente europeo è un po’ come quell’astronauta, John Glenn, che sente il bisogno di trovare nuove certezze a quarantacinque anni. Ma qui stiamo parlando di un matusalemme!

Ci si dimentica sempre che un eroe è un uomo, soltanto un uomo, e che resistere a una tirannia, subire sevizie, languire per anni in una cella senz'aria né luce è a volte più facile che battersi nell'equivoco e nelle lusinghe della normalità”

 

Non è nei momenti turbolenti e di scompiglio che un uomo dimostra coraggio. Contro le ingiustizie apparenti, evidenti, siamo tutti in grado di scagliarci contro il male, l’anticristo. Il vero coraggio è quello di chi lotta per far sentire la sua voce tutti i giorni. Non potrà certo essere la bonaccia d’agosto a calmare i sensi. Quando il mare è piatto, gli uomini fluttuano, cambiano, diventano conservatori. Si imborghesiscono nello spirito. Contro questa fiacchezza morale lottava Oriana Fallaci. Una fiacchezza morale che si traduceva nella retorica del politicamente corretto, del perbenismo intellettuale spicciolo e insignificante. Un uomo deve avere sempre il coraggio di tirare fuori le palle, perché la lobotomia è ancor peggio di una semplice castrazione. È una «castrazione mentale».

«C’è una domanda, colonnello, che desidero porle da moltissimo tempo. Questa: quando partì e poi fu lassù, non aveva paura?»”

(Se il sole muore, Oriana Fallaci)

 

Oriana sta intervistando l’astronauta John Glenn per sapere se non avesse paura a starsene a bordo di quella macchina infernale che degli strani uomini incappucciati della NASA avevano sparato sulla luna. La sua risposta è in realtà una riflessione sull’esistenza umana: «Siamo dentro qualcosa di nuovo, un veicolo che nessuno ha mai usato, che forse funziona e forse no. Stiamo andando in un posto che non conosciamo: misterioso, infinito, pieno di insidie cui non si è abituati». Non è forse questa, la vita di ogni uomo? «Certo che uno ha la sua paura. È umano, è normale. E con questo? Che importa? L’importante è che uno non si abbandoni alla paura, che non resti immobile come un idiota, che si scuota, si muova, faccia lo stesso le cose che deve fare». Il coraggio, diceva Oriana, è sempre accompagnato dalla paura. Ma quella paura non deve paralizzarci, deve aiutarci a guardare avanti, a lottare, perché la vita è guerra tutti i giorni. Aveva ben ragione Paolo Borsellino: «chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola».

 

Grazie, Oriana.

 

Alessandro Cantoni

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