Quasi Serie (128), donna da apprezzare in questo strano mondo
CULTURA E SPETTACOLO - 05 06 2017 - Giancarlo Bettini
Sono trascorsi più decenni da quando le donne guerrigliere avevano invaso le piazze delle grandi città gridando frasi quali irripetibili, certamente non da gentil sesso, quali “questa è mia e guai a chi me la tocca”. Erano anni del ’68 italiano, ma oggi, pur non avendo risolto che pochi dei loro problemi, le femmine stanno rientrando, in buona parte, nei giusti binari. Non demordono, ma cercano altri modi per raggiungere il loro fine. Mi ricordo di aver già messo su carta, anni fa, il mio pensiero su come la donna era trattata nella nostra Europa. Non ho desiderato, e non desidero fare paragoni con altri continenti. Nel mio scritto non avevo approvato il modo di invadere le piazze da parte dell’ex gentil sesso. Avevo disapprovato molti comportamenti da parte di noi uomini, ma non avrei mai potuto parlare di schiavitù maschilista o qualcosa di peggio. Oggi molto è mutato. Il gentil sesso è ancora parzialmente gentile. Potremmo scrivere molto sul problema del lavoro. L’occupazione femminile è aumentata, rimane disuguaglianza sulle retribuzioni. Molte donne occupano posti di rilievo, sia sul lavoro che in politica. Se continuiamo di questo passo presto giungeremo alla parità. Altro argomento è quello sentimentale. A mio parere nulla è migliorato; la famiglia, la vera famiglia, ha perso, e quotidianamente perde credibilità. Chi scrive, non più giovane, certi avvenimenti non può accettarli, o meglio, non può condividerli. Vedo ancora la famiglia composta da padre, madre e figli. Tollero a fatica il divorzio, la famiglia “allargata”. Chiudo questa prima parte dello scritto dichiarandomi insoddisfatto, carico di nostalgie e di ricordi. °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° Ho trascorso tre quarti della mia vita a Palazzo Marinoni, in parte da impiegato ed in parte da Assessore. Anche nell’altro quarto di vita, in anni successivi e con amici, ho partecipato a Consigli Comunali per tenermi al corrente dell’andamento abduano. Da poco tempo ho notato che alle pareti del bel salone comunale sono state appese maxi fotografie di tiranesi illustri. Personaggi noti a chi scrive ad eccezione di una figura femminile, quella di una donna matura cha indossa abiti di fine ottocento. °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° Un amico, forse leggendomi nel pensiero, mi ha fatto avere dalla nostra biblioteca due libri che trattano della donna in fotografia e appesa alla parete a Palazzo Marinoni. Detti libri hanno i seguenti titoli “Scorci di novecento in Valtellina” e “L’Ufficio del lavoro e dell’Emigrazione di Tirano”. Il primo è dedicato ad una tiranese meravigliosa, a Rosa Genoni, vissuta a cavallo di due secoli, all’ottocento ed al novecento. Il secondo è frutto della signora Simona Mazza Schiantarelli, moglie dell’ing. Dino Mazza già parlamentare socialista residente nella nostra città. °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° Lo so di ignorare molto, ma la mia ignoranza di una donna, di un fiore tiranese unico nel suo genere è imperdonabile. Anche se non posso farle giungere lassù le mie scuse devo discolparmi annotando che ho letto il libro a lei dedicato e che consiglio, (la lettura), a tutti i miei concittadini. Rosa Genoni, a Tirano vissuta con diciassette fratelli, quindi poverissima, ha raggiunto il vertice mondiale nella moda, è stata vicina, da vera socialista, a quanti nella nostra cittadina e fuori hanno avuto bisogno di aiuto. La maxi foto appesa nel bel salone di Palazzo Marinoni rappresenta tutte le donne che, come lei, hanno speso la loro vita per il prossimo. Questo è Amore. Giancarlo Bettini
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1 COMMENTI
06 06 2017 12:06
Méngu
“Sono trascorsi più decenni da quando le donne guerrigliere avevano invaso le piazze delle grandi città gridando frasi quali irripetibili, certamente non da gentil sesso, quali “questa è mia e guai a chi me la tocca”. ********* Caro Giancarlo, ho vissuto anch’io quel periodo che definirei “ aggressivo “. Ma in verità tale periodo non è ancora finito, anzi è strisciante tra maschi e femmine, in un modo subdolo e persino “ volgare” e procura non pochi danni. Qui sotto c’è il mio pensiero sul “ parlar volgare “ e, se ho torto, perdonate un vecchio che sogna ancora il “ gentil sesso “ e “ l’uomo galante “. ******** “D’ora in poi, quando sosterò davanti ad un semaforo rosso nell’attesa dell’omino verde, con accanto un gruppo di ragazzi, mi turerò le orecchie. In verità dovrei turarmi le orecchie anche quando passeggio per i viali della mia città o quando entro in un bar. Insomma forse l’unico posto dove non mi turerò le orecchie sarà in una Chiesa dove solitamente regna il silenzio. Ma non sempre ! Perché devo turarmi le orecchie ? Subito detto: per non sentire il parlar volgare. Non mi piace sentire l’uso di parolacce, di espressioni volgari in bocca a ragazzi e ragazze ben vestiti, profumati, curati nel fisico come bambolotti e bamboline, ma con la parlata da scaricatori di porto. Ammesso che gli scaricatori di porto parlino con espressioni colorite, come parlano alcuni giovani. Le parole indicanti l’organo maschile e femminile ormai è sulla bocca di tanti. Gli organi sessuali sono oggetto, nella parlata, d’ un intercalare ripetitivo, ridondante, ossessivo e, credo anche, sulla bocca di tante gentili signore e gentili signori che tal nome, a loro, mal si aggrada. La lingua italiana è piena zeppa di vocaboli che portano al “parlar gentile”, ma il parlar gentile non sembra più esser d’uso. La parolaccia, l’imprecazione, l’uso offensivo all’altrui persona sono sovente d’uso anche nelle trasmissioni televisive, nei talk-show politici, nei reality show, poiché sembra dare tono e attrarre attenzione al discorso o alla scena. A mio parere questo modo di fare è un sistema d’espressione verbale poco civile e poco gradito a tanta gente dai capelli grigi. La valanga di parole sconce e volgari sembra gradita anche per comunicare tra studenti delle scuole medie inferiori e superiori, persino tra gli universitari. Purtroppo si giunge, a volte, anche al turpiloquio. Se ai tempi della mia gioventù la denominazione del sesso maschile e femminile era proferita sottovoce tra i maschi e, qualche volta scritta e disegnata sui muri, ora è ormai di gergo comune nei maschi e nelle femmine, con varianti curiose e persino risibili tra paese e paese. In questo caso si può ben dire che la parità tra i sessi è avvenuta, e come ! La bilancia del parlar volgare è ora in equilibrio tra maschi e femmine e forse pende dalla parte delle femmine poiché si sentono ragazze proferire, con i gesti rituali dei maschi, attributi, che per ora, le femmine non posseggono. Avrei preferito che le donne insegnassero agli uomini la gentilezza e mettessero in un cantuccio gli uomini rozzi.