Il Sacro Macello: dall'organizzazione alla battaglia
CULTURA E SPETTACOLO - 19 05 2022 - Ivan Bormolini
(Undicesima parte di I. Bormolini) La rivolta valtellinese era stata certamente organizzata con scrupolo, dovizia di mezzi e dirigenti capaci quanto preparati. Tra di questi i più in vista erano i tiranesi Antonio e Simone Venosta, Giovanni Battista Marinoni, i tellini Azzo e Carlo Besta, il pontasco Giovanni Guicciardi, Giacomo Paribelli di Albosaggia e il già citato a capo del gruppo Giacomo Robustelli. Tutti loro erano da tempo in contatto con le personalità politiche e religiose della Lombardia ed avevano provveduto ad assodare un nutrito gruppo armato formato da circa 200 uomini che provenivano per lo più dalla Valcamonica e dalle zone di Bergamo. A loro si aggiungevano alcune centinaia di uomini armati reclutati direttamente nei terzieri, in riferimento soprattutto a questi ultimi, oltre ad un loro assoluto silenzio in merito all'azione che si andava profilando, si evince quale fosse il forte sentimento di inimicizia con i Grigioni che li aveva spinti ad aderire alla rivolta. Agli insorti non erano mancati neppure i mezzi finanziari, dei quali, il governatore di Milano, Gomez Suarez Feria, era stato prodigo. Le località strategicamente decisive erano state considerate Tirano, Teglio e Sondrio, sia perché le più importanti dei Terzieri, sia perché erano sede della più numerose comunità protestanti, in buona parte formate da cittadini retici. La rivolta era stata segretamente preparata in incontri che si erano tenuti tra Grosotto, Tirano e Boalzo ed era esplosa in tutta la sua cruenza domenica 19 luglio 1620 partendo proprio dal nostro borgo di Tirano. Ben presto, l'insurrezione era dilagata per tutto l'abitato e si era estesa violentemente a Teglio e a Sondrio, scontri e vittime si erano registrati anche a Poschiavo. Nel giro di un paio di giorni i morti erano stati circa 400, quasi tutti protestanti, sia retici che valtellinesi, purtroppo non di rado anche donne e bambini, malgrado l'ordine era quello di risparmiare quelli sotto i dodici anni: anche per tale motivazione quell'avvenimento è ancor oggi ricordato con il nome di Sacro Macello. Tra gli episodi più cruenti, a parte quelli di Tirano che meritano una più specifica menzione e quindi un capitolo a questi dedicato, si ricorda l'assalto alla chiesa evangelica di Sant' Orsola a Teglio, in quella località la strage avveniva già nella mattinata avanzata della stessa domenica 19 luglio. Protagonisti erano i fratelli Besta: Azzo, aveva ucciso il primo riformato, il ministro Giovan Pietro Danz di Zuoz dentro la chiesa citata. Il tempio era stato sbarrato dall'interno dagli assediati, prima erano stati fatti uscire donne e fanciulli e pochi apostati. Morivano, colpiti da archibugiate sparate attraverso le finestre o nel rogo appiccato dai rivoltosi, non soltanto Grigioni, ma anche nativi di Teglio quali Giosuè Gatti, luogotenente del podestà, un Antonio Besta, la figlia di Gaudenzio Guicciardi, ed ancora, Vincenzo Gatti e il figlio di lui Andrea. Altri erano stati uccisi fuori dalla chiesa: Gian Antonio Federici, il quale, chiuso in carcere sarebbe stato pugnalato dallo stesso parroco di Teglio, si aggiungeva Antonio Piatti che avrebbe voluto vendicare la morte del fratello Biagio. Nella totalità secondo le oculate indagini del Giussani i morti sarebbero stati 72, tra questi 8 donne e 3 bambini. Molti erano i nobili caduti in quel giorno, rei di apostasia religiosa, “gente di prim'ordine” annotava il Besta, non solo per nobiltà e ricchezza, ma anche per cultura e ingegno. FONTE: SINTESI DI STORIA DELLA VALTELLINA MEDIO-ALTA. Autore: Ennio Emanuele Galanga. Stampa: Finito di stampare nell'agosto 1992 dalla Litografia Poletti in Villa di Tirano (Sondrio) L'immagine per questo pezzo è tratta dalla copertina del volume di Cesare Cantù “Il Sacro Macello di Valtellina”.
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