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Quasi serie (120), L'artigianato

ECONOMIA E POLITICA - 24 03 2017 - Giancarlo Bettini

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/Giancarlo Bettini di Tirano

Scrivo questo centoventesimo pezzo dopo aver fatto visita ad un artigiano scomparso ieri a Tirano. La salma è posta al centro della chiesa di S.Rocco a Madonna, chiesa sorta non come luogo di preghiera ma, secondo gli esperti d’arte, come antico fortilizio per fronteggiare eventuali nemici provenienti dal nord.

 

Il fortilizio, divenuto chiesa, poco dista dal confine elvetico. Ancora oggi è luogo di celebrazioni cattoliche. E’ una della tante chiese tiranesi, ma in quel luogo pochi sono i giorni che trovi la porta aperta. Nel complesso si può ascoltare, di tanto in tanto, musica classica ed il merito della gradevole iniziativa è dei residenti della vicina contrada denominata “al cantun”.

 

Nella bara un maturo artigiano del luogo, attorno i parenti, i concittadini, gli amici. Un artigiano, colui che non è più, che ha dedicato l’intera sua vita nel tinteggiare la case e che avrebbe avuto diritto ad una diversa, meno dolorosa e più lunga vecchiaia. Ma a Colui che sta nei cieli nulla possiamo suggerire. Ognuno di noi ha la propria sorte e non ci rimane che rispettarla. In questo articolo cito solamente un nome anche se la voglia sarebbe quella di riportare il nome di ognuno, di tutti coloro che nella mia lunga vita professionale ho avuto sui cantieri. Quel fiore di artigiano che non c’è più si chiamava Dario Bolandrini.

 

Uscendo dalla chiesa ho pensato a tutti gli artigiani che quotidianamente svolgono il loro lavoro. In questa Italia, con un popolo ricco di disonesti, sono scomparse o passate di mano molte grosse industrie. Quindi l’artigianato possiamo paragonarlo ad un grande pilastro che, con estrema fatica, sorregge tutte le attività produttive italiane. L’artigiano è malamente aiutato dai palazzinari che siedono sui comodi scranni romani.

 

Per ricordare l’abusato detto “Corsi e ricorsi storici” possiamo affermare che stiamo attraversando anni di magra. La piaga che più ci tocca è la scarsità del lavoro in tutta la penisola. Se poi aggiungiamo che altri Paesi ci stanno invadendo dal vicino Mediterraneo togliendoci ingiustamente parte dei nostri soldi per permettere la loro sopravvivenza, abbiamo povertà che si aggiunge a povertà.

 

Mi fa pena sapere che il Ministro dell’Interno si chiama Alfano. Ministro che da anni lascia entrare nella penisola tutti gli stranieri, anche coloro che non hanno diritto, e che poi cerca, tra le migliaia di profughi giunti illegalmente da noi, se c’è qualche pazzoide che sta preparando qualche attentato. E’ il massimo dell’idiozia.

 

I giornali in questi giorni hanno dato questa notizia: “150.000 giovani italiani lo scorso anno sono emigrati in cerca di un lavoro proporzionato alle loro capacità (molti laureati). Lo sesso numero (150.000) sono le persone giunte in Italia da altri Paesi.”Quindi il numero dei presenti sino alla fine del 2016 non è mutato. I nostri politici non pensano a questi problemi, ma a mantenere incollate alle poltrone del potere le loro grasse chiappe.

 

Giancarlo Bettini

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