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Gli Stati Uniti nell'era di Trump

ECONOMIA E POLITICA - 30 01 2018 - Alessandro Cantoni

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L'operato svolto da Trump in questo primo anno di governo alla Casa Bianca viene spesso giudicato in maniera parziale. I pregiudizi, si sa, sono cattivi consiglieri. 


Se è vero che in materia di diritti civili e di politica estera, il partito repubblicano a trazione trumpiana ha deluso le aspettative di molti elettori, sono però sotto gli occhi di tutti i risultati conseguiti in ambito economico. 
Malgrado lo scetticismo che si respira ai vertici dell’Unione Europea, i dati dell’Ispi (Italian Institute for International Political Studies) registrano un +2,3% medio del Pil (mentre in Italia la crescita si attesta intorno al +1,2%), confermando i traguardi raggiunti dal suo predecessore. Barack Obama, tuttavia, durante il primo anno di legislatura, aveva portato a casa una ben più modesto risultato, corrispondente ad un aumento di 1,4 punti percentuali, contro i 2,3 di Donald Trump. 
Anche la disoccupazione è in calo (è ormai vicina alla soglia del 4%). 

 

Grazie al mantenimento della promessa elettorale «America first», le aziende stanno aumentando gli investimenti, crescono i guadagni di imprese e lavoratori dipendenti. Il tutto mentre le polemiche ruotano intorno al famigerato Muro al confine con il Messico, l’irrisoria questione delle «shithole countries» e del neoprotezionismo. 
Di fronte alla vuota retorica di chi vorrebbe abusare della Costituzione per detronizzare The Donald, magari con l’accusa di infermità mentale, rispondono i documenti ufficiali sulla crescita. Non quella poco più che fantasiosa dell’Italia, bensì quella reale, concreta. 

 

Pagare meno, pagare tutti 

 

Il principio della detassazione non implica solamente maggiori guadagni per le imprese e i ceti abbienti (dei quali peraltro l’economia ha un forte bisogno), ma anche un crescente introito per le casse dello Stato. 
Un paese in cui si pagano meno tasse ed ognuno versa una quota accettabile dei propri guadagni (si consideri un’aliquota del 23-25%) è una nazione in cui consumi e potere d’acquisto delle famiglie tornano ad aumentare. 
Meno tasse significa più crescita e investimenti, come dimostra il caso di una confederazione di stati non proprio irrilevante quale gli Stati Uniti. 

 

Anche nel 1981, quando Ronald Reagan applicò il principio della detassazione, il debito pubblico crebbe, ma gli effetti benefici si manifestarono già a partire dall’anno successivo, nel 1982. Con Trump il ceto medio ha ritrovato il suo ruolo di protagonista e specchio della democrazia, mentre in Italia, come in molti stati europei, sta lentamente scomparendo.   

 

Alessandro Cantoni

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